ROMA,
1.9.2014
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Le
preaperture sono una “vergogna per il Paese”, un
“appuntamento annuale con l’illegalità”, il via
libera alla “vera e propria guerra contro la
natura” condotta da amministratori pubblici per
compiacere una minoranza (fortunatamente sempre
più ridotta) di cacciatori e i produttori di
armi. Questo il giudizio della Federazione
Italiana Associazioni Diritti Animali e
Ambiente - di cui fanno parte Lav, Enpa, Oipa,
Lndc, Leidaa, AAE Conigli, AiutiamoFido, Amici
Animali Onlus, Cani & Mici per Amici Onlus, City
Angels, Earth, Eolo a 4 zampe, Frida's Friends
Onlus, I Favolosi Cani 80, Il Rifugio del Micio,
Noi Animali, Ombre a 4 zampe, SOSGaia, SOS
Levrieri, Tartamondo Onlus, Gaia Italia, L'Arca
della Valle, Anita Onlus, Leal, Mondo Gatto
Gruppo Volontari Onlus, Anima Equina Onlus -
sulla decisione, presa da 16 Regioni, eccetto
Val d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria e
Lazio, di autorizzare anche quest’anno la caccia
per alcune giornate aggiuntive (fino ad 8) e per
alcune specie (fino a 9) prima dell’apertura
ufficiale della stagione, la terza domenica di
settembre.
Non solo il buon
senso e le evidenze scientifiche suggeriscono di
non consentire la caccia nei periodi di
migrazione e riproduzione, ma le direttive
europee, già recepite da leggi italiane, vietano
la pratica venatoria in questi momenti delicati
per la fauna selvatica e numerose sentenze dei
Tribunali amministrativi danno ragione ai
ricorsi delle associazioni animaliste. Eppure
norme e giudici, esattamente come l’opinione di
milioni di italiani, nulla possono contro la
lobby dei cacciatori, che per il proprio
“divertimento” distruggono un patrimonio comune,
calpestando – se ne hanno voglia – anche la
proprietà privata. Poco importa se ci rimettono
ghiandaie, tortore, merli, cornacchie grigie e
nere, gazze, colombacci, alzavole, beccaccini,
marzaiole, quaglie, germani reali e conigli
selvatici, a rischio già da oggi secondo i
calendari deliberati da Regioni e Provincie in
barba alla logica, alle regole comunitarie, alla
legge 157/1992 che prevede la necessità, per la
programmazione dell'attività venatoria e per
autorizzare le preaperture, di avere piani
faunistici venatori aggiornati ogni cinque anni:
in molte Regioni sono fermi agli anni Novanta.
Tanta arroganza è
incoraggiata dal governo e dalla maggioranza del
Parlamento che non solo non ha cancellato
l’orrore dei richiami vivi, nonostante la
procedura d’infrazione europea, ma col decreto
competitività ha autorizzato forme di caccia
sulla neve, più
possibilità di sparo e la persecuzione di
animali come le nutrie. |