ROMA,
7.12.2013 - Dall'Ufficio Stampa dell'On.
Michela Vittoria Brambilla riceviamo e
pubblichiamo:
"Il Parlamento ascolti
la voce dei cittadini, la Camera dei deputati
esamini ed approvi la mia proposta di legge per
vietare l'allevamento di animali da pelliccia".
E' l'appello dell'on. Michela Vittoria
Brambilla, che oggi, a Milano, in piazza
Argentina era a fianco dei militanti della Lav
impegnati, per il secondo week end consecutivo,
nella campagna "Apriamo le gabbie, chiudiamo gli
allevamenti". Sono già migliaia le firme
raccolte per chiedere che le Camere prendano in
considerazione il problema e finalmente
decidano, com'è avvenuto in altri Paesi europei.
"La pelliccia – sottolinea l'ex ministro
– è un indumento volgare e fuori moda, ormai
bandito dal cerimoniale e dal bon ton. E'
inaccettabile, infatti, che in nome del lucro,
del capriccio e della vanità di pochi, milioni
di animali soffrano nelle gabbie degli
allevamenti intensivi o siano strappati al loro
ambiente naturale, e uccisi. Fortunatamente la
filiera della pelliccia rappresenta una quota
molto piccola, e in continuo calo, del fatturato
italiano nel settore dell'abbigliamento. Non più
funzionale a riparare dal freddo, non più
simbolo di status ma di vergogna, la pelliccia è
semplicemente qualcosa di cui possiamo e
dobbiamo fare a meno".
L'industria europea delle pellicce subisce da
tempo la pressione dell'opinione pubblica e
molti paesi, sia pure con una lunga fase di
transizione, hanno introdotto il divieto di
allevamento. L'ultimo e più importante risultato
è stato ottenuto in Olanda, terzo produttore al
mondo di pelli di visone, dove il Senato
dell'Aia ha approvato una legge che farà
chiudere quasi 200 allevamenti proprio perché le
gabbie sono state ritenute incompatibili con il
minimo livello di rispetto delle caratteristiche
etologiche degli animali.
In Italia, invece, c'è chi, approfittando del
disagio creato alla crisi economica, tenta di
propagandare questo crudele business. Ai 20
allevamenti già esistenti, per un totale di
circa 200 mila animali l'anno, potrebbero
aggiungersene altri due. "Ecco perché –
conclude la Brambilla –
occorre un immediato e
deciso segnale del Parlamento. Basta lucrare
sulla sofferenza degli animali. E che le donne
italiane la capiscano: vestirsi di cadaveri, non
è solo odioso ma anche degradante".
LA PROPOSTA DI LEGGE AC 288 DELL’ON. MICHELA
VITTORIA BRAMBILLA “DIVIETO DI ALLEVAMENTO,
CATTURA E UCCISIONE DI ANIMALI PER LA PRODUZIONE
DI PELLICCE”
In un
contesto nazionale ed internazionale che vede
l’affermarsi di una sempre maggiore coscienza di
amore e rispetto per gli animali ed i loro
diritti e l’estensione del concetto di tutela a
tutte le specie animali, appare certamente
offensiva del sentimento collettivo qualunque
pratica di maltrattamento ed uccisione di
animali, in particolare per appropriarsi della
loro pelliccia.
Oltre al
rispetto del benessere animale, vi è oggi
l’imprescindibile necessità, di fondare ogni
attività economica su fattori di sostenibilità,
di rispetto dell’ambiente, di responsabilità
sociale. L’allevamento di animali per la
produzione di pellicce non soddisfa nessuno di
questi requisiti.
Pertanto, in
forza dell’evoluzione dei costumi sociali e dei
principi comunitari in materia, la proposta di
legge presentata dall’on. Michela Vittoria
Brambilla, con il prezioso contributo della LAV,
mira ad estendere le fattispecie di reato
previste dall’articolo 544 bis (uccisione di
animali “per crudeltà o senza necessità”) del
Titolo IX-bis del codice penale (“Dei delitti
contro il sentimento per gli animali”) alle
attività di allevamento, cattura e uccisione di
animali per la principale finalità di utilizzare
la loro pelliccia.
Inoltre, in
aggiunta alle pene già previste per la
violazione dell’articolo 544 bis del codice
penale, ovvero la reclusione da tre a diciotto
mesi, la proposta di legge prevede che chiunque
allevi animali con la finalità di
commercializzarne le pellicce o produca,
commercializzi a qualunque titolo pellicce
ricavate da animali allevati, catturati o uccisi
in Italia sia punito con l’ammenda da euro 1.000
a euro 5.000 per ciascun animale. E in ogni caso
consegue anche la confisca degli animali vivi
nonché la distruzione del materiale di origine
animale prodotto in violazione della legge in
oggetto.
Per gli animali degli allevamenti in via di
dismissione sono previsti il reinserimento
nell’ambiente naturale o l’affidamento a
strutture adeguate.
LA TRAGEDIA DEGLI ANIMALI DA PELLICCIA, IN
ITALIA E NEL MONDO
A livello
mondiale occorre evidenziare che il business
delle pellicce coinvolge circa 70 milioni di
animali l’anno. L’85% della produzione proviene
da animali appositamente allevati con metodi
intensivi, prevalentemente in Europa (che
detiene circa il 60% della produzione mondiale),
ma anche in Cina (25%), Stati Uniti (poco più
del 5%), Canada (4%), Russia (3%) e altri Paesi.
In Italia l’allevamento di animali per la
produzione di pellicce non è mai stata
un’attività di particolare peso economico e
negli ultimi 40 anni ha registrato una costante
tendenza alla contrazione: nel 1988 erano attivi
170 allevamenti con circa 500mila animali; nel
2003 si sono ridotti a 50, con circa 150.000
animali. Oggi sono una ventina gli allevamenti
ancora attivi in Emilia Romagna, Veneto,
Lombardia e Abruzzo.. La concentrazione ha
consentito di mantenere alta la produttività:
negli stabilimenti italiani – dove si allevano
prevalentemente visoni e in minor misura
cincillà - soffrono e muoiono ancora 200 mila
animali l’anno. Altre due strutture sono
prossime all'apertura, in controtendenza
rispetto al resto d'Europa.
Rispetto
all’intero settore dell’abbigliamento la
pellicceria rappresenta una quota minima del
mercato (il 2,8 per cento nel 2010) per un giro
d’affari complessivo di 800 milioni.
La strada
proposta dal disegno di legge dell’on. Brambilla
è già stata imboccata da molti Paesi. dal 2000
la Gran Bretagna ha bandito gli allevamenti in
quanto ritenuti crudeli; anche Austria (dal
2004), Danimarca (dal 2009, con bando vigente a
partire dal 2024), Irlanda del Nord e Scozia
(2003), Croazia (dal 2007, con bando vigente a
partire dal 2017), e la Bosnia hanno vietato
l’allevamento di animali per la produzione di
pellicce. Germania, Svizzera, Svezia e Bulgaria
hanno adottato forti restrizioni a questa
attività. L’Olanda ha vietato l’allevamento
delle volpi e dei cincillà (dal 1995) e, l’anno
scorso, quello dei visoni (con decorrenza 2024). |