ROMA,
31.8.2016 –
Mentre si avvicina la nuova stagione venatoria
“ufficiale” (2016/2017) anche quest’anno in
numerose regioni avremo le “preaperture”. Dal 1
settembre in 9 regioni (Abruzzo, Marche, Veneto,
Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Campania, Toscana
e Sicilia, dove dal 1 settembre saranno
cacciabili colombacci e Tortore) migliaia di
animali torneranno nei mirini delle doppiette
italiane. Vedremo
di nuovo cacciatori in azione in stagni e lagune
pronti a puntare contro anatre selvatiche come
alzavole, germani e marzaiole, ma anche nei
boschi all’inseguimento di colombacci e
ghiandaie. Nonostante
le evidenze scientifiche e le normative europee
che non consentono la caccia nel periodo di fine
estate, nel nostro Paese si continua ad
autorizzare l’uccisione di animali selvatici
proprio quando questi sono più vulnerabili. Di
sovente, poi, oltre al danno si concretizza
anche la beffa perché alla strage di migliaia di
animali dichiarati cacciabili dalle regioni
bisogna aggiungere il disturbo alle specie non
cacciabili e le numerose uccisioni “accidentali”
(molte specie possono essere confuse) o, peggio,
veri e propri episodi di bracconaggio.
Non è un caso che l’Europa (l’Italia è stata più
volte richiamata dalla Commissione UE con
l’avvio di procedure d’infrazione) non
consenta la caccia in alcuni periodi dell’anno
fra i quali rientra la fine dell’estate per le
condizioni in cui si trovano numerose specie:
piccoli ancora immaturi, le specie migratrici
che devono prepararsi ai lunghi voli di ritorno
verso i luoghi di svernamento, la scarsità di
acqua e cibo a causa delle siccità estive, degli
incendi e le specie che stanno ancora
nidificando. A tutto questo, in Italia si
aggiunge anche un deficit di controlli, sempre
più scarsi e, quindi, inefficaci, per la
prevenzione e la deterrenza rispetto ai reati
venatori. Situazione in peggioramento anche a
causa dei vari “riordini” che interessano le
Polizie Provinciali e il Corpo Forestale dello
Stato.
Anche se è impossibile calcolare il numero reale
degli animali uccisi dalla caccia “autorizzata”,
a causa delle falle nel sistema venatorio, si
stima che sotto i colpi delle doppiette potranno
essere abbattuti in tutta la stagione venatoria decine
di milioni di animali: una mattanza
compiuta dai circa 700 mila cacciatori
italiani (ovvero poco più dell’1% della
popolazione italiana, in diminuzione nel numero
e in aumento per età media). La stragrande
maggioranza degli italiani è invece contraria
alla caccia, come dimostra una recente indagine Eurispes secondo
la quale il 68% degli italiani si schiera
contro l’attività venatoria.
Le preaperture della stagione della venatoria,
in Italia si inseriscono in un quadro di estrema
difficoltà per la fauna selvatica, già
fortissimamente segnata dagli abbattimenti
illegali. In particolare per gli uccelli,
secondo il rapporto di BirdLife
International, uscito proprio quest’anno,
nel nostro paese si arriva a un numero di
uccisioni illegali pari a 5.600.000 di stima
media (range da 3.400.000 a 7.800.000).
La crescita di sensibilità certamente positiva
nei confronti della Natura, frutto del grande
lavoro di sensibilizzazione ed educazione
ambientale svolto da associazioni come il WWF
che nei suoi 50 anni di vita ha contribuito al
miglioramento delle condizioni della fauna e nel
rispetto delle norme europee. Il 2016 è l’anno
del cinquantesimo anniversario dalla fondazione
del WWF Italia: 5 decenni di impegno grazie
all’attività di volontari, guardie ambientali,
avvocati, studiosi ed esperti sempre in favore
della Natura.
Lazio e Marche avranno
la stagione venatoria più lunga, dal 1 settembre
al 9 febbraio 2017. Inoltre altre regioni
continuano ad escogitare “escamotage” per
impedire ricorsi alle associazioni
ambientaliste: è il caso della Toscana che
ha approvato la preapertura con un provvedimento
“last minute” con soli due giorni d’anticipo dal
via libera alle doppiette.
In attesa dell’apertura ordinaria prevista per
il 18 settembre non resta che sperare che il
minor numero possibile di cacciatori approfitti
di queste deroghe e che provvedano alla
riduzione dell’inquinamento non utilizzando
munizioni in piombo, elemento estremamente
inquinante sia per gli uomini che per gli
animali. |