BELLANTE (Te),
19.7.13 -
Settanta opere, alcune delle quali mai esposte
prima: colpisce, maestoso, il monumentale
dipinto Il Pastore Bianco (450x270) del 1963.
Nelle stanze di Palazzo Saliceti nel borgo
medioevale di Ripattoni, domani (dalle ore 19)
sarà di scena un pezzo significativo dell’arte
moderna e contemporanea italiana: a
cinquant’anni dal Manifesto del Pastore Bianco
un omaggio doveroso a Guido Montauti e le pietre
“parlanti e “suonanti dell’artista sardo
Pinuccio Sciola che il 26 si “esibirà” dal vivo
con una performance tutta da ascoltare (per una
anteprima
http://www.pinucciosciola.it/homeita.html).
Le pietre angolari
e protagoniste, quelle che il direttore
artistico Gianni Melozzi ha voluto come fulcro
della kermesse, sono quelle dipinte, substrato
delle pitture rupestri di Guido Montauti,
e quelle rese “cantanti”, sonore cioè, dalla
tecnica singolare del settantunenne poli-artista
sassarese
Pinuccio Sciola.
Per Montauti, scomparso (a
61 anni) nel 1979, definito dai critici
una di quelle
glorie dell’arte recente d’Abruzzo non sempre
considerate a dovere in patria (sulla falsariga,
per intenderci, di un Andrea Cascella), ma
“capace di esprimere un linguaggio nuovo e
inconfondibile”, ricorrono proprio nel 2013 i 50
anni della stesura (1963, Teramo) del “manifesto
del pastore bianco”: l’animosa scelta con cui
lui e i suoi compagni d’avventura artistica -
Alberto Chiarini,
Diego Esposito, Pietro Marcattili e il pastore
Bruno Bartolomei - rinunciarono all’autonomia
della firma scegliendo la scommessa di un’opera
collettiva nei cicli rupestri delle grotte di
Segaturo, presso Pietracamela, borgo nativo del
pittore. L’occasione, dunque, era davvero
imperdibile.
Le opere di Montauti hanno trovato casa a
Palazzo Saliceti, in una mostra resa
irripetibile anche dal contributo offerto dalla
famiglia Montauti che ha estratto dalla
sua collezione pezzi mai esposti e
dall’allestimento della direttrice dei
Musei Civici di Teramo, Paola Di Felice.
Sempre a Palazzo sono state ambientate le
creazioni di Sciola, il quale fa scaturire dalle
“sue” pietre, mentre le lavora, sensazioni
sonore che vanno a rifrangersi e sovrapporsi a
quelle visive: una “melodia cristallina che
trasferisce grandi emozioni quasi richiamando lo
scorrere dell’acqua, quella pura che scende dal
nevaio, quella che gocciola, quella che salta e
gorgoglia nei torrenti”.
“I borghi
antichi sono una risorsa incomparabile per il
nostro paese; una risorsa di cui la nostra
regione è molto ricca. Ripattoni è un luogo
ricco di suggestioni, costruito sulla pietra,
quella pietra che torna protagonista nel
programma di Ripattoni in Arte nel tentativo di
proporre un museo diffuso in grado di soddisfare
i più esigenti senza mai perdere di vista il
contatto con il territorio che ospita la
manifestazione”
dichiara il
direttore artistico, Gianni Melozzi.
E nel borgo, molte le attrazioni. Anch’esse nel
segno prescelto della pietra. Di pietra e pietra
madre parlano le mostre fotografiche di
Valentina Di Quinzio, Guido Ramini e Graziano
Scandurra. Protagonista la Pietra nella
collettiva organizzata dagli artisti di
Bellantarte - che però propongono altre due
mostre, una di soli artisti teramani e un’altra
articolata nelle vie del borgo in varie
personali. E sulle pietre dei palazzi del borgo
rimbalzeranno le parole degli scrittori.
Fabrizio Ghilardi
(oltre a scrivere si occupa di relazioni
istituzionali e della progettazione di reti di
cooperazione transnazionale) con il suo “Wembley
in una stanza” dove il subbutteo, il gioco
che ha appassionato migliaia di bambini,
accompagna i due protagonisti, chini sul tappeto
verde, a cavallo tra gli anni Settanta e
Ottanta. Quegli anni ci racconterà Ghilardi in
una conversazione con il giornalista Antonio
D’Amore.
