GIULIANOVA (Te), 28.6.2013
- Dal collega Walter De Berardinis, Direttore di
www.giulianovanews,it, riceviamo e pubblichiamo
la richiesta inviata al Sindaco di Giulianova:
Preg.mo Sig. Sindaco di Giulianova
Vs. sede istituzionale
e. p.c. Al Presidente della Commissione
Toponomastica
Della Città di Giulianova
e. p.c. All’ANPI
e. p.c. A Pasquale Limoncelli
c/o CASA DELLA CULTURA CARLO LEVI
Oggetto: Indicazione toponomastica in onore e
alla memoria del sindacalista giuliese Carlo
De Berardinis a 10 anni dalla sua morte
(2003-2013).
Egregio Signor Sindaco,
il sottoscritto, Walter De Berardinis,
in qualità di figlio, visto la disciplina in
materia di intitolazione di Via e Piazze (le
leggi che disciplinano la materia: il r.d.l.
1158/23, convertito dalla l.473/25; la 1188/27;
art. 41 del d.p.r. 223/89), interprete altresì
di una vasta e sensibile adesione popolare, con
la presente Le manifesto la richiesta di voler
intestare in onore e alla memoria di mio padre,
Carlo De Berardinis, una strada, una
Piazza o/e un edificio pubblico con la
denominazione “Carlo De Berardinis –
Sindacalista”.
Il suo esempio di limpida fede politica,
la sua partecipazione al movimento antifascista
giuliese, il suo ruolo di dirigente appassionato
della Federterra e poi dell’INCA-CGIL di
Giulianova, che con altri movimenti sindacali
nella nostra provincia si era tanto battuto, per
la sua grande e sincera disponibilità umana e
morale in difesa dei più umili e soprattutto dei
lavoratori tutti, credo sia giusto che la sua
figura degna non solo di essere onorata, ma
anche ricordata alle future generazioni
attraverso l’intitolazione di una strada o
piazza.
Le mie affermazioni sono senza faziosità
o retorica, poiché credo che medesima
considerazione e giudizio hanno espresso su mio
padre anche quanti non si riconoscevano nelle
sue battaglie e nelle sue idee.
RingraziandoLa anticipatamente per la Sua
riconosciuta sensibilità e sicuro di quanto
sopra, Le mando i più cordiali saluti
Giulianova lì, 27 giugno 2013
In fede
Walter De Berardinis
Via Amendola, 29/A – 64021 GIULIANOVA (TE) –
Abruzzo
Telefax: 0858003963 Mobile: 3285811626 E.mail:
walter.de.berardinis@alice.it
Curriculum vitae di Carlo De Berardinis
Testi e foto su Carlo De Berardinis:
http://carlodeberardinis.blogspot.it/
Il sindacalista Carlo De Berardinis
nacque all’alba (03:00) del 29 novembre del 1924
in una delle tante masserie di proprietà delle
famiglie Mazzarosa-Devincenzi (i
Mazzarosa erano di Lucca e i Devincenzi di
Notaresco), in località Cologna Paese. Il papà
era Giovanni e la madre Grazia Di
Bonaventura, ed erano alla dipendenze
proprio dei Mazzarosa-Devincenzi. Era il
quartogenito di 7 figli, gli altri erano:
Arturo (poi perito in servizio con i
Bersaglieri a Udine), Carlo (morì appena
nato), Aldo, Arduino, Vincenzo,
Clementina (morta giovanissima) e di
nuovo Clementina. Il suo nome era stato
volutamente imposto dalla madre per ricordare il
suo primo marito morto in Trentino Alto Adige (Caoria
di Canal San Bovo) nella grande guerra del
1915/18. Pochi mesi dopo la sua nascita, il
nonno Gaetano e sua moglie Annunziata
Di Giangiacomo (di Varano di Teramo),
decisero di investire i loro risparmi a
Giulianova acquistando dei terreni con annesso
casolare della famiglia di Costanzo Trifoni
e di sua moglie Silvia Ricci, alla modica
cifra di circa 80.000 lire per 10° ettari di
terreni in contrada Capocelletti di Colleranesco.
Solo nel 1936, la sua famiglia, si trasferì
definitivamente a Giulianova. Intanto a Cologna
Spiaggia frequentò le scuole dell’obbligo per
poi passare, una volta giunto a Colleranesco, al
Regio Istituto “Raffaello Pagliaccetti” di
Giulianova Alta (oggi Scuola Elementare De
Amicis).
