TERAMO, 24.11.2013 -
Il Salotto culturale 2013
(sponsorizzato dalla Fondazione Tercas e
dall'ufficio culturale della Diocesi) continua
settimanalmente le attività autunnali e nel
prossimo mercoledì
27 novembre,
alle ore 17,45,
nei locali della Sala "Prospettiva Persona" in
via Nicola Palma, 33 a Teramo (concessa
dall'Arciconfraternita SS. Annunziata) inizia il
ciclo
Il caffè letterario:
rapporto tra il cinema e i romanzi del ’900
a cura di
Lucia Pompei.
Il tema della serata è
dedicato al film di Pietro Germi "Un
maledetto imbroglio". Saranno proiettati
brani antologici.
Trama
La
trama è una rielaborazione[1] del romanzo Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo
Emilio Gadda.[2]
« In generale, mi sembrerebbe un sintomo di
decadenza, per il cinema, ridursi a cercare le
sue storie nei romanzi. Per quanto mi riguarda,
mi sentirei diminuito se risultasse che nel mio
lavoro mi aggancio alla letteratura. Io credo
nell'assoluta autonomia del cinema; non solo, ma
credo che sia molto difficile che un film
veramente importante nasca da un libro. »
(Pietro Germi, in E.Giacovelli, "Pietro Germi",
(Firenze: La Nuova Italia, 1990), 5.)
Il film inizia con
l'inquadratura della fontana di Piazza Farnese
con in sottofondo la canzone Sinnò me moro,
scritta dallo stesso Germi con la collaborazione
di Rustichelli, e cantata da Alida Chelli. In
questo modo lo spettatore verrà introdotto
subito nell'ambiente popolare romano e capirà di
stare per assistere ad un dramma sentimentale di
sangue e passione. La successiva scena ha come
nucleo focale il condominio dove un caos di voci
ripropone grottescamente il "pasticciaccio",
l'imbroglio del romanzo.
Il commissario
(Pietro Germi), la servetta (Claudia Cardinale)
e l'assassinata (Eleonora Rossi
Drago).Nell'antico palazzo di Piazza Farnese, il
commissario Ingravallo sta interrogando un
condomino collezionista d'arte che ha subito un
furto in casa. Il derubato si mostra stranamente
reticente nel rispondere alle domande del
commissario che, anche perché preso da istintiva
antipatia per il personaggio, che appare
effeminato ed equivoco, incomincia a sospettare
qualcosa di poco chiaro nel furto. Dopo qualche
tempo nello stesso palazzo avviene un omicidio
scoperto in casa dal cugino della vittima, la
bella signora Liliana Banducci. Ingravallo viene
incaricato di indagare e scopre che il cugino,
che si fa passare per medico ma non lo è e
dirige un centro estetico che appare piuttosto
come una casa d'appuntamenti mascherata. Il
commissario interroga Assuntina, la cameriera
della vittima e scopre che questa ingenua
paesanotta è fidanzata con un elettricista,
Diomede, che ha lavorato in casa della morta e
che rimpolpa i suoi guadagni facendosi pagare
per le sue prestazioni a ricche turiste
americane. Di questo lavoro straordinario
l'ingenua ragazza, prossima alle nozze, non sa
niente e Ingravallo spontaneamente sente di
doverla proteggere. Dalle indagini viene alla
luce che sia il cugino che il marito della
vittima, si spartiscono fraternamente i favori
di un ex cameriera di casa: Virginia. I sospetti
convergono proprio su questi ultimi personaggi
ritenuti complici dell'assassinio. Nel
frattempo, i gioielli rubati vengono recuperati
da un ricettatore ben conosciuto dalla polizia.
Ingravallo scopre, casualmente, che la chiave,
che la cameriera gli ha dato per entrare a
compiere i rilievi di polizia nella casa della
vittima, in realtà è una copia,[3] il cui
originale è nella mani di Diomede che confessa
di essere stato sorpreso in casa e riconosciuto
da Liliana durante un tentativo di furto e di
averla uccisa preso dal panico. Il commissario
farà arrestare l'assassino ma salverà Assuntina
dall'accusa di complicità, impietosito di lei e
del figlio che sta aspettando.
