GIULIANOVA,
8.3.2016 -
Sulle
questioni importanti occorre essere seri.
La vendita di Julia Servizi non è stata un
affare per la città ed i cittadini. Ogni
trionfalismo è fuori luogo.
Per decenni, prima
come servizio comunale, poi come Julia Servizi
(partecipata al 100% pubblica), il Comune di
Giulianova - grazie alle scelte lungimiranti a
favore degli interessi generali compiute dalle
amministrazioni di sinistra degli anni ’70 - ha
avuto notevoli introiti, decisivi per gli
equilibri di bilancio, pur erogando gas a prezzi
concorrenziali.
Entrando nel merito
della vendita appare ancora più chiaro che
davvero Giulianova ha fatto un cattivo affare.
Volete sapere perchè? Basta confrontare questi
dati:
Il Comune di
Francavilla un anno fa ha venduto a 5 milioni
526 mila euro Alento gas (la sua partecipata per
la vendita del gas) con 13.00 utenti e ricavi
per circa 6 milioni nel 2013, partendo da una
base d’asta di 3.664.000 euro su cui
gareggiarono 4 offerte.
Il Comune di
Giulianova ha venduto Julia Servizi a 5 milioni
387 mila euro pur avendo 14.700 utenti, un
impianto di Trigenerazione con rete
distributiva, ricavi per oltre di 7,3 milioni
di euro nel 2014. L’offerta pervenuta è stata
una sola, non contrastata da alcuno, e
sostanzialmente in assenza di una vera gara,
grazie alla clausola prevista nel bando: “si
aggiudica anche in presenza di una sola
offerta”.
In sintesi il comune
di Francavilla con una società di 1.700 utenti
(e ovviamente meno ricavi) e senza l’impianto di
Trigenerazione ha incassato 139.000 euro in più
rispetto a Giulianova.
Chi l’ha fatto
l’affare, allora?
Occorre, poi,
aggiungere che la sbandierata inevitabilità
della vendita è assolutamente opinabile e
c’erano senz’altro i margini per poter porre
almeno un quesito al Ministero. Perché non lo si
è voluto fare?
Sappiamo inoltre che non c’era tutta questa
urgenza di alienare, come si legge anche sulle
pagine nazionali del Messaggero il 9 marzo
2016: “Il
decreto di attuazione della riforma Madia è
stato licenziato dal governo ed è in attesa di
passare al Parlamento. Entro fine anno ci sarà
una ricognizione delle società controllate dei
Comuni e il prossimo anno inizieranno le
liquidazioni, cessioni e fusioni che ridurranno
da 8 mila a mille le società”.
Ora è tutto chiaro:
l’inevitabilità e l’urgenza della vendita erano
una montatura per fare cassa.
Sulla questione Julia
Servizi da tempo c’erano due obiettivi diversi:
L’Amministrazione
aveva l’obiettivo di fare soldi, perciò ha fatto
leva su ogni cavillo per dire che era costretta
all’alienazione dalle leggi. E naturalmente si è
ben guardata dal ragionare su qualsivoglia
ipotesi alternativa.
Il Cittadino
Governante, invece, proponeva di fare di tutto
per conservare, totalmente o parzialmente, la
partecipata e magari potenziarla con
l’autoproduzione da fonti rinnovabili. Tutto ciò
indicando anche i passaggi normativi che
potevano consentirlo in una legislazione in
continuo divenire.
Ci siamo scontrati con
chi evidentemente pensava già ad altro: agli
amministratori interessava solo vendere per
gestire i soldi del ricavato – magari in vista
delle prossime elezioni - e non sono stati
nemmeno capaci di trarre dalla gara il massimo
profitto possibile.
Ora speriamo che:
alla luce delle
scadenti opere pubbliche realizzate nell’ultimo
decennio, si voglia almeno seriamente discutere
di come impiegare le risorse ricavate dalla
vendita della Julia Servizi;
si tenga il consiglio
da noi chiesto sul tema dell’energia per parlare
del destino di Julia Rete e degli investimenti
nell’ambito dell’autoproduzione energetica.
Il Cittadino
Governante è sempre aperto al dialogo ma il
dialogo si fa in due ed avendo sullo sfondo
sempre la cura degli interessi generali e dei
beni comuni.
Il Cittadino Governante
Associazione di Cultura
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