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Critico l'ex coordinatore del partito di governo a Giulianova, che ne ha anche per il sindaco e i suoi talenti
 
Albert Pepe: «Pd, se ci sei batti un colpo»

 

Giulianova, 20.8.2012 - Lontano dalla volontà di avanzare critiche personali, Albert Pepe, tornato da Bologna per un breve periodo di vacanze giuliesi, ci ha rilasciato un’intervista che sicuramente farà discutere.

Il legale, già coordinatore cittadino del Pd fino a poco tempo fa, così esordisce: “E’ imbarazzante l’inerzia e la complicità del Partito Democratico nazionale e locale in ordine alla macelleria sociale e soprattutto dinanzi alla rottamazione dei diritti che si è consumata in questo Paese”. Albert Pepe, sempre molto sensibile alle problematiche che interessano i più indifesi e gli emarginati, aggiunge: “Stiamo vivendo un momento storico di disperazione dilagante e intorno si avverte un preoccupante silenzio che sa di resa, di sconfitta, di delusione irrimediabile, di sfiducia estrema nei confronti di chi dovrebbe rappresentarci”.

L’ex segretario del Pd locale sottolinea: “Il Partito Democratico deve uscire dall’immobilismo. E mi rivolgo ai giovani ed in particolare ai giovani-adulti che si affacciano nel mondo del non lavoro. I  nuovi schiavi: uno su tre è disoccupato, gli altri due lavorano senza previdenza, senza diritti, in imprese con tassi di mortalità elevatissimi e costrette a una competizione fuori dalle regole.  Tutto ciò è ignorato dalla politica. Il patto tra le generazioni è saltato. Forse - simbolicamente parlando- bisognerebbe uccidere i padri e capire che i padri non hanno intenzione di restituirci il maltolto”. 

Ancora Albert Pepe: “Ci hanno consegnato macerie che resteranno tali chissà per quanto ed è quindi necessario che i giovani, nel lavoro, nei partiti, nei movimenti siano in grado di riconoscere i propri interessi e capaci di rappresentarli. Alla scarsa generosità dei padri al potere –continua Pepe- dobbiamo contrapporre il gioco di squadra, la condivisione, la solidarietà nella sventura. Le nostre disperazioni non si sommano, le nostre solitudini di cittadini globali non si coagulano. Avvertiamo sempre di più di essere immersi in una società della stanchezza. Ci sentiamo impotenti ed inutili. Come se vivessimo al di là della fine: della politica, del lavoro, della famiglia”.

Albert Pepe si sofferma sul panorama giuliese: “Il mio vuole essere un invito rivolto non ai talenti di questa città, ma semplicemente alle persone di buona volontà, a costruire le basi per dialogare con i movimenti, per aprire quel condominio litigioso che è diventato il Pd giuliese verso il reale rinnovamento. Certamente tale inversione di marcia non può prescindere dal mandare a casa politici ed amministratori che si sono distinti per il loro talento nel non ascolto. E che in questi anni non ci hanno saputo rappresentare. Sono stato per poco coordinatore del Pd della mia città e mi sono scontrato con un analfabetismo politico preoccupante. Non voglio polemizzare con il Sindaco di questa città che - oggi possiamo dirlo - forse ha privilegiato la sua personale concezione di agire amministrativo, trascurando l’agire politico. E forse in maniera sprezzante e poco avveduta  ha messo in liquidazione il Partito che avrebbe dovuto rappresentare”.

Conclude Pepe: “L’amministratore o l’amministratrice del futuro voglio immaginarli così: un uomo/donna  con doti da artigiano: capaci di riunire nella stessa figura competenza, tecnica, manualità, affettività, cura della formazione politica, e grande attenzione e dedizione per il proprio lavoro che deve essere sostenuto, condiviso ed approvato dalla comunità di appartenenza. Una persona in grado di coinvolgere, non per meri scopi elettorali o di opportunismo politico, bensì allo scopo di radunare delle risorse umane preziose per l’elaborazione di progetti politici lungimiranti e non velleitari. Per rinvigorire il sentimento della politica –afferma ancora Albert Pepe- suggerirei ai tiepidi dirigenti del Pd di leggere il libro di Luciano Gallino: La lotta di classe dopo la lotta di classe. E rivolgendomi ai giovani, sempre che ci siano ancora, dico: troviamo tra i padri qualche buon alleato, dotato di generosità e correttezza. Ma assumiamoci tutta la responsabilità del cambiamento, usciamo a viso aperto e candidiamoci a rappresentare noi stessi  e tutte le categorie sterminate dalla crisi: mettendo alla porta coloro che in questi anni - pur dopo ripetuti e conclamati fallimenti-  sono ancora saldamente al potere. Qui si tratta di rovinare le rovine”.

Da Anteprimanews

 

 

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