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con opere recenti di Luciano Astolfi, Sonia
Babini, Alfredo Celli, Maria Cristina Cirilli,
Roberto Di Giampaolo, Rita D’Emilio, Gigino
Falconi, Marco Vinicio Fattori, Carmine Galiè,
Daniele Guerrieri, Giuseppe Liberati, Pasquale
Lucchitti, Salvatore Marsillo, Lucio Monaco,
Manuela Nori, Achille Pace, Pasquale
Pagnottella, Pino Procopio, Miriam Salvalai,
Franco Summa presso lo spazio “RespirArt Gallery”
di Giulianova.
Sino a mercoledì 30 Maggio
2018.
Questa singolare
collettiva, in cui si battono tracce e si
rilevano evocazioni, illustra e chiarisce
aspetti dell’arte contemporanea, tuttora in
essere. Vive e vitali sono le flessioni
tecno-linguistiche presenti, che si rincorrono
su un “fil rouge” di richiami e correlazioni,
nell’intenzione di offrire una cortina-vetrina
di orizzonti agiti; quasi un serrato ventaglio,
lecito, legittimo, fresco, palpitante e,
oltremodo battente, di “scambi
di confine”.
Le nuove piste di
produzione, di significativo profilo
qualitativo, fanno emergere la partecipazione e
il contributo di questi artisti sull’arte
odierna nelle diverse segmentazioni delle
declinazioni linguistiche. Cogliamo e leggiamo
che una pluralità di prospettive per afferrare
la varietà del mondo ci permettono di captare
profili mentali nuovi e caratteri del reale,
resi in modo creativo e originale. La sequenza
espositiva, ovviamente variegata, ci prospetta
una lettura di alternate coincidenze e di
stringenti rispondenze.
Luciano Astolfi
guarda all’intimità e
determina in esplosioni rapide suggerimenti
iconici di vibratile dinamica, nonché per
disegnare, con metodo e con misura, il suo
contatto con i sentimenti.
Sonia Babini
in argomentate
composizioni snodate intende relazionare simposi
dell’anima, apertamente spiegata ad accogliere
intense correnti cromatiche e scorrimenti vitali
di figure per vincere il silenzio.
Alfredo Celli sul
flusso di suggerimenti tattili e vibranti
dell’immagine combina visioni di spacchi e di
tagli, per giungere a comprovare e a tonificare
materia e colore in un specularità visuale di
accenti e variazioni.
Maria Cristina Cirilli
da una chiave
primitivista arriva a quozienti espressionisti e
nella caratura di una dimensione di carattere
che ribalta forza e colla scelta di colori
volutamente dominanti chiarisce interlocuzioni
seducenti e stimolanti.
Roberto Di Giampaolo
è audace e le
sue aggettazioni diagonali con colori forti
tendono a una rete impressionista, che mostra il
carattere dell’artista uscito allo scoperto per
esprimere emozioni liberate.
Rita D'Emilio,
profondamente ispirata dai pittori preraffaeliti,
in particolare da Dante Gabriel Rossetti e da
altri maestri del romanticismo e
dell’accademismo, ha intensificato la sua
ricerca per migliore la tecnica esecutiva e in
una direttrice psico–sociale vicina alle
tematiche femminili, pur tenendo sempre conto
del recupero dei canoni classici, che oggi
chiameremmo citazionisti.
Gigino Falconi,
pittore dolcissimo per i suoi chiarori lunari,
può tutto, e comprendiamo che nella bravura dei
suoi bianchi luminescenti i turgori della carne
impegnano gli squarci visivi mentre
controbilanciano e si stagliano severe fissità
umbratili.
Marco Vinicio Fattori
con
contrappuntate ed elette astrazioni di estrema e
razionale congiuntura segnica riesce a
distribuire una modularità di linee e sintesi
formali capaci di sottolineare minimalismi
tonali e selezionate abbreviazioni.
Carmine Galiè
sposta la sua frontiera
emergente di colorazioni per riattraversare
dimensioni oniriche, che sfidano le metamorfosi
dell’anima per avvicinarsi alle insondabilità
misteriche che viaggiano nella psiche.
