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L'Angolo acuto

di Lino Manocchia

www.giulianovailbelvedere.it alla scoperta dell'America

 

Vita da auto

L’odissea della Lancia Astura, l’"italiana" alla corte del Negus

 

 

 

 

NEW YORK, 18.5.2014 - Ebbe una vita  spericolata. E a segnarne il destino furono indubbiamente  i travagli politici e militari che tennero a battesimo il suo debutto  sulla scena  il 2 settembre 1938. La Lancia Astura uscì dallo stabilimento torinese  in pieno Ventennio, appartenente ad una nidiata di soli 426 esemplari, frutto della prolifica collaborazione fra Lancia e Pinin Farina, fu acquistata (al prezzo di 74.886 mila lire) da un generale italiano, subito portata in Somalia e da qui ad Addis Abeba. Lungo le polverose strade dell’Etiopia, scorrazzò a lungo. Quando il generale italiano fu rimpatriato, l’auto passò  dapprima in mano inglese e quindi finì nel garage reale di Haile Selassie che, alternandola a una Roll Royce, la esibiva orgogliosamente per le vie di Addis Abeba.

Qui la nostra Astura conobbe un periodo relativamente tranquillo, accudita e coccolata in modo morboso da Alì, lo chauffeur reale. Con l’esilio imposto al Negus dalle truppe italiane la macchina fu abbandonata e ridotta a un lungo riposo (una ventina d’anni) senz’altri compagni che il buio e la polvere. Negli anni Sessanta, nella vicina Somalia, gli americani avevano instaurato il loro  quartier generale. Per cento dollari un soldato statunitense acquistò la vettura dal vecchio autista ma poco dopo la perse al tavolo verde con tal Gary Shower, un commilitone di colore stanziato ad Asmara nel reparto della Military Police.

Come spesso accade tra americani e oggetti provenienti dal vecchio continente, il nuovo proprietario si invaghì della nobile Astura, la guidò a lungo e dopo qualche anno sborsò qualcosa come mille dollari per imbarcarla e spedirla a casa oltreoceano. Qualche tempo dopo, Shower si congedò con il grado di sergente e tornò a vivere a 421 di Rain Drive a Kent, nell’Ohio, dove completò gli studi  presso la locale università e finì per distinguersi come asso della pallacanestro. Ma nel difficile processo di integrazione razziale in cui si trovò coinvolto nel 1962, il Nord degli Stati Uniti costrinse l’appassionato collezionista ad abbandonare qualsiasi velleità di carriera. Shower, per vivere, dovette fare il venditore di scarpe, una professione che non gli permetteva certo il mantenimento del suo gioiello. A malincuore decise di donare la macchina alla ”Western Reserve  Historical Society” di Cleveland che dopo qualche anno la mise all’asta.

Se l'aggiudicò nel 1977 un facoltoso industriale, Emilie Legros, suocero di un certo Jim Stutzman Jr, venditore di auto d’epoca che la mise nel suo garage accanto ad altre macchine italiane più moderne.

 

 

 

 

Quando mister Stuzman chiese a Christie di proporre l’Astura in una delle sue aste, la macchina attirò l’attenzione di Ignazio Franciamore (foto), per gli amici ”Iggy”, vice presidente della Lancia di New York e proprietario di uno dei  più noti autosaloni della Grande Mela. Franciamore, oriundo di Bivona, un paesello  dell’Agrigentino, sistemò il suo nuovo acquisto nel lussuoso palazzo  che possedeva nel Bronx, accanto a tante altre auto del marchio torinese.

 

UN RESTAURO DA 80 MILA DOLLARI

 

Solida, massiccia ma anche precisa e confortevole nella guida. Il sistema di fissaggio del motore al  telaio (brevetto Lancia) permetteva di attenuare sensibilmente le vibrazioni. Fu la sua notevole robustezza a permetterle di sopravvivere così a lungo sulle strade d’Etiopia, tuttavia qualche fortunato passaggio di mano e un riuscito restauro in terra americana la restituivano al fascino originale.

L’Astura disponeva di  un albero motore su tre rapporti, prevedeva una pompa elettrica ed il serbatoio  aveva una capacità di 60 litri. Al momento del suo ritrovamento, l’Astura del Negus presentava gli immancabili segni dell’usura, evidenti sopratutto nella carrozzeria (peraltro completa) che mostrava anche qualche ammaccatura. In fase di restauro il problema maggiore erano gli ammortizzatori anteriori corrosi e oltretutto introvabili. Lavorando al tornio, è stato possibile produrne di nuovi. La “Torinese”  disponeva di un albero posteriore (a leva) e per questo bastò recuperare pezzi in buono stato da altre vetture. A causa delle parabole ossidate, i fari avevano perso parte della loro luminosità, come pure le gomme Michelin.

Quanto agli interni, su questo esemplare le finiture erano in radica, divano e tappetino in velluto rosso.

Nel complesso il restauro, durato due anni, costò circa 80 mila dollari (più o meno 150 milioni di lire), tuttavia il destino dell’Astura viaggiante non si placò sino a quando un turista argentino, di visita a New York, s’innamorò del “coraggioso super modello” riportandolo subito a casa. A distanza di due anni il cronista, con l’aiuto del computer, da buon cacciatore, ha scovato la "vecchia" Astura in un erboso retrocasa addobbato da cartelloni e manifesti: “Si offre a buon prezzo. Chi prima arriva, troverà questa meraviglia italiana” indica l’offerta commerciale. Ma nessun prezzo ancora e il mistero continua la mirabolante corsa della gloriosa Lancia Astura che tenta di consumare gli ultimi giorni messi a disposizione dalla Provvidenza. Che strana la vita!

Approdò in Somalia al seguito di un gerarca fascista. Cadde in mano inglese e finì nel garage del Negus Haile Selassie. Acquistata per cento dollari da un soldato americano fu poi persa al gioco e spedita negli Stati Uniti.  Ultima tappa della sua vita l’Argentina?

 

 

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