Riflessioni
e proposte
dal dibattito pubblico
promosso da Demos
ROSETO
DEGLI ABRUZZI,
12.1.2024 -
Nella serata di
ieri 11 gennaio 2024, presso il Palazzo del Mare in
Roseto degli Abruzzi, si è concluso il
Dibattito Pubblico promosso
dalla nostra Associazione sul caso dell’approvazione
di un emendamento alla finanziaria regionale che riduce
l’area della Riserva da 1100 ettari a 24,7.
Questo evento è
stato deciso dal Circolo Demos di Giulianova per
suscitare un interessamento dei cittadini, delle
associazioni e dei partiti su un fatto politico che
meritava da subito la discussione democratica basata
sulla corretta informazione aperta e priva di
propagandismi.
L’obiettivo è stato
raggiunto. Si poteva fare di più: ad esempio avremmo
potuto promuovere un Forum di zona. Questo strumento
prevede, come si sa, la formazione di piccoli tavoli di
lavoro nei quali contemporaneamente tutti i presenti
possono prendere la parola, ma mancavano due elementi
organizzativi fondamentali:
1) il tempo. Per
preparare un Forum c’è bisogno di una fase preparatoria
non lunghissima, ma rilevante e la necessità di
informazione, in questo caso, era immediata;
2) la mancanza di
un’idonea struttura. Sono stati presenti all’evento,
come ci aspettavamo, circa duecento persone e la
suddivisione in piccoli tavoli da dieci membri riuniti
contemporaneamente avrebbe richiesto spazi coperti e
riscaldati, con almeno venti tavoli e duecento sedie
mobili. Le nostre sale pubbliche, però, non sono
strutturate per questi fini organizzativi. Il Dibattito
Pubblico ha però consentito l’alternarsi di oltre venti
interventi dopo due brevi relazioni introduttive, pur se
abbiamo dovuto dividerlo in due parti per garantire la
parola a quanti l’avevano chiesta. Dall’evento
partecipativo, al quale sono stati presenti anche
personalità favorevoli alla scelta del Consiglio
regionale (sia con due comunicazioni scritte, sia con la
presenza fisica), sono emersi (fra analisi, informazioni
e valutazioni di merito) fortissime situazioni di
criticità che cercheremo di riassumere.
MERITO
a) L’area non si
sviluppa solo da nord a sud, bensì prevalentemente da
est ad ovest: va dal mare fino alle pendici collinari,
rimembrando le origini del nostro territorio, essa deve
essere apprezzata nel suo complesso e non ha un senso
logico ridurla ad una piccola fascia di arenile marino;
b) bisogna
perseguire l’interesse pubblico e la sua valutazione
deve fare seguito a una consultazione con i cittadini e
le istituzioni del territorio;
c) fino ad ora c’è
stato il vincolo di Riserva che è un vincolo stretto:
blocca e congela una situazione di fatto. Si può fare
poco: attività scientifiche, piccoli tracciati,
sentieri; piccole strutture finalizzate alla riserva, ma
stava per essere approvato lo strumento Ambientale e
Naturalistico. Con l’emendamento questo vincolo di
Riserva resterebbe solo sull’arenile, conservando su
tutto il resto il Vincolo Paesaggistico. Vincolo molto
più leggero, pensato per mediare fra le esigenze
costruttive e il rispetto di un’area. Ma è un vincolo
che varia da situazione a situazione, oscillando fra
discrezione amministrativa locale e opportunità;
d) con il solo
vincolo paesaggistico, la porta si apre a molti
interventi e si tratta di capire se quello che si fa sia
fatto nel migliore interesse della collettività. Farlo
andrebbe anche bene, perché no, ma per che cosa? Dov’è
in tutto questo l’interesse della collettività? Per
quale futuro?;
e) Quella contenuta
nell’emendamento, non è una riperimetrazione, bensì una
nuova istituzione: il giudice costituzionale asserisce
che ogni riperimetrazione cospicua equivale a nuova
istituzione. Successe per la pineta dannunziana a
Pescara quando vi fu l’ampliamento di 1/3. Il Governo
impugnò e la Corte ribadì che per le nuove istituzioni
deve essere seguito un procedimento concertato tipico,
stabilito dalla legge come il coinvolgimento degli enti
locali interessati in Conferenza, sulla base di una
proposta. La Conferenza avrebbe approvato un documento e
su questa traccia si sarebbe discussa la legge
regionale;
f) Il problema è
anche quello delle norme di salvaguardia in attesa che
quel parco entri a regime. Esse sono restrittive. Nel
2012 queste norme colpirono anche Giulianova che era
dentro il Borsacchio con grave danno per i cittadini
dell’Annunziata. Non per causa della legge statale, ma
per quella regionale che inaspriva le norme di
salvaguardia. Siccome non era possibile “ammorbidirle”
la decisione fu quella di capovolgere la riserva. Non
sarebbe stata né nuova istituzione, né grande modifica.
