Giulianova,
2.7.2012 -
Questa è
veramente clamorosa. Il
sindaco, dopo aver
ritirato nell’ultimo
consiglio comunale il
punto all’ordine del
giorno riguardante
alcuni lavoratori
precari del Comune, ha
accusato i sindacati e i
lavoratori di essere
responsabili della
mancata proroga.
Noi
crediamo, invece, che la
motivazione vera sia da
ricercare nel fatto che
la proposta, tanto
sbandierata dal sindaco,
non avrebbe avuto la
maggioranza in consiglio
comunale per poter
essere approvata.
La
delibera infatti
conteneva,
incredibilmente, un
passaggio come questo:
“adottare
il presente atto di
indirizzo nonostante la
normativa vigente non
preveda alcuna
possibilità di accordare
ulteriori proroghe;
impegnarsi ad assumere,
in solido con la giunta,
ogni conseguente
responsabilità di
carattere giuridico e
contabile derivante
dall’adozione degli atti
necessari al
prolungamento in
servizio delle suddette
sei lavoratrici”.
Ovviamente comprendiamo
le perplessità dei
consiglieri ma il
sindaco non può
scaricare la sua
debolezza
politico-amministrativa
su altri che non hanno
responsabilità alcuna
anzi sono la parte
debole, da tutelare nei
propri diritti.
Sarebbe
stato più corretto
assumersi la
responsabilità di
ammettere un’oggettiva
incapacità ad affrontare
seriamente la
problematica in
questione.
Non si
può fare sempre e solo
demagogia e men che meno
sui lavoratori che
vengono licenziati:
prima con la boutade di
far assumere ai
consiglieri l’eventuale
onere del pagamento
degli stipendi alle
lavoratrici! E poi,
quando anche i suoi
l’hanno abbandonato ed
ha dovuto ritirare la
delibera consiliare,
accusando,
pretestuosamente, le
lavoratrici stesse di
non aver voluto firmare
l’accordo. Abbiamo
saputo dagli sdegnati
comunicati sindacali che
le cose non stavano
così.
Noi -
alla luce del contenuto
della delibera suddetta
– possiamo aggiungere
che non era nemmeno
necessario per discutere
il punto in consiglio.
L’atto di indirizzo da
deliberare, infatti, a
tal proposito recitava:
“subordinare il
perfezionamento del
prolungamento del
rapporto di lavoro
all’esito dell’accordo
stipulato dalle sei
lavoratrici, dai
sindacati e
dall’amministrazione”.
Questa
triste vicenda, insomma,
poggiava su un bluff o
meglio su una spacconata
non degna di
un’amministrazione
seria. E, qualora fosse
stata discussa, sarebbe
stata clamorosamente
smontata dal consiglio
comunale. Ci chiediamo,
oltretutto, come mai i
dirigenti comunali
abbiano consentito che
quella delibera
approdasse in consiglio.
In
conclusione, se il
sindaco e
l’amministrazione
avevano veramente a
cuore il destino dei
lavoratori precari del
Comune avrebbero dovuto
cogliere da tempo le
opportunità offerte
dalle leggi che ne
permettevano la
stabilizzazione invece,
ad esempio, di
“acquistare” 55
lavoratori dall’agenzia
del lavoro interinale,
violando le norme e
spendendo circa il 30%
di più. |