TERAMO,
27.12.2013 -
Nell’ultima seduta del
2013 il Consiglio
provinciale ha votato la
messa in liquidazione
della società in house
Teramo Lavoro (12 voti
favorevoli, 6 contrari,
Ugo Nori e Massimo
Amante sono usciti
dall’aula) e della
Borghi Scarl (la
minoranza si è
astenuta, Amante è
uscito dall’aula).
Dal 1° gennaio 2013 la Teramo Lavoro, che ha
svolto servizi strumentali per conto della
Provincia dal 2009 al 2012, non ha più ricevuto
alcun affidamento da parte dell’ente e non vi
sono le condizioni perché ciò possa accadere in
futuro - come si legge sul verbale allegato alla
delibera – inevitabile, quindi, la messa in
liquidazione.
“Un fallimento politico che rischia di
comportare molti danni all’ente” ha
sottolineato Renzo Di Sabatino annunciando il
voto negativo del PD: “la Provincia ha già
dovuto spendere 1 milione e 600 mila euro di suo
e non è detto che in futuro non emergano altre
responsabilità. Al di là delle vicende penali e
di eventuali illegittimità c’è sicuramente stata
una gestione approssimativa e poco attenta alle
norme”. Massimo Amante (Rifondazione Comunista)
che al momento del voto si è allontanato
dall’aula ha chiesto che la Provincia “si
costituisca parte civile al processo”.
Il presidente Valter Catarra ha spiegato che
“gli unici debiti della Teramo Lavoro sono
quelli verso i dipendenti che ancora vantano
alcune mensilità, circa 400 mila euro” poi,
replicando alla minoranza, ha sottolineato che:
“la Provincia si opporrà per vie giudiziali alla
decisione della Regione di decertificare il
milione e 600 mila euro perché una cosa è certa:
il 99,9% delle spese della Teramo Lavoro erano
costituire dal pagamento degli stipendi ai
dipendenti per servizi svolti per conto della
Provincia e certificati dagli stessi dirigenti.
La Regione avrebbe potuto, come si è fatto in
decine di casi simili, sospendere la
rendicontazione in attesa di quei documenti
ufficiali che, essendo sequestrati dagli
inquirenti, non possono essere prodotti. Mi pare
evidente che sin dall’inizio si è remato contro
la Teramo Lavoro, la giustizia accerterà se ci
sono responsabilità personali e consentitemi di
non entrare nel merito essendo indagato, ma una
cosa è certa: i soldi sono stati utilizzati per
pagare servizi svolti".
Rispondendo poi al consigliere Germano Cervella
(che aveva chiesto di sapere se all'epoca
c'erano alternative alla costituzione della
società in house) Catarra ha dichiarato: “oggi
tutti sembrano dimenticare che quella scelta era
l’unica alternativa per mantenere i livelli
occupazioni e garantire i servizi”. Il
Consiglio, poi, ha votato la messa in
liquidazione della Borghi scarl costituita nel
2006 insieme a diversi Comuni con l’obiettivo di
promuovere il recupero dei borghi montani a
scopi turistici. Ma la Borghi, negli ultimi tre
anni, non ha avuto alcuna risorsa finanziaria a
disposizione e da qui la decisione della messa
in liquidazione. Il provvedimento è stato votato
dalla maggioranza, il Pd si è astenuto, il
consigliere Amante è uscito dall’aula.
Approvata all’unanimità l’istituzione di una
Consulta della disabilità, quale strumento di
confronto e programmazione, proposta dal
vicepresidente Renato Rasicci. |