TERAMO,
5.9.2013 - E’
stata presentata la nuova Stagione di Prosa
della Riccitelli
STAGIONE DI PROSA
2013/2014
Teramo, Teatro
Comunale
Direttore Artistico UGO PAGLIAI
Martedì 29 ottobre ore 21 (Turno A)
Mercoledì 30 ottobre ore 17 (Turno C)
Mercoledì 30 ottobre ore 21 (Turno B)
Goldenart Production srl
ALESSANDRO HABER
ALESSIO BONI
FRANCESCO BONOMO
“IL VISITATORE”
di Eric - Emmanuel Schmitt
Regia di
Valerio Binasco
Aprile 1938. L' Austria è stata da poco annessa
di forza al Terzo Reich, Vienna è occupata dai
nazisti, gli ebrei vengono perseguitati ovunque.
In Berggstrasse 19, celeberrimo indirizzo dello
studio di Freud (Alessandro Haber), il famoso
psicanalista attende affranto notizie della
figlia Anna, portata via da un ufficiale della
Gestapo (Francesco Bonomo). Ma l'angosciata
solitudine non dura molto: dalla finestra spunta
infatti un inaspettato visitatore (Alessio Boni)
che fin da subito appare ben intenzionato a
intavolare con Sigmund Freud una conversazione
sui massimi sistemi. Il grande indagatore
dell'inconscio è insieme infastidito e
incuriosito. Chi è quell'importuno? Cosa vuole?
È presto chiaro che quel curioso individuo in
frac non è un ladro né uno psicopatico in cerca
di assistenza. Chi è dunque? Stupefatto, Freud
si rende conto fin dai primi scambi di battute
di avere di fronte nientemeno che Dio, lo stesso
Dio del quale ha sempre negato l'esistenza. O è
un pazzo che si crede Dio? La discussione che si
svolge tra il visitatore e Freud, e che
costituisce il grosso della pièce, è ciò che di
più commovente, dolce ed esilarante si possa
immaginare: Freud ci crede e non ci crede; Dio,
del resto, non è disposto a dare dimostrazioni
di se stesso come se fosse un mago o un
prestigiatore. Sullo sfondo, la sanguinaria
tragedia del nazismo che porta Freud a formulare
la domanda fatale: se Dio esiste, perché
permette tutto ciò?
Giovedì 14 novembre ore 21 (Turno A)
Venerdì 15 novembre ore 17 (Turno C)
Venerdì 15 novembre ore 21 (Turno B)
Goldenart
Production srl
SERGIO RUBINI
MICHELE PLACIDO
“ZIO VANJA”
di Anton Cechov
con
PIER GIORGIO BELLOCCHIO
Regia
di
Marco Bellocchio
La
trama ha il suo inizio nella casa di campagna
ereditata dal professor Serebrjakov, cognato di
zio Vanja e padre di Sonia. La prima moglie,
sorella di Vanja, è deceduta e il professore si
è risposato con Helena. Tra amori e
vicissitudini di vario genere, Serebrjakov
comunica a Vanja che è intenzionato a vendere il
podere e questo fa uscire fuori tutto il
temperamento del povero zio, che alla fine tenta
di uccidere il professore con dei colpi di
pistola, che miseramente non andranno a segno.
Alla fine l’agiato ereditiere e Helena
torneranno in città, lasciando a Vanja la
possibilità di continuare ad amministrare la
tenuta.
- Zio Vania è uno dei capolavori assoluti del
teatro cechoviano, in cui si intrecciano le
monotone conversazioni e le banalissime vicende
di un gruppetto di personaggi. La ricostruzione
minuziosa di atmosfere sospese e vagamente
inquietanti, l'indifferenza abulica dei
personaggi intorno agli eventi, l'indefinito
senso di attesa di una catastrofe incombente
rendono questo testo una geniale anticipazione
della drammaturgia novecentesca.
- Marco
Bellocchio è uno dei registi più anticonformisti
della storia del cinema italiano. Coraggioso,
puntuale, deciso, ha saputo portare avanti le
sue idee laiche, difendendole con la forza
espressiva dell'arte, entrando nella complessità
degli argomenti, dalla politica sessantottina
alle conseguenze drammatiche degli anni di
piombo, dalla follia dei manicomi all'incapacità
di amare delle persone comuni.
