Alfredo
Di Mora, nato per creare auto da sogno
SANTA BARBARA, 23.4.2014 -
Born to create, nato per creare. Fu
l’ordine del Signore per il
nascituro dei coniugi Giovanni e Maria Di Mora
(siciliano il padre, abruzzese di Vasto la
madre) che risiede nello stato di New York. Il
neonato fu battezzato Alfredo-John, un ragazzino
vivace, desideroso di conoscere ciò che lo
circondava e di cui non sapeva. All’età di dieci
anni iniziò a lavorare in garage sino a quando,
affascinato da automobili e motociclette, iniziò
a costruire macchine lussuose nella famosa ditta
Clenetparandca. Un giorno si dimostrò capace
anche di ricostruire, come nuova, una Buick del
1939 bruciata, prima ancora che imparasse a
guidare. Nel 1976 Di Mora venne a Santa Barbara
in California e diede il via alla produzione di
auto di lusso, come la Sceptre 6.6S,
vincendo subito il premio per la migliore
macchina in mostra all’Auto Show di Los Angeles.
Ebbe inizio, così, una copiosa carriera per il
dinamico enterpreneur, come dimostrano in
numerosi show, le mostre, gli importanti
personaggi e le sagge decisioni, che gli
permisero di raggiungere il Pantheon dei
successi, rendendo il nome Di Mora il più
ricercato degli Stati Uniti e non solo. Il suo
successo fu tale che anche le autorità preposte,
nel 2001, introdussero il siculo-abruzzese nel
cavalierato della “Knights of Malta”
nominandolo Vice Presidente. Inoltre, gli venne
concessa l’onorificenza da parte della Finance
of Envision Entertainement Producer per la
produzione di vari film di prestigio, con attori
del calibro di Robert De Niro, Nicolas Cage e
John Cusack. Ovviamente, di fronte alla
valanga di modelli creati dal 57enne
artista-meccanico-produttore, viene da chiedere:
Esiste una macchina, da lei creata, che ama
maggiormente e perché?
«Indubbiamente la graziosa Clenet Serie 65.1
che iniziò ad essere venduta intorno al 1970, al
prezzo di circa 100 mila dollari per sfondare
prontamente, sui 150 mila dollari, mentre una
Clenet usata e riveduta oggi viene
acquistata per circa 38 mila dollari. Se mi
permette, vorrei dire - spiega Alfredo -
che la Clenet è la più bella auto stilizzata mai
costruita della serie. Ogni modello fu
concepito, disegnato e prodotto da piccoli team
di uomini e donne “educati” negli anni 70-80. E
nel 1986 questo modello venne selezionato
nell’anno dell’apertura, da parte del Presidente
Regan, del “Centenario della nascita delle auto
spinte a benzina” e io, per l’occasione, fui
premiato dalla “Auto Hall of Fame del Michigan”»
L’Italia ha contribuito a rendere la macchina
più elegante, e ricercata anche da personaggi di
Hollywood?
«La bellezza della radica di noce italiana per
il cruscotto, i portacenere di vetro scolpito
ed un cuoio straordinario, contribuiscono a dare
maggior prestigio alla macchina, molto gradita
dagli acquirenti, e parlo del King Hussein
di Giordania e di grandi star di Hollywood,
Silvester Stallone, Farrah Fowett, solo per
citarne alcuni».
Alfredo, lei ha appena sfornato la classica
decappottabile Vicci 6.2 Emperor e la General
Motor ha scelto di arricchire il modello con un
suo motore 6.2 litri V8 e sospensioni
indipendenti?
«La
sportiva Vicci 6.2 e’ il risultato della fusione
della tecnologia del secolo ventunesimo con
l’eleganza ed il “flair” della classe 1930.
Siamo così riusciti a ricollocarci in maniera
innovativa sul mercato americano e globale. La
Vicci 6.2 rappresenta, inoltre, il coronamento
del connubio tra uno stile innovativo e il
design classico degli anni ‘30, che riprende
quello delle grandi “car” del passato, vedi:
Talbot Lago, Bugatti, Jaguar, Alfa Romeo. E,
anche in quest’ultimo modello, fanno sfoggio i
pregiati prodotti italiani pocanzi menzionati.
Come annunciato la nuova creazione debutterà
entro il mese di aprile e, dopo la dimostrazione
pubblica, parteciperà alla Taiwan Art Fair».
Ricordiamo altresì che tempo fa lei stava
elaborando un super modello il cui prezzo si
aggirava sui 2 milioni di dollari. A che punto
siamo?
«Sarà una macchina “surprise”, esattamente un
super modello. Un veicolo piacevole e gradevole
a guidarsi grazie anche ad un design mai visto
prima. Intanto, per ora, posso annunciare che la
“Natalia SLS2” con motore “Volcano” V16,
sarà capace di sviluppare 1200 HP e garantire al
contempo un eccellente risparmio di carburante,
grazie all’impiego di un sofisticato sistema
computeristico».
Nel suo vagare tra disegni, colori e motori ha
mai riservato un pensiero per la F.1?
«Nel mio studio, tra le montagne di disegni e
progetti, c’è anche un “pensiero”, impresso su
carta, riguardante proprio la F.1. sospinto da
un grande desiderio di partecipare alla serie
mondiale».
Da cosa trae l’ispirazione per i suoi
modelli?
«Dalla volontà e dai desideri degli amanti di
vetture di classe. Sono loro che ispirano,
suggeriscono, chiedono. Io amo tutte le
automobili, e questo è difficile a spiegarsi, ma
si sappia che io voglio realizzare sempre
qualcosa che contenga in sé caratteristiche di
modernità».
Mi dica Alfredo: potendo, rifarebbe tutto quello
che ha fatto sino ad oggi
«Con piacere, con maggiore lena e interesse.
Questo e’ un campo ampio, che suggerisce novità;
ogni momento della vita ed io ho sempre cercato
di completare i miei progetti con successo e
seguendo il mio gusto personale».
Prima di tornare a New York, ricordiamo ad
Alfredo il commento positivo di una rivista
sportiva d’auto, che definisce il
costruttore-artista come un “rivoluzionario
dell’arte delle auto”. Ma il dinamico figlio di
oriundi italiani si limita a commentare: «Io
sono un “lavoratore” dell’arte automobilistica,
ed il mio interesse e’ quello di offrire al
pubblico il meglio della produzione sul
mercato».
Auguri! |