Giulianova,
Giovedì 10 Febbraio 2011 -
Sei anni di ritardo per
incitare alla mobilitazione, saranno forse
troppi??? Facile demagogia ed allarmismi che
non portano a nulla, tanto più se fatte da
personaggi politici teramani di grande
visibilità e che hanno retto le sorti della
sanità della città di Giulianova e del nostro
ospedale, con il supporto politico dei partiti
di centrosinistra sia provinciali che
regionali. Il vero e non provvisorio declino,
l’ospedale di Giulianova l’ha già vissuto ai
tempi in cui il consigliere regionale Ruffini,
oggi critico ed interrogante regionale
instancabile, allora sindaco della città ed il
preoccupato vice-sindaco di allora , oggi
sindaco Mastromauro, nulla facevano quando da
amministratori, come massime autorità
accettavano senza batter ciglio la chiusura di
reparti come ostetricia e ginecologia,
urologia, pediatria e nido, plaudendo alle
iniziative del Governatore Del Turco ( vedi il
nuovo P.S.R. ), partecipando insieme al ministro
della Sanità di allora On. Livia Turco alla
inaugurazione della sala operatoria
ristrutturata ma non collaudata ed ancora
partecipando a passerelle di politici regionali
e funzionari della sanità i quali promettevano e
poi… scomparivano. Alti tassi di
ospedalizzazione , il proliferare di unità
operative complesse, la crescita di posizioni
dirigenziali, i posti letto e le strutture
private aumentate, i ricoveri impropri, il
forte squilibrio tra il pubblico ed il privato
nella gestione della riabilitazione, distrazioni
di risorse economiche previste per il servizio
sanitario ad uso diverso con forte esposizione
debitoria hanno portato la nostra regione ad
avere un debito tra i più alti d’Italia, con
gravi ripercussioni sulla gestione della sanità.
Ora pensiamo che sia giunto il momento in cui le
false demagogie e gli allarmismi devono essere
messi al bando ed in modo chiaro dire ed
ammettere che la sanità è cambiata e quindi solo
attraverso un lavoro sinergico delle
amministrazioni coinvolte e di quanti abbiano a
cuore la sorte della sanità Teramana e nello
specifico la struttura della nostra città, senza
personalismi, ci si convinca che il problema è
la malattia non la sanità, semmai una buona
sanità ne rappresenta la soluzione.
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