Martedì 3 dicembre ore 21 (Turno A)
Mercoledì 4 dicembre ore 17 (Turno C)
Mercoledì 4 dicembre ore 21 (Turno B)
Neraonda srl
PAOLO TRIESTINO
NICOLA PISTOIA
ELISABETTA DE VITO
“BEN HUR”
di Gianni Clementi
Regia
di
Nicola Pistoia
Sergio, parte affidata a Nicola Pistoia, anche
regista dello spettacolo, e' un uomo di mezza
eta', ex stuntman di successo ed e' costretto a
fare il centurione al Colosseo per sbarcare il
lunario. Si propone per le foto di rito con i
turisti ma la concorrenza e' tanta e gli affari
iniziano a scarseggiare. Nel frattempo Maria,
sua moglie, impiegata in una chat line erotica,
perde il lavoro. Una vita destinata ad una
lenta, inesorabile deriva. Poi l'arrivo di Milan
(Paolo Triestino) clandestino bielorusso
dall'accentuato istinto imprenditoriale,
improvvisamente rivitalizza la precaria economia
domestica e da' nuovo slancio alla coppia in
crisi. Almeno cosi' sembra. Una commedia
divertente, che si misura con la scottante
attualita' dell'emigrazione. Un confronto di
vissuti sideralmente lontani, di personalita'
opposte, destinato a un finale sorprendente. Per
interpretare Maria, Clementi ha scelto
Elisabetta De Vito, che interpreta la condizione
di una donna separata costretta a vivere con il
fratello squattrinato ma soprattutto costretta a
fare la gattina sexy al telefono nella chat
erotica. In Ben Hur si parla in fondo di tre
solitudini, del capovolgimento di situazioni che
porta l'italiano da immigrato sfruttato e
schiavo come Ben Hur appunto, a 'padrone' e
sfruttatore di immigrati.
Martedì 17 dicembre ore 21 (Turno A)
Mercoledì 18 dicembre ore 17 (Turno C)
Mercoledì 18 dicembre ore 21 (Turno B)
Ente Teatro Cronaca sas & Artù
GIANLUCA GUIDI
GIANLUCA RAMAZZOTTI
”BOEINGBOEING”
di Marc Camoletti
con
ARIELLA REGGIO
Regia di
Mark Schneider
Il nuovo allestimento della commedia Boeing
Boeing, di Marc Camoletti, ritorna dopo
quarant'anni sui nostri palcoscenici come una
delle commedie più divertenti e rappresentate
nel mondo; entrata di diritto nel Guinness dei
primati - solo a
Londra, dal 1965 è rimasta in cartellone per ben
sette anni consecutivi, tanto che la Paramount
ne produsse un film con Tony Curtis, Jerry Lewis
e Thelma Ritter - Boeing -Boeing è tornata sui
palcoscenici londinesi nel 2007 per starvi fino
al 2009, dopo quarant'anni, con un restyling
anni 60' ad opera di uno dei più rappresentativi
e giovani registi europei: Matthew Warchus che
ne ha curato uno spassosissimo revival adattando
scene e costumi a quegli anni. Il risultato è
stato
sorprendente: pubblico e critica hanno decretato
il successo di questa commedia che, nonostante
l'età, dimostra ancora di avere le gambe per
camminare a lungo.
Nel 2007 è stata nominata agli Oliver Awards
come miglior revival e miglior attore, vincendo
il Drama Desk Award come miglior spettacolo,
miglior rivisitazione anni 60' e come miglior
interpretazione maschile a Mark Rylance. La
stessa produzione ha poi portato lo spettacolo a
Broadway nel 2008, dove ha riscosso un altro
enorme successo vincendo, anche qui, il Tony
Award come miglior revival e ancora Mark Rylance
come miglior attore protagonista.
Lo spettacolo viene ora riproposto anche in
Italia, dopo l'ultima grande produzione
allestita nel 1966 da Lucio Ardenzi, con gli
allora giovani Carlo Giuffrè, Vittorio Sanipoli,
Marina Bonfigli e Valeria Fabrizi. Lo spettacolo
ebbe un grande successo
per tre stagioni consecutive. Questa volta, a
distanza di quarant'anni, l'Associazione
Culturale Artu' in coproduzione con Ente Teatro
Cronaca sas diretta da Mico Galdieri, hanno
deciso di riproporre lo spettacolo nella stessa
edizione trionfatrice a Londra e Broadway, in
accordo con la Sonia Friedman Ltd.