Il padre Giovanni, che in passato aveva
avuto dei timidi contatti con i socialisti di
quel tempo, con l’avvento del Fascismo per
quieto vivere si adeguò al sistema. Non per il
figlio Carlo, che mal volentieri era costretto a
frequentare le famose adunate del sabato
Fascista (il percorso era dall’antistadio di Via
Migliori, passando per Piazza della Libertà,
Corso Garibaldi, Via Acquaviva, Via del Popolo e
poi di nuovo al Campo della Fiera). In un freddo
pomeriggio, dopo il rituale discorso del
Federale locale, lui si rifiutò di aderire alla
MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale),
il Federale andò su tutte le furie accusandolo
di essere un sovversivo, un traditore della
patria e un cospiratore, facendo volare anche
dei ceffoni. Questo sarà per lui l’episodio che
più lo segnerà per le future scelte politiche.
Chiamato alle armi il 12 gennaio del 1943, fu
riformato per problemi di Salute. Nel luglio
dello stesso anno, dopo la caduta del Fascismo,
avendo già preso contatti con il giovane
Avvocato Ricardo Cerulli, partecipò
all’occupazione simbolica del Palazzo del Fascio
(oggi ex ufficio del Registro in Via Gramsci).
Dopo pochi giorni, anche a Giulianova,
arrivarono i tedeschi. Anche la sua famiglia
subì razzie e soprattutto gli furono requisiti
tutti gli animali adibiti al trasporto, tra cui
un cavalla bianca (Ida) e il suo calesse.
Nonostante veniva fermato quotidianamente dalla
polizia tedesca, per il semplice fatto che non
era al fronte, se la cava sempre perché portava
dietro di se il certificato di riforma. Finche,
con l’intensificarsi dei bombardamenti, fu
prelevato insieme ad altri giovani del posto e
portato tra le file della Todt (servizio
obbligatorio del lavoro) per ricostruire i vari
ponti e passaggi di fortuna per le armate
tedesche in ritirata verso nord. Finalmente,
dopo alcune giorni di duro lavoro manuale,
scappò insieme ad altri e si diede alla macchia.
Vagò per alcuni giorni nelle campagne
circostanti fino ad arrivare nel territorio di
Campli. Quando ritornò nel suo casolare, insieme
al padre e gli altri fratelli più piccoli,
scavarono un rifugio antiaereo per nascondesi e
soprattutto per non farsi vedere dal vicino
presidio tedesco dislocato nella Villa dei
Trifoni. Anche lui, dopo qualche discussione e
soprattutto ammaliato dal carisma del giovane
Avvocato Riccardo Cerulli, si unì ai circa 80
uomini della banda denominata “la Giuliese
Garibaldi”. Alla fine del conflitto, ci fu
grande festa anche a Giulianova con un
improvvisata sfilata per il corso principale.
Alla guida di un carretto trainato da un cavallo
vi era Paolo Marracini e anche Carlo. Tra le
loro file c’erano anche: l’Avv. Riccardo
Cerulli, Attilio Battistelli, Alfredo Parere,
Dino Macellaro, Renato Rossi, i fratelli
Pasquale e Giorgio Campeti, Giuseppe Martinelli,
Donato Falà, Lenin Tancredi, Attilio Piccinini,
Paolo Marracini, Renato Giuliucci, Enrico
Ettorre, Tommaso Umile, Tommaso Mascaretti,
ed altri antifascisti giuliesi.
Pochi giorni dopo, essendo stato il primo
rappresentante della Federterra (Federazione dei
Lavoratori della Terra), insieme a Sante
Ferri del P.C.I. (Partito Comunista
Italiano), Pio Macera della C.G.I.L.
(Confederazione Generale Italiana Lavoratori),
occuparono di nuovo gli uffici della casa del
Fascio. Solo il 15 settembre del 1951, dopo che
furono tutti e tre condannati dallo Stato
italiano, per occupazione abusiva di una sede
pubblica, dovettero spostarsi. Intanto molti
esponenti del PCI locale cercavano di convincere
il compagno “Carluccio”, questo il diminutivo
che gli affibbiarono oltre al suo soprannome
della sua casata “Ciok”, ad aderire alla
formazione politica di Gramsci. Anche se lui
simpatizzava per quest’ultima formazione
politica, pare che avesse già la tessera nel
1945, nacquero degli attriti con i compagni di
Colleranesco per via della sua famiglia che era
già proprietaria di vasti appezzamenti di terra.
