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Cna: 203 imprese artigiane teramane in meno nel 2012

 

TERAMO, 17.1.2013 - Che il 2012 sia stato un anno terribile per l’Italia e l’Abruzzo è noto a tutti, non solo per i dati pubblici che lo dimostrano, ma per le difficoltà che imprese e famiglie vivono quotidianamente per andare avanti.

C’è da dire, però, che la crisi economica in atto ormai da diversi anni, rischia di diventare sempre più un alibi per la nostra classe politica, quella regionale inclusa.

In Abruzzo, nei primi 9 mesi dell’anno appena trascorso, si è registrato un – 613 imprese artigiane, dove solo la Provincia di Teramo registra – 203 unità rispetto al 2011. Tra i settori più colpiti a livello provinciale citiamo solo le – 130 imprese per il settore delle costruzioni, – 46 nell’industria manifatturiera e un decremento di – 18 nel settore auto e dei prodotti per la casa, però, anche l’agricoltura, commercio, trasporti, agenzie immobiliari hanno avuto un brusco arresto.

Anche l’export nella Regione Abruzzo ha avuto una contrazione di – 4,5% contro una media nazionale del + 3,5%, mentre Teramo registra un più 0,8%.

Grande nota dolente è rappresentato dalle difficoltà di accesso al credito. Il credito abruzzese, infatti, ha subito una restrizione di 130 milioni di euro, realizzando il peggior risultato degli ultimi dieci anni e le imprese sono state quelle che hanno subito la riduzione maggiore, pari a 108 milioni di euro, a fronte di una diminuzione alle famiglie consumatrici di 22 milioni.

Dal punto di vista territoriale, segno positivo per la sola provincia di Chieti (+0,60%), mentre tutte le altre hanno subito un segno negativo: Pescara (-1,24%), Teramo (-1%), L’Aquila (-0,58%).

Mentre il dato sull’occupazione è di meno 57,2% dello stesso periodo del 2011, conseguentemente i disoccupati sono cresciuti di oltre 10 mila unità. Per non parlare della CIG che è aumentata di circa 4.000 ore rispetto al 2011, con al primo posto la Provincia di Teramo (con 11.006.041 ore. Fonte CGIL).

Sempre a Teramo spetta il primato della cassa integrazione straordinaria, con 6.135.827 ore e le previsioni per l’anno appena giunto non sembrano migliori.

Dopo questa breve carrellata di dati, non stupisce che il prodotto interno lordo abruzzese, sempre nel 2012, registri un -3,2%: ultimo nella graduatoria nazionale (media Italia -2,4%; media Mezzogiorno -2,6%).

Purtroppo le previsioni per il 2013 non sono incoraggianti. Secondo un’indagine commissionata dalla CNA al Censis, su 450 imprese intervistate il 46,8% parla di ridimensionamento e il 45,3% di stagnazione per la propria azienda e sono un numero davvero esiguo quelle che prevedono un miglioramento della situazione (7,9%).

In questo scenario a soffrire di più sono le realtà di piccole e piccolissime dimensioni.

C’è da evidenziare, però, che se negli ultimi due anni le imprese hanno provato a resistere attraverso riduzione di personale (38,6%), uso della CIG (26,4%), riconversione delle professionalità (13,6%) e altri espedienti, quasi nessuna azienda mette in discussione la necessità di mantenere livelli qualitativi alti della propria produzione per competere sul mercato. A seguire, sono previsti interventi per migliorare la gestione economico – finanziaria, la ricerca di nuovi mercati e la riorganizzazione dei processi di lavoro.

Ciò testimonia una volontà comunque di ripartire e di non rinunciare a competere per la tutela dell’azienda e dei posti di lavoro.

Le performance sconfortanti sopra descritte e gli scenari intravisti per questo nuovo anno, non possono essere imputate solo alla crisi, ma anche a cause strutturali del sistema Paese e anche l’attuale amministrazione regionale non può sentirsi esonerata dalle responsabilità.

A livello abruzzese manca da troppo tempo una reale programmazione industriale, al fine di attrarre nuovi investimenti, per non parlare poi del dramma dell’accesso al credito per le piccole e medie imprese tanto che la CNA regionale, insieme a Confartigianato, Confesercenti, Casartigiani e Claai, ha chiesto alla Regione di destinare subito almeno 24 milioni dei fondi Fas per il sostegno alle imprese attraverso i confidi.

Inoltre, sarebbe opportuno intraprendere una reale strada volta alla riforma della Pubblica Amministrazione, snellimento delle procedure burocratiche, riduzione dei tempi di attuazione dei provvedimenti, in modo da renderli compatibili con le esigenze del sistema produttivo.

Un’altra iniziativa, urgente e determinante, è dare esecuzione agli investimenti previsti dalla Regione attraverso il Pacchetto “PRESTO” (pacchetto regionale per il sostegno al tessuto produttivo e all’occupazione), che prevede tra le diverse azioni il sostegno alle cosiddette aree di crisi come la Val Vibrata, un territorio che forse più di altri sta accusando la crisi, per la quale la Regione di concerto con le parti sociali si era impegnata a investire in un piano di rilancio, (20 milioni di euro promessi dal Presidente Chiodi) ma che ad oggi rimane solo sulla carta.

Infine, pur consapevoli delle difficoltà, crediamo che ci debba essere una riduzione della pressione fiscale, fermo restando l’impegno a proseguire con politiche di riduzione della spesa e del debito sanitario mantenendo la qualità dei servizi erogati ai cittadini.

Come CNA di Teramo continueremo a denunciare il lassismo di buona parte della nostra classe politica regionale, ma saremo sempre pronti a condividere con tutte le istituzioni locali, possibili percorsi per uscire da questo stallo economico e produttivo e sostenere le nostre imprese in un momento che definire difficile non rappresenta appieno il reale malessere che imprese e famiglie vivono.

Gloriano Lanciotti

Direttore CNA

 

Ufficio Stampa CNA Teramo

Sabrina Di Francesco 

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Gloriano Lanciotti: «La tempesta continua, le piccole imprese in grande difficoltà. La Giunta Regionale dia risposte rapide e concrete, più credito, meno tasse, meno spesa improduttiva»

 

 

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