TERAMO,
10.8.2016 –
Nei
giorni scorsi è stata completata la “pulizia”
della Foce del Torrente Cerrano a Silvi.
Per “pulizia”, secondo i proponenti e gli
esecutori dell’intervento, si intende il taglio
a raso di tutta la vegetazione spondale. In
pratica la distruzione dell’habitat ripariale
del Torrente!
Di pulizia in realtà ne è stata fatta ben poca,
visto che i rifiuti abbandonati sul posto sono
rimasti lì, come testimoniano le foto scattate
nella giornata di ieri.
Un intervento che peraltro nelle modalità
contrasta con quanto stabilito dalla stessa
Regione Abruzzo nelle sue Linee guida sulla
gestione degli interventi sui lungofiumi.
Ipotizziamo che, come è già successo in passato,
a giustificazione di questo tipo di intervento
si accamperà la scusa del rischio idrogeologico.
È paradossale che si tagli la vegetazione, che
cresce naturalmente lungo le sponde dei corsi
d’acqua, ma contemporaneamente si continui ad
autorizzare la costruzione di manufatti in
cemento sempre lungo le sponde di fiumi e
torrenti e non si intervenga mai per cancellare
le opere in cemento di “rettilineizzazione”
effettuate nei decenni passati per fiumi e
torrenti. Evidentemente per chi propone questi
interventi il cemento è più adattabile delle
piante!
Per l’ennesima volta il WWF ricorda che, come è
ormai acquisito da tutte le ricerche
scientifiche in materia, il taglio totale della
vegetazione spondale è inutile e dannosa perché:
1)
aumenta la velocità
dell’acqua e quindi i fenomeni erosivi;
2)
riduce la capacità
autodepurativa dei corsi d’acqua con conseguente
aumento dell’inquinamento del mare;
3)
fa spendere soldi pubblici
inutilmente perché le piante nel giro di una
stagione ricrescono in maniera ancora meno
naturale e quindi più pericolosa di prima;
4)
distrugge un ecosistema
naturale con effetti negativi sulle specie
animali presenti (soprattutto uccelli);
5)
“banalizza” il patrimonio
vegetazionale e riduce la biodiversità dell’area
perché rinasceranno solo poche specie di piante
(quelle più forti e a crescita più rapida).
E' tanto più grave che questo tipo di intervento
sia accaduto in un sito che può essere
considerato una delle “porte” dell’Area Marina
Protetta della Torre di Cerrano e proprio mentre
si discute di “contratti di fiume”. A cosa serve
questo strumento se non si riesce neppure a
pianificare il tipo e la gestione degli
interventi? Non vorremmo trovarci di fronte
all’ennesimo modo per distribuire un po’ di
soldi (pubblici, ovviamente!) per studi e
convegni destinati a non avere alcun effetto
sulla realtà dei luoghi.
Eppure sulla gestione dei corsi d’acqua e la
prevenzione del rischio idrogeologico sarebbero
veramente tante le cose da fare, compresi anche
degli interventi sulla vegetazione spondale che
va sì gestita, ma sulla base di scelte tecniche
e scientificamente valide con operazioni di
taglio mirato e rinaturalizzazione. |