Daniele Guerrieri
nelle addensate
accezioni plastiche marca frammenti, pulsanti di
fremiti di energie e di colorazioni espressive,
perché arrivino a segnare un tempo interiore e
rendano profonde prese di sfumature di
coscienza.
Giuseppe Liberati,
maestro indiscusso di giochi sorprendenti
nell’esercizio della produzione ceramica
contemporanea, è stimolato a sfidare, in prove e
saggi, una costellazione di novità per una
teoria futura del possibile, che possa integrare
l’equilibrato figurativo e lo slancio astratto.
Pasquale Lucchitti
assale il tempo della
storia e della vita, il tempo dell’emozione e
del sentimento su cui catalizza il suo massimo
interesse e regola con inquadrature e
specchiamenti una caratterizzazione di passi
certi per accendere l’attenzione del pubblico e
della critica. Affronta le sue visioni interne e
diventa un analista-indagatore della coscienza.
Valuta riflessioni, commenta suggestioni e
rimette considerazioni.
Salvatore Marsillo
accorda, con efficacia
rivelatrice, intonazioni espressionistiche e con
sillabate successioni riesce a sostanziare
immagini flessibili, che ricombinano atmosfere
“glam” e ri-disegnano ludici sentieri
neo-fantasy.
Lucio Monaco
punta dritto alla
contemporaneità e in ricomposizioni abbreviative
di effrazioni segniche e di montaggi scenici, da
soluzioni filmiche a traduzioni cronachistiche,
mutua e ricalca “affiches” per riportare
“tranches de vie”.
Manuela Nori
guarda alla natura e alle
sue estrinsecazioni figurali, che inquadra con
colori vivi, nonché al respiro del mare e del
cielo, che chiarisce con striature in blu. Le
interessa l’ambiente che dovrebbe essere sempre
preservato e tutelato.
Achille Pace
è conferma esaltante di
una giovinezza intellettuale, perché il suo filo
trasparente, in filigrana o quasi invisibile o,
marcatamente, segnalato da una vivissima cromia,
trapassa tempo e spazio; insomma,
persistentemente, continua il senso speculativo,
in senso filosofico-esistenziale, del suo
“filo”, che è astrazione “concettuale“.
Pasquale Pagnottella
dipinge e
disegna fin da bambino, ha proseguito come
grafico in diversi studi pubblicitari e la
conoscenza, dal 2002, del settore tessile gli ha
permesso di sperimentare trattamenti mentre, dal
2006, nella Wash Italia spa nel reparto ricerca
e sviluppo, come responsabile delle attività
sperimentali e colorazioni, ha raccolto
un’ulteriore conoscenza tecnologica e, così,
tutto questo sapere lo
cogliamo nei suoi
elaborati intensamente concilianti con le
dinamiche moderne, tra simbolismi figurali e
trascinamenti informali di fondo.
Pino Procopio
fa vivere ben distinti
personaggi, subito simpatici, che raccontano, in
parzialità visive, storie comuni e in beffardi e
caricaturali momenti li fa assurgere a
protagonisti e quasi li imparenta a quelli di
George Grosz, Benito Jacovitti, Franz Borghese,
Lucio Diodati.
Miriam Salvalai
è interessata alla
forza della natura e alla sua capacità di
sostenere l’habitat e il mare, gli alberi, i
paesaggi la convincono che nei termini attuali
quel patrimonio deve essere salvaguardato e il
suo sguardo attento diventa verifica dell’anima
del mondo.
Franco Summa, con
alle spalle più inviti a “La Biennale” di
Venezia, è un brillante artista che ha riservato
particolare ed eccellente attenzione al tema
ambientale, sia urbano che domestico, e oggi in
un “rainbow” di colori timbrici motiva
un’appropriazione consona degli spazi, che ci
induce a pensare, anche, a sue sponde illustri,
quali Daniel Buren e Guy de Rougemont.
(Maurizio Vitiello
- Napoli, 14 Maggio 2018)