Con un Cast veramente internazionale che vede in
testa di serie il ritorno sulle scene di
Gianluca Guidi in coppia per la prima volta con
Gianluca Ramazzotti per dar vita ad un duo
esplosivo di grande comicità, con la
partecipazione della nota
attrice teatrale Ariella Reggio, conosciuta dal
pubblico italiano per la fiction “Tutti pazzi
per Amore” dove interpreta il ruolo della Zia. A
cui si aggiungono tre splendide bellezze: Marjo
Baratasegui, lanciata da Pieraccioni nel film
'Ti amo in tutte le lingue de mondo', nel ruolo
della Hostess spagnola Gabriela, Ela Weber che
darà lustro e divertimento alla hostess tedesca
Greta e Barbara Snellenburg che interpreterà
l’americana Gloria. Il tutto condito dalla regia
di Mark Schneider che riprende la messa in scena
scoppiettante e divertente di Matthew Warchus,
in una rivisitazione dal vecchio sapore anni
sessanta per una commedia che, come hanno
dimostrato gli amici americani e londinesi, ha
quarant'anni… ma non li dimostra
Martedì 21gennaio ore 21 (Turno A)
Mercoledì 22 gennaio ore 17 (Turno C)
Mercoledì 22 gennaio ore 21 (Turno B)
Camelia srl
SABRINA FERILLI
MAURIZIO MICHELI
“SIGNORI…LE PATE’ DE LA MAISON!”
di Matthieu de la
Porte e Alexandre de la Patellierie
con
PINO QUARTULLO
Regia di
CARLO BUCCIROSSO
Cosa c’è di meglio di una cena tra le mura
domestiche, a base di simpatia rispetto e
cordialità!?...Cosa c’è di più rassicurante, se
per questa cena la padrona di casa è in cucina
sin dalle prime ore dell’alba per allietare gli
ospiti con imprevedibili manicaretti!?...
E cosa c’è di più
tenero, se una coppia di innamorati approfittano
di questa cena per annunciare l’arrivo del loro
primo bebè?..E cosa di più romantico se il
futuro papà di quel bebè è il fratello della
padrona di casa, felicemente sposata con un uomo
che non disdegna affatto sentimenti umani, senso
dell’ironia e valore dell’amicizia a dispetto
dell’insulso peso del danaro, che gli ha imposto
categoricamente di non offrire al ristorante
“questa cena” ai suoi rispettabili cognati!?
...E cosa c’è di più idilliaco, se a questa cena
è invitato anche il grande amico di infanzia
della nostra padrona di casa, e cosa di più
dolce se costui è teneramente ed ostinatamente
single!?
Sembrerebbe la
cena modello, la cena del secolo, la cena per
antonomasia...ma se a preparare tutto quanto è
la nostra cara padrona di casa, sapientemente
diretta dalla stravagante sagacia di sua madre e
allora il pasticcio è servito...
“Signori...le paté
della maison!”
Carlo Buccirosso
Mercoledì 26 febbraio ore 21 (Turno A)
Giovedì 27 febbraio ore 17 (Turno C)
Giovedì 27 febbraio ore 21 (Turno B)
Compagnia del Teatro Carcano
GIUSEPPE PAMBIERI
“LA COSCIENZA DI
ZENO”
di Tullio Kezich
tratto dal romanzo di Italo Svevo
regia di
Maurizio
Scaparro
La
coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923, è il
romanzo più maturo e originale di Italo Svevo.
In esso si riassume l’esperienza umana di Zeno
Cosini, il quale racconta la propria vita in
modo così ironicamente disincantato e distaccato
da far apparire l’esistenza tragica e comica
insieme. Zeno ha maturato alcune convinzioni: la
vita è lotta; l’inettitudine non è più un
destino individuale, ma un fatto universale; la
vita è una “malattia”; la nostra coscienza un
gioco comico e assurdo di autoinganni più o meno
consapevoli. Il romanzo possiede un’architettura
particolare: l’autore abbandona il modulo
ottocentesco del romanzo narrato da una voce
anonima ed estranea al piano della vicenda e
adotta l’espediente del memoriale, del diario,
in cui la narrazione si svolge in prima persona
e non presenta gli avvenimenti nella loro
successione cronologica lineare, ma inseriti in
un tempo tutto soggettivo che mescola piani e
distanze. Il protagonista non è più una figura a
tutto tondo, un carattere, ma è una coscienza
che si costruisce attraverso il ricordo, ovvero
di Zeno esiste solo ciò che egli intende
ricostruire attraverso la propria coscienza.
