Giulianova,
5.3.2012 -
L’Assessorato alla Cultura del Comune di
Giulianova ricorda il prossimo spettacolo
teatrale in collaborazione con l'Atam de
L'Aquila:
Mercoledì 07 Marzo 2012
alle ore 21.oo Palazzo Kursaal - Lungomare Zara
Giulianova lido.
SIMONE CRISTICCHI in LI ROMANI IN RUSSIA di Elia
Marcelli
regia di Alessandro Benvenuti.
Li Romani in Russia è il nuovo
spettacolo di Simone Cristicchi.
Si tratta di un monologo dal forte impatto
emotivo, che racconta la guerra attraverso la
voce di chi l'ha vissuta in prima persona.
Un teatro “civile” che non dimentica la lezione
dei grandi esponenti del teatro di narrazione
(Paolini, Celestini, Perrotta), ma si presenta
“nuovo”, soprattutto nella forma, utilizzando la
metrica dell'Ottava classica (quella delle
grandi opere dell'epica) e il dialetto
romanesco, a rendere il racconto ancora più
schietto e veritiero.
Il testo del grande poeta Elia Marcelli, seppure
poco conosciuto, è considerato un capolavoro
della letteratura, e apprezzato da scrittori
come Mario Rigoni Stern (Il Sergente nella Neve)
e Giulio Bedeschi (Centomila Gavette di
Ghiaccio).
Simone Cristicchi, per la prima volta da solo
sul palco, interpreta questa tragica epopea
dall’inizio alla fine attraverso i suoi momenti
salienti, dove, sullo sfondo del dramma e della
tragedia della ritirata di Russia, trovano
spazio anche momenti ironici e divertenti.
Uno spettacolo capace di coinvolgere tutte le
generazioni, per raccontare una delle pagine più
drammatiche della nostra storia, che non deve
essere dimenticata.
LA TRAMA
Partito per la Russia con la Divisione Torino
ancora diciottenne, il soldato di fanteria
Rinaldo Cristicchi, sarà uno dei pochi reduci a
tornare nella sua città. Rinaldo, per tutta la
sua vita, ha sempre voluto tacere, non ha mai
voluto raccontare a nessuno questa storia.
Simone Cristicchi a distanza di anni si
documenta, legge, si informa: e scopre il motivo
di quel silenzio durato tutta una vita, il
silenzio di Nonno Rinaldo, l’oblio caduto sulla
sua memoria, sui ricordi della Campagna di
Russi(1941-1943),una guerra di invasione senza
pretesto. I treni del regime che portarono via
una generazione sorridente, giovane, sicura di
tornare, perché la propaganda fascista inganna
sulla realtà della spedizione. E la
“passeggiata” che si trasformò in tragedia:
armi, abbigliamenti e viveri insufficienti,
inadeguati, ridicoli. Rimangono solo fame,
freddo, paura. Una disfatta: partono 220.000
ragazzi, ne tornano 20.000.
Un grande poeta romanesco, Elia Marcelli
(1915-1998), è tra i pochi che riportano a casa
il freddo, il dolore, la rabbia. E il dovere di
raccontare, per non dimenticare. Allora sceglie
la poesia, per dare a questi ricordi la forma
più alta ed eterna. E sceglie il dialetto, per
costruire questa memoria con tutta la verità
della lingua che si parla. Ne viene fuori il
poema Li Romani in Russia, uno straordinario
affresco epico in ottave classiche, che
ricostruisce passo passo la spedizione: la
partenza, il viaggio, i combattimenti, la neve,
i soldati, i muli, il nemico; la solidarietà, il
cameratismo, l’egoismo; il rispetto del proprio
dovere, sempre; la ritirata, la disfatta; la
morte. E la solitudine e la disperazione di chi
sopravvive. La storia di questi ragazzi (Nino,
Peppe, Mimmo, Nicola, e soprattutto Giggi,
l'amico fraterno della voce narrante), è
raccontata rispettando assolutamente la verità
della storia, alternando i registri stilistici,
dal grottesco al lirico, dal narrativo al
tragico, facendo rimanere il racconto
costantemente sul livello d'una immediata
leggibilità.
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