PESCARA,
18.3.2016 –
Il personale della Capitaneria di Porto -
Guardia Costiera di
Pescara e dei reparti di
Tocco da Casauria, di
Popoli, di
Lettomanoppello e del
NIPAF di Pescara del
Corpo forestale dello
Stato hanno eseguito
oggi i sequestri,
delegati dal Giudice per
le Indagini Preliminari
presso il Tribunale di
Pescara, su richiesta
del Pubblico Ministero
della locale Procura
della Repubblica, dei
depuratori di Manoppello
- Piano della Stazza e
Lettomanoppello - Santa
Liberata e delle
condotte e degli
scarichi fognari del
Comune di Tocco da
Casauria in località S.
Anna e Francoli, a
carico di due pescaresi,
D. G. B.,
sessantatreenne
Direttore del Settore
Depurazione, e L. L.,
cinquantaquattrenne
Direttore Tecnico, della
stessa società per
azioni che gestisce la
depurazione dei
rispettivi comuni, per
aver effettuato, in
concorso tra loro, uno
scarico non autorizzato
sul suolo ed uno
sversamento di reflui e
liquami maleodoranti e
molesti per la
popolazione residente,
oltre all’inquinamento
delle acque, al getto
pericoloso di cose e
alla mancata
autorizzazione allo
scarico.
Infatti, nell’ambito dell’indagine condotta dal
Dott. Papalia, Sostituto Procuratore della
Repubblica titolare dell’inchiesta, nella quale
è stato
coinvolto anche il personale della Guardia di
Finanza e della Polizia provinciale, erano già
state eseguite alcune ispezioni ai depuratori di
Manoppello e Lettomanoppello da parte degli
uomini della Guardia Costiera, e allo scarico di
Tocco da Casauria, dagli appartenenti al Corpo
forestale dello Stato.
In
particolare il depuratore comunale di Manoppello,
all’epoca dei fatti gestito dal Comune stesso,
era stato peraltro già sequestrato nel 2011
dagli uomini del Corpo forestale dello Stato a
causa di analoghi accertamenti che avevano
svelato proprio il non corretto funzionamento
dell’impianto. Il provvedimento era stato poi
revocato dopo il passaggio di gestione
all’attuale società, che avrebbe dovuto
assicurare la manutenzione del depuratore, anche
a mezzo dei lavori necessari per la corretta
messa in funzione.
Successive
ispezioni, eseguite in contraddittorio con i
responsabili della gestione degli impianti oggi
sequestrati, avevano consentito di confermare,
in entrambi i casi, l’assenza delle previste
autorizzazioni allo scarico nel corpo ricettore,
oltre che un generalizzato stato di degrado dei
depuratori, risultati essere non in grado di
assicurare la corretta depurazione dei reflui
prima dell’immissione nel corpo ricettore.
Dietro disposizione del P.M., entrambi i
depuratori sequestrati sono stati dati in
custodia giudiziale ai dirigenti degli Uffici
Tecnici dei Comuni di Manoppello e
Lettomanoppello, proprietari degli stessi, i
quali dovranno ora adottare urgenti misure di
ripristino, affinché gli impianti possano essere
autorizzati a scaricare ancora i propri reflui
depurati nel Fiume Pescara.
Il Corpo
forestale dello Stato ha, invece, accertato lo
scarico abusivo sul suolo di gran parte dei
reflui fognari del Comune di Tocco da Casauria
tramite una conduttura che, dopo aver raccolto
gli scarichi di oltre 1.600 abitanti, tra cui
una struttura sanitaria (ex Ospedale Civile),
esce a cielo aperto in località S. Anna,
ruscella per un tratto di circa 400 m in un
fossato fino alla località Francoli, viene
nuovamente intubata due volte entro manufatti
cementizi lunghi rispettivamente 50 e 100 m,
fino a scaricare su un impluvio del terreno che
confluisce nel Fiume Pescara.
Il
monitoraggio sul Fiume Pescara, intrapreso dalla
Capitaneria di Porto e dal Corpo forestale dello
Stato già dall’estate scorsa, ha riguardato
principalmente l’esistenza e la consistenza
degli scarichi, dalla foce alla sorgente, e ha
già permesso di creare una banca dati su
supporti GIS cartografici. Per realizzare questo
archivio, contenente centinaia di siti, sono
stati messi insieme tutti i dati territoriali
esistenti: sia quelli della Provincia, organo
che rilascia le autorizzazioni allo scarico, sia
quelli provenienti dalle attività di controllo
sul fiume della Capitaneria di Porto e del Corpo
forestale dello Stato, sia quelli acquisiti
presso la Regione Abruzzo, appositamente
verificati sul posto, derivanti da una
convenzione con l’Università “G. D’Annunzio” di
Chieti – Pescara e relativi al censimento ed
analisi degli scarichi industriali e civili con
recapito nel Fiume Pescara, rilevati nel tratto
che va da Chieti Scalo alla foce. Tale
“database” viene continuamente implementato ed
utilizzato anche per svolte successive indagini
di polizia giudiziaria.
L’attività
ispettiva condotta su tutti gli affluenti e sui
corpi idrici che si riversano sul Fiume Pescara,
ha portato gli investigatori a concentrare le
proprie attenzioni sugli insediamenti ubicati a
monte delle località in cui i risultati delle
analisi delle acque immesse nel Fiume Pescara
avevano rivelato importanti superamenti dei
limiti massimi previsti dalle norme del Decreto
Ambientale del 2006.
“Le
verifiche su tutti gli scarichi censiti”,
hanno dichiarato i Comandanti della Capitaneria
di Porto e del Corpo forestale di Pescara, “stanno
consentendo agli inquirenti di scoprire
eventuali ulteriori condutture che inquinano o
compromettono, mediante l’immissione fuori
limite di liquami ad alta carica microbica o,
peggio, la loro mancata depurazione, la qualità
delle acque del Fiume Pescara e, di conseguenza,
quelle del Mare Adriatico”.
Tale
attività comporta, nel caso di rinvenimento di
scarichi particolarmente inquinanti e/o del
tutto abusivi, come quelli odierni, il prelievo
delle acque reflue per permettere, attraverso la
loro successiva analisi, di rilevare la presenza
delle sostanze contaminanti.
La continua
opera di controllo svolta dagli inquirenti lungo
il fiume e sulle sponde, che aveva già dato
alcuni risultati di rilevanza penale durante
l’inverno, quali il sequestro di due frantoi
oleari e di un sito industriale dismesso, oltre
ad un’attività ispettiva su un depuratore
industriale a Chieti Scalo, permettendo anche lo
svolgimento di un’azione preventiva e repressiva
sugli abusi legati alla pesca e al taglio di
piante, continuerà nei prossimi giorni,
nell’intento di cercare di migliorare le attuali
precarie condizioni delle acque del fiume
Pescara, in gran parte responsabili
dell’inquinamento delle acque costiere limitrofe
alla foce, notoriamente adibite alla balneazione
nel corso della stagione estiva. |