All’interno del memoriale, l’autobiografia
appare un gigantesco tentativo di
autogiustificazione da parte dell’inetto Zeno
che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa
nei rapporti con il padre, con la moglie, con
l’amante e con il rivale Guido, anche se ad ogni
pagina traspaiono i suoi impulsi reali, ostili
ed aggressivi e a volte addirittura omicidi. Con
La coscienza di Zeno, Svevo approfondisce
la sua diagnosi della crisi dell’uomo
contemporaneo che è tanto più grande quanto
maggiore ne è l’autoconsapevolezza. I suoi
personaggi, ridotti a subire la vita con
sofferenza rassegnata ed insieme lucidamente
consapevole, riflettono la problematicità
dell’uomo del primo Novecento che, sotto
apparenti certezze, avverte il vuoto, causa
principale dell’inquietudine e dell’angoscia
esistenziale. Per questo l’opera di Svevo è
idealmente vicina a quella di Pirandello, Joyce,
Proust: essa testimonia il male dell’anima
moderna.
La
nuova, impegnativa produzione del Teatro Carcano
è basata sulla versione che Tullio Kezich
elaborò nel 1964 dal romanzo di Italo Svevo.
Martedì 11 marzo ore 21 (Turno A)
Mercoledì 12 marzo ore 17 (Turno C)
Mercoledì 12 marzo ore 21 (Turno B)
Zocotoco
LUCA ZINGARETTI
MASSIMO DE
FRANCOVICH
"LA TORRE
D’AVORIO"
di Ronald Harwood (trad. Masolino D’Amico)
Regia di
Luca Zingaretti
Berlino 1946. E’ il momento di regolare i conti,
e la cosiddetta denazificazione – la caccia ai
sostenitori del caduto regime - è in pieno
svolgimento. Gli alleati hanno bisogno di prede
illustri, di casi esemplari che diano risonanza
all’iniziativa. Viene così convocato, nel quadro
di una indagine sulla sua presunta
collaborazione con la dittatura, il più illustre
esponente dell’alta cultura tedesca, vale a dire
il direttore d’orchestra Wilhelm Furtwängler,
universalmente acclamato accanto a Toscanini
come il maggiore della prima metà del secolo.
Furtwängler non era stato nazista, e anzi non
aveva nascosto di detestare le politiche del
Terzo Reich; era anche riuscito a non prendere
mai la tessera del partito. Ma nel buio periodo
dell’esodo di molti illustri intellettuali che
avevano preferito trasferirsi all’estero
piuttosto che continuare a lavorare in
condizioni opprimenti, era rimasto in patria, e
aveva svolto la sua attività in condizioni
privilegiate. Aveva scelto, in tempi durissimi,
di tenere accesa la fiaccola dell’arte e della
cultura, convinto che questa non abbia
connotazione politica; e aveva sfruttato il suo
prestigio per aiutare, all’occorrenza, persone
perseguitate o emarginate. Si era anche
scaricato la coscienza barcamenandosi per
esibirsi nel minor numero possibile di occasioni
ufficiali; pur di non stringere la mano a
Hitler, in una occasione famosa e fotografata,
aveva fatto in modo di continuare a impugnare la
bacchetta con la destra. Dai suoi compatrioti,
quasi tutti melomani, era sempre stato venerato
alla stregua di una divinità super partes, e
anche dopo la fine della guerra nessun tedesco
si era sentito di addebitargli alcunché.
Ma ecco ora che i vincitori vogliono vederci
chiaro, e se possibile far crollare anche questo
superstite mito della superiorità germanica.
Consapevoli del fascino che il grande artista
esercita su tante persone, essi affidano
l’indagine a un uomo che dà ogni garanzia di
esserne immune: un maggiore dell’esercito che
detesta la musica classica, venditore di polizze
assicurative nella vita civile e quindi molto
sospettoso nei confronti del prossimo; un plebeo
che disprezza le sdolcinatezze borghesi; un
giustiziere sacrosantamente indignato dalle
ingiustizie e dalle atrocità che ha visto
perpetrare in questa corrottissima zona
dell’Europa; soprattutto, un americano convinto
nell’eguaglianza di tutti gli uomini sia nei
diritti sia nelle responsabilità.
