Giulianova, 14.8.2012
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Il
prossimo 20 agosto alle 21:00,
in Piazza Buozzi, in pieno centro storico,
si terrà la prima manifestazione
dedicata ad Al
Brek (nome d’arte di Aldo Beccaceci), il
commediografo e attore giuliese, autore di
straordinarie pagine di teatro in dialetto
locale. Per ricordare l’artista, scomparso
nel 2008, e parlare ancora dell’opera, sarà
proiettata integralmente una delle sue commedie
più famose, Concetta Focardente (1999),
conosciuta anche come La veglia funebre. Alla
serata parteciperanno
gli amici e
colleghi della Compagnia dialettale giuliese
diretta da Piero Di Sante. L’evento è
promosso dall’Associazione «Teatro del Sì» di
Cristina Trifoni con la collaborazione di
IdeaSuoni di Nino Di Berardino, New Video
Produzioni Audiovisivi di Lino Lallone, Radio G
Giulianova e Sirio Maria Pomante. Si ringrazia
il Comune di Giulianova.
AL
BREK: LO SGUARDO ACUTO DELL’ARTISTA
di
Walter Tortoreto
Avviene non soltanto nella letteratura aulica:
ci sono poeti dialettali, come il romano
Trilussa o il nostro Modesto Della Porta, che si
identificano nella loro città. La città di
Teramo ha avuto due ottimi poeti dialettali,
entrambi noti anche in ambienti sportivi: Luigi
Brigiotti (1859-1933) e, più recentemente,
Alfonso Sardella (1937-2010), che ha lasciato
anche splendidi acquerelli. Non diversamente da
loro, Aldo Beccaceci (1931-2008), anch’egli
straordinario disegnatore, ha rappresentato la
voce poetica più efficace e divertente del
dialetto giuliese, un dialetto ispido come sono
in genere i dialetti delle città marine (vedi
Vasto), ma di un’evidenza così immediata nei
lavori di Al Brek che può essere compreso anche
da chi non è giuliese o teramano. Tecnicamente
si parla di ‘dialetto’, ma artisticamente si
dovrebbe parlare di ‘lingua’, specialmente se si
pensa al fascino che le creazioni dialettali di
Al Brek suscitavano sulla scena. «Il testo
teatrale è fatto per vivere sulla scena non per
essere letto» affermava il mio docente di Storia
del teatro all’Università.
Al
Brek non ha lasciato molti documenti scritti o
lavori pubblicati; ma egli appartiene a tutti
gli effetti alla piccola schiera di quegli
artisti che nelle loro opere hanno saputo
ricreare lo spirito profondo della loro terra,
una terra che, per quanto riguarda la lingua,
potrebbe essere allargata fuori della cerchia
muraria delle torri giuliesi per comprendere la
fascia che si allunga sul mare da Tortoreto a
Roseto e che si addentra all’interno per
svariati chilometri nelle due valli del Vomano e
della Vibrata.
Più
che riscoprire il dialetto della sua terra, Al
Brek lo ha ricreato con amore e bravura: la sua
scelta, fin da giovane, è stata una scelta
sentimentale. Rivivere la parlata delle
tantissime persone che ha incontrato durante la
sua intensa vita, e che lo hanno ispirato, gli
ha permesso di dare alla sua gente la fisionomia
dei suoi pensieri più profondi e dare ai suoi
pensieri i volti dei suoi compaesani in un
reciproco, amoroso, intenso scambio di emozioni
e di capricci.
Ho
conosciuto tardi questo artista
dall’intelligenza fulminante e dal carattere
riservato, un artista che nella comicità sapeva
scolpire caratteri indimenticabili. I suoi
spettacoli teatrali ricordavano la Commedia
dell’arte e la felicità inventiva dei migliori
commediografi italiani; perciò alla fine di ogni
spettacolo il pubblico usciva felice dal teatro.
Grazie ai suoi lavori (Chi muore giace e chi
vive si dà pace, A lume di candele,
Concetta Focardente…), ho visto
avvicendarsi sulle scene il variopinto mondo di
situazioni e di personaggi degni della grande
letteratura medievale europea. Al Brek ha fatto
amare Giulianova con tutti i suoi difetti e le
sue grandi virtù, trasfigurata sulla scena nel
riso o nel pianto dei protagonisti, nel loro
grido o nel sospiro. Per tanti aspetti la
Giulianova teatrale di Al Brek sembra più vera
di quella reale.
Infatti il teatro di Al Brek ci ha insegnato una
verità preziosa: Giulianova è non soltanto il
territorio con le sue case e le sue strade, ma è
il vento che viene dal mare e il caldo che in
certi giorni toglie il respiro o le voci dei
pescatori che si rincorrono al porto; è la
popolana che litiga sulla soglia di casa, i
bambini che giocano tra i piedi dei passanti, i
contadini che bestemmiano per una ingiustizia
subita; è la vivente antologia scritta da tutti
i giuliesi con la passione che si nasconde
dietro il pianto o nel riso sfrenato. I
personaggi di Al Brek vivono con le loro cadenze
verbali e nei sapienti silenzi teatrali come in
un vasto affresco che idealizza la realtà. In
pochissimi altri esempi la nostra terra ha
trovato, come in Al Brek, un grande artista
dallo sguardo altrettanto acuto. I suoi lavori,
riuniti e pubblicati, potrebbero rappresentare
la testimonianza preziosa di vite vere e reali
che la grande letteratura ignora colpevolmente,
ma che da sempre sono la sostanza del nostro
essere nel mondo. |