Nicoletta Bazzano, ricercatrice di Storia
moderna presso la Facoltà di Scienza della
comunicazione dell’Università degli studi di
Teramo, presenta Donna Italia un
libro che parla di
“una
donna e di un luogo che hanno lo stesso nome:
Italia. La prima è allegoria del secondo e,
dall’antichità ad oggi, è stata via via
rappresentazione artistica letteraria e politica”.
A dialogare con lei, Raffaella Morselli, docente
di storia di Arte Moderna di Scienze della
Comunicazione.
A far “rimbalzare” le parole degli scrittori e
dei visitatori saranno gli studenti di Scienze
della Comunicazione attraverso l’hashtag di
twitter; un gioco di interazioni perché chiunque
possa aggiungere la sua “pietra” a una rassegna
che, nel solco del Montauti-pensiero, si
presenta davvero come opera collettiva. Di molte
voci e tanti segni, alcuni dei quali nati in
diretta, “dentro” la manifestazione.
Infine l’omaggio, curato da Sandro e Alberto
Melarangelo, nella Chiesa dedicata a San
Giustino e San Silvestro, al grande maestro Ugo
Sforza.
Nell’immaginario collettivo di Teramo, Sforza,
rappresenta la figura emblematica dell’artista
decoratore di grande talento, espressione
massima della qualificata categoria dei pittori
decoratori che tra la fine dell’ottocento e i
primi del novecento decorarono tante chiese del
territorio quanto molte abitazioni signorili.
“ Quest’anno le aspettative sono elevate,
perché è stato messo in piedi un programma che
realizza un vero e proprio “salto di qualità”,
grazie alle preziose sinergie tra l’associazione
culturale BellantArte, la Pro Loco di Ripattoni,
la Facoltà di Scienze della Comunicazione
dell’Università di Teramo, la Società della
Musica e del Teatro ”Primo Riccitelli” e
l’Istituto Musicale Braga, con la sapiente
direzione artistica di Gianni Melozzi. Così è
stato possibile - tra l’altro - portare a
Ripattoni le opere del Maestro Guido Montauti,
con un allestimento, curato da Paola Di Felice,
che metterà in mostra circa 70 opere, alcune
delle quali mai esposte finora, nella splendida
cornice di Palazzo Saliceti, appena riaperto al
pubblico” afferma il sindaco di Bellante,
Mario Di Pietro.
Per la musica,
domani sera, la perfomance “sleeping concert e
sonorizzazioni spaziali” del duo Fabio Bonomo –
Alessandro Scenna (strumenti a percussione
provenienti da varie parti del mondo,
decontestualizzati e riproposti in una chiave
assolutamente originale) e il Melos Clarinet
Ensemble, Piccola orchestra di clarinetti del
“Braga”
Guido Montauti
nasce a
Pietracamela il
25 giugno
1918. Nel
1938 tiene la
sua prima mostra personale. Nel periodo bellico
esegue opere di piccolo formato e numerosi
acquerelli. Alla fine degli anni ‘40 espone
ripetutamente a
Venezia e a
Milano.
Partecipa nel
1950 alla XXV
Biennale di Venezia.
Virgilio Guidi
pubblica su "La
Fiera Letteraria"
un saggio critico sui suoi lavori. Nel
1952 espone
presso la Galleria Art Vivant di
Parigi. Si
trasferisce nella capitale francese dove
Salvatore Di Giuseppe, che diventerà suo
mecenate, gli offre un contratto. La pittura di
questo periodo è di forte sintesi espressiva.
Nel 1954 conosce
Dubuffet,
Matta e
Pignon. Nel
1955 espone a
Milano presso
la galleria Cairola e partecipa all'Exposition
des peintres italiens à Paris, a
Nantes, e al
Salon d'Art Libre, a Parigi. Successivamente
espone alla
Galleria Creuze
presentato da
Pierre Descargues..