Fu l’amico e compagno Amedeo Grue a raccogliere
e iscrivere il giovane De Berardinis tra le file
del P.S.I. (Partito Socialista Italiano), dove
ritrovava un altro fedele amico come Romolo
Trifoni. Noti anche i battibecchi con
l’allora Parroco di Colleranesco, Padre
Serafino Colangeli, per via della
contrapposizione tra i cattolici e la sinistra.
Dal 17 al 21 ottobre del 1946 fu presente come
delegato al 1° Congresso Nazionale della
Federterra a Bologna. Nel gennaio del 1947, per
conto dell’Ispettorato Provinciale
dell’Agricoltura di Teramo, istituì corsi
d’aggiornamento per i giovani e meno
giovani agricoltori della Val Tordino; nel
aprile del 1956, sempre per conto dello stesso
ente, fu inviato come docente all’Ente Riforma
del Fucino di Avezzano e poi Paganica.
Intanto, nel mondo agricolo, si fanno pressanti
i bisogni di quest’ultimi per rivendicare i
diritti basilari come: maggior reddito, maggiori
servizi e una maggiore partecipazione alla vita
politica e sociale nel paese. La sua Federterra
diventa Confederterra, nata dalla riunificazione
della Federbraccianti, Federmezzadri e
Associazione dei Coltivatori Diretti. Nel 1955
aderisce all’Alleanza dei Contadini e
parteciperà come delegato al 2° congresso di
Roma nel marzo del 1965. Inseguito,
l’organizzazione, cambierà ancora denominazione
in C.I.C. (Confederazione Italiana Coltivatori)
siamo nel 1977, fino all’attuale C.I.A.
(Confederazione Italiana Agricoltori) nata nel
1992. Alla fine degli anni ’60 conosce e sposa
al Santuario di Maria Santissima dello Splendore
(28 dicembre del 1967) Margherita Toscani, nota
sarta ed insegnante di cucito di Mosciano
Sant’Angelo che gli darà 4 figli: Gianfranco
(scomparso precocemente), Cinzia, Walter e Arino
(quest’ultimo vive e lavora a Tokyo in
Giappone). Gli anni ’70 saranno per lui
occasioni di grandi scelte. L’agricoltura
conosce un periodo di grande trasformazione e
anche di una profonda crisi, tanto da farlo
confluire nella C.G.I.L., diventando il primo
Direttore del patronato INCA-CGIL di Giulianova,
operante nel comprensorio della Val Tordino. Tra
le file della C.G.I.L. e quelle nel P.S.I.
giuliese si batterà per i diritti di tutti i
lavoratori. Anche dopo la pensione, continuò
nell’ambito dell’attività dello SPI-CGIL
(Sindacato Pensionati Italiani). Alla fine del
1991, una grave malattia, gli impedirà di usare
entrambi gli arti inferiori, ma nonostante tutto
volle partecipare alle tante manifestazioni che
si tenevano nella sua città: il 1 maggio (festa
dei lavoratori) e il 25 aprile (festa della
liberazione). In una calda mattinata di domenica
29 giugno del 2003, spirava nella sua casa a
Giulianova Alta. Di lui rimangono impresse le
doti di caparbietà e voglia di servire il
prossimo in funzione dei lavoratori. Un
sindacalismo alla vecchia maniera, sicuramente
un mondo che non c’è più e che molti
rimpiangono.
*Il presente saggio è l’estratto del libro che è
in corso di preparazione sulla sua vita umana e
professionale”.
Si ringrazia per le testimonianze: Padre
Serafino Colangeli, già Fondatore della
Piccola Opera Charitas di Giulianova; il
Senatore Antonio Franchi, già Dirigente e
Parlamentare del PCI; Pio Macera, già
Dirigente e Politico del PCI; Romolo Trifoni,
già Sindaco e Dirigente del PSI; Vittorio
D’Andrea, già Dirigente della CIA di Teramo;
la Sig.ra Concetta Aloisi, già Direttore
dell’INCA-CGIL di Giulianova e gli Eredi di
Carlo De Berardinis. |