TERAMO,
16.5.2013 -
Di storie senza
fine il nostro Paese ne ha registrate tante, più
o meno eclatanti, ma comunque lesive di quel
patto fiduciario tra cittadini ed Istituzioni.
La vicenda della
Zona Artigianale di Roseto degli Abruzzi
probabilmente sarà annoverata tra le tante
storie contorte e ambigue del nostro territorio,
dove l’unica cosa certa è che a pagare sarà il
tessuto produttivo insediato in quell’Area
artigianale. Di tempo se ne è sprecato tanto, ma
esistono ancora i presupposti per dare prova di
responsabilità e di senso del bene comune da
parte di tutti gli attori di questa vicenda.
Nel 1996
l’allora
Amministrazione Comunale, sotto la spinta del
Consorzio di Imprese VAL VOMANO, si adoperò per
far nascere un’area produttiva nei pressi del
casello autostradale di Roseto. La CNA di Teramo
appoggiò da subito questo ambizioso progetto
perché considerato utile alle imprese,
all’indotto che poteva generarsi e in più in
generale allo sviluppo del territorio coinvolto.
Per dare attuazione
alla realizzazione delle infrastrutture, il
Comune di Roseto degli Abruzzi fu costretto a
espropriare dei terreni privati, ovviamente
sotto pagamento di un’indennità ai proprietari.
Con Delibera di
C.C. n. 42 del 7/12/2000 veniva
definitivamente approvato dal Comune di Roseto
degli Abruzzi il Piano Particolareggiato “D4
Industria, Artigianato, Commercio e
Infrastrutture direzionali” e confermato
l’esproprio dei terreni. Nelle date 2/02/2001 e
19/02/2001 avveniva la notifica ai proprietari
dei terreni.
Nel 2004
invece l’allora
Amministrazione stipulava le convenzioni con le
imprese assegnatarie per la cessione in
proprietà delle aree produttive.
Questo l’iter
burocratico ed istituzionale che ha portato alla
realizzazione del progetto; intanto nel 2001
aveva luogo il collaudo dell’Autoporto
costato 13 miliardi di lire e mai entrato in
funzione e che la CNA da sempre denuncia come il
tipico spreco all’italiana causato dalla
Pubblica Amministrazione.
Sempre nel 2004
l’Amministrazione di Roseto degli Abruzzi
garantiva alle imprese coinvolte nella zona
artigianale di aver rimosso qualsiasi ostacolo
burocratico e giudiziario che nel frattempo si
era frapposto tra il Comune e i proprietari
terrieri. A distanza di 8 anni le stesse imprese
si sono viste recapitare una richiesta di
pagamento a titolo di conguaglio per i maggiori
oneri derivanti dall’indennità di esproprio
richiesto dai proprietari dei terreni di quasi
6 milioni di euro.
La CNA di Teramo, è
stata protagonista insieme alle imprese
insediate nell’area artigianale, svolgendo le
attività che le competono: fare animazione sul
territorio, informando le imprese della
possibilità di collocare la propria azienda in
una zona attrezzata e strategica per la
produzione ed il trasporto; rilevare i bisogni
delle imprese e renderli noti a chi
materialmente si occupava della progettazione
dell’area (cioè il Comune), mettere a
disposizione i propri uffici per far incontrare
le imprese.
Come CNA di Teramo
abbiamo sempre preso posizione rispetto alle
scelte strategiche per la nostra provincia,
perché crediamo che sia nostro dovere essere
sempre al fianco delle imprese, ma noi, come le
aziende presenti nella zona artigianale,
possiamo essere considerate “parte lesa” di
questa contorta vicenda.
Noi vogliamo
lanciare un grido di allarme perché a pagare
saranno le imprese che già provate da questa
interminabile crisi economica, dovranno
sostenere anche i costi dell’incapacità degli
amministratori locali. Molte di queste imprese
saranno destinate a chiudere e a licenziare.
E’ per questo che
la CNA di Teramo chiede a tutte le forze
politiche, di maggioranza ed opposizione e
naturalmente al Sindaco, di svolgere a pieno la
propria funzione politica e
rappresentativa,
sostenendo in maniera unitaria, il tessuto
produttivo rosetano che ingiustamente si trova a
dover sopportare aggravi economici con
conseguenti ripercussioni sulla tenuta stessa
delle imprese. In termini pratici, è
indispensabile che l’Amministrazione comunale
impugni dinanzi alla Corte di Cassazione le
predette sentenze; sospenda il pagamento delle
somme a titolo di maggiori indennità di
esproprio; si adoperi per un tentativo di
accordo bonario e/o transattivo con i
proprietari espropriati.
La CNA di Teramo
auspica l’inizio di un serio confronto volto a
rilevare possibili soluzioni per tutti gli
attori coinvolti in questa spiacevole e dannosa
vicenda, ma se questo non avverrà, la CNA
porterà comunque avanti la propria posizione con
ferma determinazione, perché è in gioco la
sopravvivenza di tutte le imprese coinvolte. |