Nel
1961
Giorgio Morandi
si interessa alla sua opera grafica e dopo due
ulteriori mostre a Parigi nel
1963 Montauti
fonda il gruppo “Il
Pastore bianco”
con i pittori
Alberto Chiarini,
Diego Esposito,
Pietro Marcattili
e il pastore
Bruno Bartolomei.
Utilizzando una firma collettiva realizzano dei
monumentali
dipinti rupestri
nelle
Grotte di Segaturo,
nei pressi di
Pietracamela e
decine di grosse tele che nel
1964 vengono
esposte a Roma, alla Galleria d'Arte del
Palazzo delle Esposizioni.
Il “Corriere
della Sera”
pubblica il manifesto del Gruppo, Dal 1969 è
docente di Figura Disegnata nel
Liceo Artistico di Teramo.
Inizia per Montauti un lungo periodo di
isolamento e di intensa concentrazione sul suo
lavoro. Da qui l’approdo, senza soluzione di
continuità, a una nuova lettura della
contemporaneità che si misura sulla capacità di
sintesi e sul rinnovamento linguistico.
Ha inizio così nel 1974, il cosiddetto periodo
"bianco", dedicato ad una particolare visione
paesaggistica e comprendente opere che portano a
compimento la sua costante ricerca di analisi
materica della superficie, in una breve ma
intensissima stagione che si conclude con la sua
morte, avvenuta a Teramo il 14 marzo
1979.
Pinuccio Sciola
(San
Sperate,
15 marzo
1942) è uno
scultore
italiano.
Artista di fama internazionale, è conosciuto per
la sua attività nella promozione dei
murales a San
Sperate e per le sue sculture, soprattutto per
le 'pietre sonore.
Nel 1996 la sua ricerca personale sulle pietre e
la loro natura intrinseca, e le tecniche di
incisione sperimentate lo portano verso una
musicalità della pietra.
Le pietre sonore sono
sculture simili a grandi
menhir
(principalmente calcari o basalti) che risuonano
una volta lucidate con le mani o con piccole
rocce. Le proprietà sonore delle sculture sono
realizzate applicando le incisioni parallele
sulla roccia. Queste sculture sono capaci di
generare dei suoni molto strutturati, con
differenti qualità secondo la densità della
pietra e l'incisione, suoni che ricordano il
vetro o il metallo, strumenti di legno e perfino
voce umana.
Le pietre sonore,
presentate per la prima volta nel 1997 a
Berchidda (il
paese natale del musicista
Paolo Fresu),
in Sardegna, sono state poi esposte nel
1998 alla
Biennale europea di
Niederlausitz
presso
Cottbus in
Germania, nel
2000 all'Expo Internazionale di
Hannover e a
L'Avana. Due
anni dopo il Müvèszet-Malom Szentendre di
Budapest gli
dedica una grande mostra antologica. Nel
2003, a seguito
della sua collaborazione con l'architetto
Renzo Piano,
una sua gigantesca Pietra Sonora viene scelta
per la
Città della Musica
a Roma; altre sue opere vengono esposte nella
Piazza della Basilica inferiore di San Francesco
ad
Assisi e nell'Arsenale
di
Venezia. Nel
2004 è a Parigi
per le Celebrazioni di
Jacques Prévert:
«Eloge de la nature» nei Jardin du
Luxembourg e «Les Feuilles Mortes»,
omaggio di Pinuccio Sciola à Jacques Prévert.
Alla fine dell'esposizione, lo scultore ha fatto
dono delle sculture per una installazione
permanente nel giardino della casa di Prévert a
Omonville-la-Petite.
Due strati (foglie) verranno depositati
sulla tomba di Jacques Prévert[1].
Dello stesso anno è l'esposizione a Lussemburgo
e nel
2005 sette
statue vengono collocate nello scalo
internazionale dell'Aeroporto
di Fiumicino
per la mostra La
Poesia e la Pietra.
Espone nei Vivai della
Villa Reale di
Monza e, al
termine, l'opera
Basalti sonori
viene offerta in dono al Comune di Monza.
Le sculture pietre sonore di Pinuccio
Sciola vengono esposte in tutto il mondo.
Vengono organizzati concerti in cui queste
sculture sono veri e propri strumenti musicali;
esse sono fonte di ispirazione per artisti,
musicisti e compositori. |