> A pochi giorni da un piccolo furto di gioielli
in casa del commendatore Anzaloni (Ildebrando
Santafè), il commissario Ingravallo (Pietro
Germi) deve tornare nel medesimo quartiere per
indagare su un crimine ben più grave: Liliana
Banducci (Elena Rossi Drago), vicina di casa di
Anzaloni, è stata infatti trovata morta
assassinata nel suo appartamento. La prima
domanda che Ingravallo si pone è se via sia una
correlazione tra i due accadimenti ("si dice che
due bombe non cadano mai nello stesso punto"-
osserva il commissario), correlazione che
tuttavia non sembra confermata dai fatti.eppure
c'è! Tratto dal romanzo di Carlo Emilio Gadda "Quer
pasticciaccio brutto de via Merulana", questo
film sceneggiato - insieme ad Alfredo Giannetti
ed Ennio De Concini-, diretto ed interpretato da
Pietro Germi è un intrigante giallo poliziesco
con ascendenti del genere noir, rinvenibili
soprattutto nell'impietoso affresco di una
società moralmente degenerata: praticamente
tutti i personaggi incontrati da Ingravallo
durante le indagini nascondono qualche scheletro
nell'armadio. Bravi tutti gli interpreti, a
partire da Pietro Germi, perfettamente calatosi
nella parte del poliziotto duro ma ligio al
dovere, fino alla giovane Claudia Cardinale alla
sua terza apparizione sul grande schermo.
Rassegna stampa Critica
di Gian Luigi Rondi
"Il Tempo"
Il romanzo di Gadda, Querpasticciaccio brutto
de Via Merulana, non era certo un "giallo":
c'era sì un omicidio e c'era una lunga e
minuziosa ricerca del colpevole da parte della
polizia, ma un simile spunto serviva a Gadda
soprattutto per disegnarci una pittoresca
galleria di personaggi tipici della Roma agli
albori del fascismo, tutti parlanti un italiano
o un romanesco che all'autore era sempre di
pretesto per una gustosa filologia e tutti
adatti, in genere, alle più ricche e colorite
indagini psicologiche. »
di Valerio Guslandi "Ciak"
Un tentato furto e un omicidio nello stesso
caseggiato, un commissario umano e ruvido ai
tempo stesso. Nel 1959 Pietro Germi adattava per
il cinema il romanzo Quer pasticciaccio brutto
de via Merulana di Carlo Emilio Gadda,
aggiungendovi un finale laddove il libro restava
invece in sospeso. Era il primo vero poliziesco
italiano, si disse. In realtà era anche l'avvio
della più felice stagione di Germi, regista e
osservatore del costume italiano, che doveva
produrre tre anni dopo il Capolavoro Divorzio
all'italiana. »
di Giuseppe Marotta
A Napoli, frugata da una pioggia rabbiosa che
diceva: "Badate, sono capace di tutto," mi
rifugiai due volte nell'Augusteo: una sera per
Quel maledetto imbroglio e l'indomani per Il
giorno della vendetta. Incastrato nel tufo della
collina, l'Augusteo è invitante, in questo
novembre di cieli sdogati, come il reggipetto di
Jayne Mansfield. Sarò breve. Ce l'ho, per il
bene suo, con Pietro Germi. Dico: "Ma come, tu
dopo In nome della legge non c'è ago
cinematografico di cui non sbagli la cruna?" Qui
egli ha messo gli occhi sul romanzo di Gadda
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. »
di Franco Valobra "Cinema Nuovo"
Stabiliti i precisi limiti ideologici in cui
Germi si muove (è questo sicuramente il suo film
meno impegnato in tale senso), non resta che
prendere atto della straordinaria abilità
narrativa che il regista dimostra in questo suo
tentativo di "giallo". Il voler ricercare la
fonte letteraria di quest'opera e lo stabilire
confronti con il romanzo di Carlo Emilio Gadda,
cui essa si ispira, è tanto assurdo quanto
inutile. Quer pasticciaccio brutto de Via
Merulana ha fornito a Germi soltanto lo spunto
iniziale: e da esso egli si è poi mosso in modo
autonomo e indipendente per esporre la sua
vicenda, tutta imperniata sulla precisa
inchiesta del commissario Ingravallo e sulle
impreviste svolte narrative che essa gli
consente». |