TERAMO,
18.1.2016 - Che
si chiudano gli ospedali della provincia di
Teramo.
E’
la provocazione che lanciano le scriventi
Federazioni delle Funzioni Pubbliche della Cgil,
Cisl e Uil di Teramo a causa del perdurare delle
problematiche legate alla cronica mancanza di
personale.
Si
è più volte detto che quella di Teramo
rappresenta l’unica Asl senza la presenza sul
territorio di cliniche private in grado di
assorbire parte dell’utenza ospedaliera; che si
tratta di una Asl che ha sempre rispettato gli
standard regionali previsti nel piano di rientro
dal commissariamento; che si tratta di una Asl
di confine che vede, gioco forza, una accentuata
mobilità passiva che potrebbe essere ridotta
drasticamente se solo si garantisse personale
sufficiente.
Quale azienda, pubblica o privata, infatti,
potrebbe funzionare con una carenza in organico
di circa 200 medici, 240 infermieri e 160 oss?
La governance teramana è costretta a mettere
continuamente in campo misure tampone che
rappresentano solo una boccata di ossigeno
erogata a chi sta morendo soffocato. Il problema
deve essere affrontato in maniera definitiva in
modo da permettere una gestione della sanità
teramana adeguata ai suoi standard qualitativi.
Le piccole proroghe, le assunzioni temporanee,
non rappresentano la soluzione del problema. La
carenza di personale, aggravata dalla necessità
della applicazione della normativa europea in
tema di orario di lavoro, acuisce in maniera
esponenziale la possibilità di errori, errori
sino ad oggi evitati grazie alla professionalità
e lo spirito di sacrificio dei dipendenti. Bene
il piano contro le cadute dei pazienti, divenute
ormai un’emergenza, approntato dalla Asl di
Teramo, che prevede la possibilità di far
indossare ai pazienti più a rischio braccialetti
gialli in modo da rendere immediatamente
evidente la necessità del paziente stesso di
essere sempre accompagnato in caso di bisogno di
deambulazione. Ma con quali risorse umane
considerato che spesso nei reparti rimane un
solo infermiere?
Non è dunque più immaginabile una situazione di
quotidiana emergenza che mette a rischio la
erogazione dei livelli minimi di assistenza,
fino ad oggi assicurati grazie alla dedizione
del personale.
Se
non si pongono gli ospedali della provincia di
funzionare con un minimo di normalità, che si
chiudano. |