ROSETO
DEGLI ABRUZZI
(Te), 26.10.2013
- Si è svolto questa mattina nella sala gremita
del Palazzo del mare l’incontro pubblico “Roseto
2013-2016: tre anni per una città ideale”. Negli
interventi dei relatori delineato un nuovo
percorso per cambiare la città, basato su
urbanistica partecipata e sostenibilità
ambientale. “L’obiettivo - ha spiegato
il sindaco Enio Pavone, nell’aprire i lavori -
è costruire una città-sistema, in grado di
garantire ai cittadini elevati livelli di
servizi e regole di tutela paesaggistica. Si
tratta di ripensare lo sviluppo del territorio,
basato sulla qualità urbana avviando un percorso
di sperimentazione, che si avvale di programmi
agili e innovativi per il recupero di aree
dismesse e fabbricati inutilizzati. Pensiamo, ad
esempio, alla necessaria opera di salvaguardia
del nostro paesaggio collinare, con il recupero
dei casali e delle strutture abbandonate a fini
turistici. Tra gli obiettivi
dell’amministrazione anche quello di dotarsi in
tempo brevi di un Piano di assetto
naturalistico, che possa fungere da volano e
garantire lo sviluppo di un turismo verde sul
territorio, complementare alle attività
rappresentative della Regione dei Parchi. Altro
strumento al quale stiamo lavorando, oltre al
Piano regolatore e al Pan, è il nuovo piano
demaniale comunale che entro metà novembre sarà
portato in consiglio con le osservazioni
presentate”.
Il primo cittadino ha sottolineato nel suo
intervento che gli strumenti urbanistici statici
non sono più adeguati alle dinamiche di sviluppo
del territorio e occorrono nuovi approcci di
natura compartecipativa, anche alla luce di un
nuovo rapporto tra il pubblico e il privato.
“Per questo – prosegue il sindaco –
abbiamo avanzato una proposta metodologica di
variante al Prg, che prevede la rivisitazione
dello stesso in chiave strategica a partire
dallo schema strutturale approvato con delibera
n. 11 del 2004. Ci siamo posti anche l’obiettivo
di una rivisitazione del vigente Regolamento
edilizio: tre anni per città ideale è l’impegno
che ci siam posti dinanzi ai cittadini che siamo
intenzionati ad onorare”.
Un intervento di natura tecnica è stato condotto
dal prof. Roberto Mascarucci, ordinario di
Urbanistica dell’Università “G. D’Annunzio
Pescara-Chieti”, consulente dell’amministrazione
per la nuova pianificazione: “Oggi abbiamo a
che fare con strumenti spesso obsoleti – ha
evidenziato Mascarucci -. Accorciare la
filiera urbanistica vuol dire assumere decisioni
più rapide e superare la lungaggine delle
procedure che non seguono l’evoluzione e
dinamica della realtà di mercato. Il comune di
Roseto è un ambito sperimentale molto
interessante a livello regionale, in quanto fa
parte di una rete urbana intermedia sulla quale
bisogna far leva per determinare un progetto di
sviluppo importante del territorio, che trova i
propri capisaldi nel turismo di qualità e nella
sostenibilità ambientale. Riqualificare il
patrimonio edilizio esistente è anche una grande
opportunità. Il programma di mandato
dell’amministrazione va proiettato sul
territorio per costruire una visione strategica,
l’approccio metodologico è quello
dell’urbanistica partecipata”.
L’assessore provinciale all’Urbanistica,
Vincenzo Falasca, ha posto l’accento
sull’importanza di una pianificazione strategica
di area vasta: “in questo la Provincia svolge
una funzione essenziale, la nostra
amministrazione sin dal 2009 ha iniziato a
considerare in maniera assolutamente rilevante i
temi del territorio e del contenimento del
consumo di suolo e in tal senso stiamo
procedendo con una variante al Piano
territoriale provinciale”.
“Oggi si arriva a provvedimenti che hanno una
grande rilevanza sul territorio per stralci
– è stato l’intervento del direttore regionale
Antonio Sorgi -. Non va definito solo il
quadro delle regole e i diritti, come quelli
edificatori, ma una strategia più ampia,
dinamica, di governo del territorio, e questo si
sta cercando di fare con la legge urbanistica
regionale, in discussione in Consiglio.
Purtroppo manca una cornice nazionale di riforma
della disciplina urbanistica entro la quale
muoversi e il territorio diventa spesso campo di
battaglia e di scontro, anziché di condivisione
e di confronto”.
L’intervento conclusivo è stato affidato al
direttore dell’Ente Parco Gran Sasso-Monti della
Laga, Marcello Maranella, che ha portato la sua
esperienza in materia di gestione di aree
protette: “Importante tutelare il nostro
grande patrimonio di natura e cultura, tanto
nella fascia dell’entroterra che costiera –
ha detto Maranella -. All’interno delle
scelte politiche future tutte queste
considerazioni devono avere un grande peso per
costruire un ecosistema urbano integrato di
territori che fanno rete e mettono al centro la
sostenibilità e la qualità della vita. In questo
ecosistema, la Riserva del Borsacchio assume una
valenza grandissima per ricostituire un’identità
ambientale forte del territorio: pensiamo
all’agricoltura di qualità, alla tutela della
biodiversità, a percorsi di mobilità
sostenibile, al collegamento della Riserva con
l’Area marina protetta del Cerrano e
all’importanza dell’educazione ambientale per le
nuove generazioni”.
All’incontro è seguito un partecipato dibattito,
con gli interventi di numerosi professionisti,
rappresentanti delle associazioni ed esponenti
politici locali. Tra i presenti i primi
cittadini di Morro d’Oro, Notaresco e
Sant’Omero, il parlamentare Giulio Sottanelli e
l’ex parlamentare Pio Rapagnà. |