Eravamo comunque intorno ai 1100 ettari;
g) questa
situazione tocca i problemi dell’agricoltura? In parte
potrebbe essere vero, ma non siamo riusciti a passare da
un regime transitorio a un regime stabile. A parte la
speculazione edilizia che certamente nessuno vorrebbe,
un’area protetta può e deve essere un’opportunità di
sviluppo per tutto il territorio nell’interesse della
collettività. Dopo 18 anni, il Consiglio regionale,
anziché sopprimere la Riserva con un blitz palesemente
illegittimo, avrebbe dovuto approvate il PAN (Piano
Ambientale Naturalistico). Si sarebbe trattato di un
procedimento lungo, ma non di 18 anni, interessando
Comune e Regione.
CHE FARE?
a) La scelta del
Consiglio regionale, da un punto di vista giuridico,
presenta punti di criticità molto preoccupanti: si
tratta di un atto legislativo del Consiglio che deve
seguire il suo iter: promulgazione da parte del
Presidente della Regione e pubblicazione sul BURA,
quindi, entrata in vigore. Solo dopo questa sequenza il
Consiglio regionale potrebbe abrogarlo con una legge
regionale successiva. Nel frattempo (non è una questione
di giorni e settimane, ma mesi, forse anni) su tutto il
territorio collinare sarà in vigore il regime
paesaggistico molto più permissivo delle norme di
salvaguardia;
b) Nel frattempo,
potrebbe intervenire il Governo in via diretta dinanzi
alla Corte costituzionale, ma anche questa è
un’eventualità che non può precedere la promulgazione e
l’entrata in vigore della legge regionale;
c) Anche un
eventuale ricorso incidentale potrebbe avere ad oggetto
solo una legge regionale già in vigore, quindi, tempi
lunghi. Il ruolo della nostra Associazione termina qui.
Abbiamo promosso un
dibattito aperto a tutti; non sono mancate “tendenze”
elettoralistiche (“io sono più bravo dell’altro…”
ecc..), ma sono state minoritarie. Sono state
protagoniste l’informazione corretta, la serietà e la
disponibilità degli interventi, la libertà di
espressione e il pluralismo.
Tutto il materiale
su questa bella iniziativa sarà pubblicato sul sito
www.associazioneculturaledemos.it e sulla nostra
pagina Facebook “Demos democrazia e partecipazione”.
Ora tutto passa ai
partiti politici: gli unici a poter cambiare ogni cosa
secondo tempi e modalità, purtroppo, che si allungano e
si deformano come in una stanza di specchi convergenti e
divergenti, per diventano sfuggenti ed effimeri. Demos
continuerà a fare la sua parte.
IL PRESIDENTE DEMOS
Prof. Carlo Di Marco Leone
Testata
giornalistica iscritta al n° 519 del 22/09/2004 del Registro della
Stampa del tribunale di Teramo