Ronald Harwood – l’autore del da noi sempre
riproposto “Servo di Scena”, ma poi anche di
numerosi altri testi teatrali, letterari e
cinematografici (uno dei quali, la sceneggiatura
del “Pianista” di Roman Polanski, premiato con
l’Oscar) – è contemporaneamente ebreo,
appassionato di musica (ha scritto una commedia
su Mahler, un romanzo su César Franck) e
sudafricano: in grado quindi sia di guardare il
contegno di Furtwängler con gli occhi critici di
una delle vittime, sia la tracotanza del
filisteo maggiore Arnold con quelli di qualcuno
per cui l’arte sia un bene supremo e
irrinunciabile, sia l’atteggiamento dei
vincitori dalla prospettiva di uno di loro ma
che non è coinvolto come loro. Lo scontro tra
due avversari così diversi e così poco disposti
a capirsi – soprattutto, ciascuno dei quali è
convinto delle proprie ragioni - offre
teatralmente quello che nella boxe è considerato
il match ideale, tra il picchiatore e lo
schermidore; tra coloro che assistono,
variamente coinvolti, paio offrono testimonianze
ambigue, che potrebbero andare sia a carico sia
a discarico dell’imputato. Del resto l’episodio
è storico, all’epoca Furtwängler fu veramente
indagato e in qualche misura umiliato, e se le
accuse poi caddero la sua immagine pubblica non
recuperò più del tutto la limpidezza di una
volta. Il suo caso suscita interrogativi che
nessuna formula sembra aver risolto ancora oggi,
e assai modernamente l’autore non propone
risposte, ma sollecita ogni spettatore a dare la
sua. Con un regime infame non si deve
collaborare, questo è ovvio. Ma svolgere
un’attività artistica equivale a collaborare?
Per qualcuno, sì: si contribuisce a dare
un’immagine positiva di un Paese che invece è
marcio. Per qualcun altro, no: se mostri l’arte,
la bellezza, ai tuoi concittadini per quanto
oppressi, aiuti a tener vivo in loro qualcosa
che un giorno potrebbe aiutarli a riprendersi.
In molti casi la questione può essere risolta
dalla coscienza individuale: se non voglio i
soldi, mettiamo, di quel tale editore le cui
posizioni politiche non condivido, posso
pubblicare con qualcun altro. Ma quando si
tratta di un personaggio così rappresentativo,
che le sue scelte costituiscono un esempio per
tutti?
La commedia debuttò a Londra nel 1995 per la
regia di Harold Pinter, e fu ripresa a New York
e in molte altre città. Il titolo originale,
“Taking sides”, significa letteralmente
“Schierarsi”: non un gran che in italiano,
meglio comunque di quello appioppato al film di
Istvan Szabò del 2001 (con Harvey Keitel e
Stellan Skarsgård), “A torto o a ragione”).
Proponendo di renderlo come “La torre d’avorio”
si è voluto alludere alla condizione di
orgoglioso isolamento che l’artista crede, forse
a torto, di potersi permettere
sempre.
Masolino d’Amico
Martedì 18 marzo ore 21 (Turno A)
Mercoledì 19 marzo ore 17 (Turno C)
Mercoledì 19 marzo ore 21 (Turno B)
La Pirandelliana
srl
MASSIMO GHINI
ELENA SANTARELLI
“QUANDO LA MOGLIE E’ IN VACANZA”
di George Axelrod
(trad. Edoardo Erba)
tratto dal film di
Billy Wilder
regia di
Alessandro D’Alatri
Il testo di Axeroid, debuttò a Broadway nel 1952
con un notevole successo di critica e pubblico.
Ma la sua vera consacrazione internazionale
avvenne nel 1955 con l’adattamento
cinematografico di Billy Wilder. E’ una commedia
che nel 2000 è stata inserita, dall’American
Film Institute, al 51° posto tra le cento
migliori di tutti i tempi. Praticamente un
classico della modernità. Il titolo originale
"The 7 years itch" (Il "prurito" del settimo
anno) contiene forse più informazioni della
seppur felice traduzioni italiana “Quando la
moglie è in vacanza. E’ una commedia sulle manie
erotiche dell’uomo medio e al tempo stesso una
feroce satira di costume contro il perbenismo di
una certa “middle class” che sembra non avere
epoche e che viene messa a confronto con le
ambizioni di una ragazza che cerca di
ridisegnare una propria personalità attraverso
l’impegno nel mondo patinato della pubblicità,
della moda o dello spettacolo in generale. Fa da
detonare la prorompente fisicità della ragazza
che come un uragano entra nella banale
quotidianità di un maschio irrisolto. Un
maschile che più che subire l’attrazione
femminile sembra essere spaventato da
quell’apparentemente irraggiungibile
opportunità. Dopo 60 anni, il testo mantiene
ancora intatta la freschezza di uno sguardo sui
comportamenti e le relazioni tra maschi e
femmine. Anche se sorprendente, la drammaturgia,
oltre che divertire, inquieta anche un po’. E’
con questo spirito che mi accingo a dirigere
questa commedia. Anche se i meccanismi
relazionali sembrano essere intatti, altrettanto
non viene da considerarlo rispetto
all’ambientazione in questione. Trovo che il
testo contenga tutti gli elementi per essere
adattato alla nostra epoca e ai nostri
riferimenti culturali. Altrimenti ne
risulterebbe una mera ricostruzione delle
relazioni tra uomo e donna negli anni cinquanta
nella società americana di quel tempo. Un
aspetto estremamente interessante è la divisione
dell’opera in due tempi narrativi: il reale e la
proiezione delle reciproche insicurezze dei
personaggi. Un’opportunità per restituire al
progetto tutta la freschezza dello sguardo sulle
relazioni tra gli esseri umani. Mi diverte
l’idea di vivificare le proiezioni e le ansie
dei protagonisti attraverso soluzioni moderne e
fortemente visive che il linguaggio teatrale può
offrire al pubblico contemporaneo. E’ una
splendida occasione per proporre alla platea
italiana, peraltro in anteprima assoluta, la
genialità e il divertimento di un testo così
intelligente e attuale.
