TERAMO, 13.12.2013 -
Mercoledì 18.12.2013
ore 17,45 presso la Sala “Prospettiva
Persona”, nuovo appuntamento del Salotto
Culturale XIII edizione (patrocinio
Fondazione Tercas, a Teramo in Via N. Palma.
Per il ciclo
Libro in Vetrina, sarà
presentato il libro di
Flavio
Felice, Istituzioni,
persona e mercato. La persona nel contesto del
liberalismo delle regole, Rubbettino
2013.
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Interventi di:
Vincenzo De Nardis,
vicepresidente Fondazione Tercas, Teramo
Giovanni Farete,Docente
di Storia dell’Economia, Università Europea,
Roma
-
Moderatore:
Attilio Danese,
condirettore di “Prospettiva Persona”.
Concluderà l’autore,
Flavio Felice, docente di storia delle dottrine
economiche alla Università Lateranense, Roma.
La cittadinanza è invita a
partecipare
Sandra D'Antonio
CRP -
Prospettiva Persona
Via N. Palma,
37 - 64100 Teramo
0861 244763
www.prospettivapersona.it
Approfondimento da La
Civiltà Cattolica del 16 Novembre
Da quando Benedetto
XVI ha messo il tema delle istituzioni al centro
del magistero sociale della Chiesa sono ancora
pochi i lavori che approfondiscono gli ambiti
della dimensione che l'enciclica Carítas in
verítate definisce come la «via istituzionale
della carità» (n. 7). Su questo sentiero si
colloca la ricerca dell'A., professore di
Dottrine economiche e politiche alla Pontificia
Università Lateranense, che chiarisce il ruolo e
il significato delle istituzioni fondate
sull'antropologia cristiana.
Nonostante l'eterogeneità delle figure
analizzate - Luigi Sturzo, Alessandro Passerin
d'Entrèves, Wilhelm Rópke, Luigi Einaudi, Lord
Beveridge; da un economista riformatore
abruzzese del Settecento come Melchiorre Delfico
fino a Benedetto XVI -, il lettore è provocato a
confrontarsi con una corrente di pensiero quasi
dimenticata. Il confronto proposto dall'A. si
basa sulla possibilità di definire «un'etica
intrinseca» alle teorie dell'economia civile e
dell'economia sociale di mercato, liberandole da
fraintendimenti e cattive interpretazioni che ne
hanno condizionato a lungo la ricezione
all'interno della riflessione accademica e
pubblicistica.
Così, soprattutto la parte centrale del volume
invita a non contrapporre Stato e mercato, per
non relegare nell'angolo «la persona e le sue
dimensioni relazionali»: occorre, secondo l'A.,
comporre una «visione poliarchica dei poteri»,
in cui ciascuno, nel proprio ordine, soggiace a
regole e produce norme di comportamento per gli
attori che ne consentano il funzionamento e il
mantenimento. E questo principio vale anche per
le società complesse.
È per questo che è presentata la corrente
culturale, sorta in area germanofona, denominata
«liberalismo delle regole» (ordoliberalismo),
che si basa su una visione dei poteri -
pubblici, statali o privati - che include gli
elementi formali e materiali della vita
associata. Secondo l'A., questa corrente di
pensiero - che permette di non confondere i
piani tra ciò che è la prassi e i valori -
richiama il politico a non imporre scelte
etiche, e l'autorità religiosa a non prescrivere
soluzioni tecniche nello spazio pubblico.
La prospettiva dell'ordoliberalismo potrebbe
contribuire a formare una nuova cittadinanza
europea, fondandola sui valori della libertà,
dell'innovazione e del progresso. Tuttavia la
proposta, per non essere considerata ingenua o
utopistica, richiede un nuovo «patto umano» tra
Governi, società e cittadini. In altre parole,
si tratta di formare «tanti moltiplicatori di
capitale sociale» quante sono le sfere
dell'agire pubblico, in modo che ciascuna di
esse possa trarre benefici dal buon
funzionamento delle altre.
Il volume è attraversato da tesi liberali (non
liberiste, però), destinate ad aprire un
dibattito anche all'interno delle stesse
comunità cristiane: la costruzione di nuove
governances; la conciliazione tra le logiche del
mercato e del sociale; il significato liberale
di economia sociale; la distinzione tra
«economia sociale di mercato» ed «economia di
mercato sociale»; l'integrazione dei princìpi di
sussidiarietà e di poliarchia con i concetti di
mercato, competizione e impresa.
«In definitiva - scrive l'A. -, non si tratta di
puntuali interventi nel mercato su "base
sociale" quanto soprattutto dell'accesso senza
privilegi al mercato». Se il Paese vuole
scommettere su un'economia sociale di mercato
competitiva, sono necessari «uno Stato forte per
un mercato libero e un'impresa dinamica». E,
aggiungiamo noi: prevedendo forti garanzie per i
più deboli.
di Francesco Occhetta |