Giulianova,
25.8.2012
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Italia Nostra onlus Giulianova, associazione che
da mezzo secolo si occupa di tutela e
valorizzazione del patrimonio storico artistico,
in merito all’imminente distruzione e
rifacimento di una palazzina di via Gramsci ha
da portare a conoscenza della cittadinanza
alcune osservazioni. Pur non essendo stata
inserita nel suo tratto finale all’interno del
piano particolareggiato del centro storico,
identificato dallo strumento comunale
soprattutto nella parte quattro-cinquecentesca,
l’area su cui insiste l’edificio che verrà
abbattuto riveste una fondamentale importanza di
carattere urbanistico. La città storica infatti
si estende ben oltre il tracciato delle
abbattute mura civiche e pertanto deve essere
tutelata così come il cosiddetto “centro
storico”. Senza certamente cadere in uno sterile
conservatorismo che ne proibirebbe la fruibilità
ai contemporanei, Italia Nostra si appella agli
amministratori perché si adoperino per inserire
via Gramsci, da casa Maria Immacolata al
Belvedere, nella zona cosiddetta di centro
storico. Il tratto interessato dalla
demolizione, tra la Villa Marcozzi con il suo
parco e il vecchio palazzo del Banco di Napoli e
dell’Albergo Belvedere, è parte di quel
“cannocchiale” verso il duomo che assieme
all’ottocentesca piazza con il monumento a
Vittorio Emanuele II di Raffaello Pagliaccetti,
è parte dell’addizione urbana avvenuta nella
seconda metà del XIX secolo e che attualmente
ancora si distingue per aver mantenuto in gran
parte delle facciate dei palazzi e delle ville i
caratteri storico architettonici dell’epoca. Il
futuro immobile dunque andrà a rompere questa
continuità di caratteri e quindi a compromettere
irreparabilmente questo equilibrio di contesto.
Seppure non composto di eminenze monumentali, il
sistema urbano di cui trattasi è costituito
anche da quell’edilizia cosiddetta “minore” che
riveste una testimonianza fondamentale per la
storia della città postunitaria. Italia Nostra
onlus Giulianova ha inviato perciò queste e
altre osservazioni di carattere normativo al
Soprintendente per i Beni Architettonici e
Paesaggistici dell’Abruzzo per fermare la
distruzione del fabbricato in questione e per
interrompere sul nascere questo pericoloso
precedente che porterebbe ad altre demolizioni
con la conseguente menomazione del volto della
città ottocentesca. |