TERAMO, 20.1.2013 -
Lunedì 21.01.2013
ore 17,45 proseguono gli incontri del Salotto
Culturale XII edizione (patrocinio Fondazione
Tercas).
Presso la Sala
"Prospettiva Persona", per il ciclo “Libri
in vetrina”, appuntamento con il filosofo
Gabriel Marcel (a 60 anni dalla morte) a
cura di Emilia Perri in Via N. Palma, 33
- Teramo.
Approfondimento
Nato a Parigi nel 1889, Gabriel Marcel
rappresenta una delle voci di spicco della
cultura francese del primo Novecento. Fu
filosofo, saggista, musicista, drammaturgo,
collaboratore della "Nouvelles Littéraires".
Legato all'ambiente della rivista "Esprit" e
alla "Filosofia dello spirito" di Le Senne e
Lavelle, condusse la sua ricerca usando varie
forme espressive: il diario, il saggio
filosofico, la conferenza, il dramma teatrale (i
cui personaggi esprimono le sue concezioni
metafisiche). E' morto a Parigi il 1973.
Per il pensatore
cristiano il fondamento dell'esistenza è Dio,
l'esistenza è in quanto riesce a partecipare al
divino; se la partecipazione fallisce
l'esistenza precipita nel nulla. L'esistenza è
sempre contingente, problematica, instabile, ma
la presenta di Dio assicura la presenza di un
rapporto con un termine assoluto da cui riceve
un senso e una finalità.
L'esistenza di Dio non può essere dimostrata, ma
solo esperita attraverso un'esperienza che
attesta la presenza del divino come presenza
totale. Dio è persona, a Dio l'uomo giunge
attraverso un salto paradossale che, nell'atto
della fede, mette in comunicazione con l'eterno.
L'angoscia è il presupposto della fede; se
l'esistente non cade nella disperazione può
accogliere la grazia; la grazia irrompe nel
tempo e invade l'uomo attraverso la parola di
Dio. In Marcel la fede costituisce una via
alternativa rispetto alla conoscenza razionale:
di fronte al problema della conoscenza si pone
il mistero dell'amore e dell'invocazione, il tu
umano s'incontra con il Tu divino. L'Essere non
è l'oggetto della conoscenza, non è problema, è
mistero. Il mistero non è l'inconoscibile, ma
ciò che si pone al di là del discorso comune,
del "si dice". L'uomo avverte l'esigenza del
trascendente che si svela e si scopre all'uomo.
Dio non può essere dimostrato , ma la coscienza
del credente ne dà la testimonianza; l'uomo si
apre a tale esperienza e all'essere: si realizza
come homo viator, che solo nella dimensione
della comunità, dell'intersoggettività, può
accedere alla metafisica dell'Essere.in tal modo
recupera la densità dell'essere e vive nella
dimensione della speranza. In conclusione per
Marcel mi posso preoccupare dell'essere in
quanto prendo coscienza della comune unità che
mi lega ad altri esseri che avverto reali, miei
compagni di viaggio. Ma così abbandono la
dimensione dell'avere, dell'esteriorità, del
possesso, della strumentalità e del servaggio,
ed entro in quella dell'essere: creatività e
libertà della comunione. |