Alessandro D’Alatri
Orario spettacoli
Turno A (serale): ore 21
Turno B (serale): ore 21
Turno C (pomeridiano): ore 17
Inizio campagna abbonamenti lunedì 23 settembre
2013
Dal 9 al 19 settembre conferma delle prelazioni
Abbonamento spettacoli (8
rappresentazioni – Turni A, B e C)
PLATEA A intero 200,00 euro ridotto 170,00 euro
PLATEA B intero 160,00 euro ridotto 140,00 euro
GALLERIA A intero 110,00 euro ridotto 95,00 euro
GALLERIA B intero 85,00 euro ridotto 70,00 euro
* Il settore di Platea A non è soggetto ad
abbonamento ridotto per gli spettacoli serali.
• Abbonamento ridotto per donatori di sangue,
iscritti al Circolo Amici della Musica e del
Teatro “Primo Riccitelli”, over 65, insegnanti,
enti e associazioni convenzionate, studenti
universitari fino a 26 anni.
• Abbonamenti convenzionati agli spettacoli
pomeridiani per gli studenti delle scuole
primarie e secondarie.
Gli abbonamenti ridotti e/o convenzionati
sono nominali, non cedibili e soggetti a
controllo. Saranno ritirati se trovati in
possesso di soggetti non aventi diritto
alla riduzione.
• Ingresso gratuito per portatori di handicap e
biglietto ridotto per le categorie di diritto e
per gli accompagnatori dei portatori di
handicap, previa prenotazione del posto a ogni
spettacolo.
• Dal 9 al 19 settembre 2013 chi ha esercitato
il diritto di prelazione dovrà improrogabilmente
confermare l’impegno sul posto occupato. La
conferma andrà effettuata, pena il decadimento
della prelazione acquisita, negli uffici della
Riccitelli aperti tutte le mattine, sabato e
festivi esclusi, dalle 9.30 alle 12.30 e nei
pomeriggi di lunedì e mercoledì dalle 15.30 alle
18.30.
• Vendita
abbonamenti: Società della Musica e del Teatro
“Primo Riccitelli” dalle 9.30 alle 12.30 e dalle
15,30 alle 18,30 - tutti i giorni esclusi il
sabato e i festivi, dal 23 settembre al 25
ottobre 2013 – vendita online su:
www.primoriccitelli.it.
• I biglietti del
primo spettacolo in programma saranno in vendita
nei giorni delle relative rappresentazioni, 29 e
30 ottobre 2013. Dal 4 novembre 2013 sarà
possibile acquistare i biglietti anche per gli
spettacoli successivi.
• Per non creare
disturbo agli artisti e al pubblico già
presente, è richiesto il rispetto dell’orario di
inizio dello spettacolo. Il personale addetto
disciplinerà l’ingresso degli eventuali
ritardatari che solo durante l’intervallo
potranno raggiungere il proprio posto.
• Cause di forza
maggiore potranno determinare modifiche al
programma degli spettacoli. Eventuali variazioni
saranno comunicate in tempo utile.
• A conclusione
di Stagione, dal 26 marzo al 30 aprile 2014 e
dietro presentazione del vecchio abbonamento, si
potrà esercitare il diritto di prelazione sul
posto occupato per la Stagione di Prosa
2014/2015. |