TERAMO, 24.11.2013 - Da
Sinistra e Libertà di Teramo riceviamo e
pubblichiamo
l'interrogazione del deputato al Parlamento
Gianni Melilla:
Interrogazione a risposta in Aula sul
prosciuttificio “Gran Sasso” di Colledara (TE)
Ai Ministri del Lavoro e dell'Attività
Produttive
Per sapere - premesso che:
il
prosciuttificio
“Gran Sasso” sito in Colledara (TE) a fine anno
cesserà l'attività produttiva.
Lo stabilimento che occupa
82
lavoratori, ha una superficie coperta di 14mila
metri quadri e possiede una capacità produttiva
di 16.500 prosciutti a settimana. Inaugurato
nel Duemila è completamente automatizzato e
robotizzato ed è un'eccellenza del sistema
produttivo teramano.
L'azienda fa
parte di un grande gruppo specializzato nella
produzione di prosciutti di Parma, la Crudi
d’Italia. Si tratta di un gruppo che ha altri
due stabilimenti: uno a San Vitale Baganza,
proprio nel cuore della zona tipica di
produzione del prosciutto di Parma, acquistato
dall’Aba prosciutti nel 1986 e la Luppi
Alimentari, sempre nella stessa località,
acquisito nel 2005. In totale il gruppo ha una
capacità produttiva di più di un milione di
prosciutti all’anno ed esporta oltre che in
Europa, anche in Cina, Australia, Giappone,
Stati Uniti e Brasile.
Il fermo del
moderno stabilimento avverrà alla fine
dell’anno, ma già è stato firmato un accordo per
la messa in cassa integrazione straordinaria
degli 82 dipendenti e per una mobilità solo su
base volontaria, a cui hanno aderito per ora
solo un paio di persone.
In una nota i
sindacati sottolineano che il gruppo è entrato
in crisi esclusivamente per difficoltà di
carattere finanziario dato che le banche pongono
condizioni insostenibili. Il gruppo non ha
problemi di mercato, a parte un lieve ed
ininfluente calo dei consumi. La medesima
situazione si è creata anche negli altri due
stabilimenti in Emilia Romagna dove si è fatto
già ricorso alla cassa integrazione
straordinaria.
I sindacati
hanno lanciato un appello alle istituzioni
regionali e provinciali e ai ministeri del
Lavoro e delle Attività produttive chiedendo
l’apertura di un tavolo istituzionale a seguito
del perdurare di questa grave crisi finanziaria
e per evitare il precipitare degli eventi che,
per ammissione dei vertici aziendali,
condurranno alla chiusura dello stabilimento,
con la conseguente perdita di 82 posti di
lavoro, oltre ad un indotto di difficile
quantificazione.
Se non intenda promuovere un tavolo
istituzionale con l'Azienda, i sindacati e gli
enti locali al fin di individuare un’alternativa
industriale solida e credibile che possa
scongiurare la chiusura del sito produttivo e
possa garantire la salvaguardia dei livelli
occupazionali.
Roma novembre 2013 GIANNI
MELILLA |