PESCARA,
3.1.2016 –
«Finalmente giunge al termine l’annosa questione
del 'Piano Cave'». Questo è il commento a
caldo del Sottosegretario regionale con delega
alle Cave e Torbiere Mario Mazzocca.
«Con specifico provvedimento del 9 ottobre
scorso - continua Mazzocca -, l’esecutivo
regionale ha risolto tutte le pendenze relative
ai precedenti affidamenti per la redazione del
Piano Cave ed ha contestualmente e riaffidato
l’incarico alla società 'Abruzzo Sviluppo spa'.
Quest’ultima, il 30 dicembre scorso, ha
trasmesso il "Piano Regionale per le Attività
Estrattive" (PRAE), un risultato raggiunto
grazie alla stretta collaborazione tra la detta
Struttura Operativa e il Servizio regionale
preposto».
Vale la pena di ricordare come l’importante
attività subì l’ultimo lungo ‘stop’ a causa di
un contenzioso giudiziario generato a seguito
della tanto farraginosa quanto improvvida scelta
del gruppo di lavoro coordinato da Marco
Sertorio, allora presidente di Assomineraria,
che dal 2010 in poi ha contribuito di fatto a
determinare un congelamento dell’attività
pianificatoria di interesse strategico per
l’Abruzzo. Basti citare il fatto che l’obbligo
della redazione di un documento programmatorio e
regolamentare organica del settore estrattivo
sussiste da quando avvenne il trasferimento alle
Regioni delle competenze dello Stato in materia
di cave mediante l’applicazione del DPR n. 616
del 1977. La Regione Abruzzo, da allora ed
Regione d’Italia, fino a ieri attendeva il
proprio ‘Piano Cave’.
Il PRAE è uno strumento di regolamentazione
ispirato ad una più efficiente e coordinata
azione degli interventi sul piano amministrativo
e non ha quindi natura di “piano urbanistico” in
senso stretto, ma di portata regolamentare. Il
Piano mira al conseguimento nel breve e medio
periodo di un migliore livello di sostenibilità
ambientale sociale ed economica delle attività
estrattive e quindi persegue il contenimento del
consumo del territorio la redazione delle
metodologie di coltivazione, la qualificazione
dei recuperi ambientali la valorizzazione dei
prodotti di cava/miniera.
La redazione del PRAE ha scelto la
programmazione della pianificazione indiretta
con la quale si attua l’azione programmatoria e
di politica di settore attraverso al definizione
di regole uguali per tutti gli operatori
pubblici e privati quindi non vengono
individuate prioritariamente le aree vocate alla
estrazione mineraria e terrigena. Il Piano è
costituito da Regolamenti e Indirizzi oltre ad
avere individuato aree precluse allo sviluppo
delle attività di cava e aree più idonee
definendo per esse precise procedure
autorizzative. Si tratta quindi di
regolamentazioni, nell’ottica del perseguimento
di un modello di sviluppo chiaramente
sostenibile, tendenti alla riduzione del consumo
del territorio; in particolare, il PRAE mira a:
1) limitare l’apertura e l’estrazione di nuove
cave o miniere il cui l’approvvigionamento sia
assicurato dalla attività estrattiva in
esercizio nel rispetto dei vincoli di mercato e
di sostenibilità dei flussi di trasporto;
2) privilegiare nei procedimenti autorizzativi
il completamento delle attività esistenti
rispetto all’apertura di nuove attività
estrattive;
3) incrementare il numero e la qualità degli
interventi di recupero ambientale delle cave
dismesse e non recuperate;
4) incrementare nell’esercizio delle attività
estrattive il ricorso alle “buone pratiche” di
coltivazione mineraria e recupero ambientale che
migliorino il livello qualitativo di recupero
ambientale;
5) incentivare il ricorso alle certificazioni
ambientali delle attività estrattive;
6) promuovere nel settore estrattivo lo
sviluppo economico di filiera.
«A giorni la sua presentazione in Regione
- chiosa Mazzocca -, mentre entro il corrente
mese di gennaio sarà avviata la necessaria fase
di consultazione con i portatori di interesse
generale soprattutto in ordine ai criteri posti
a base per la redazione del PRAE, quali
sostenibilità, qualità progettuale,
compatibilità delle attività estrattive in
funzione della vincolistica, criteri di
coltivazione e recupero ambientale con riguardo
al riutilizzo di materiali alternativi alle
risorse non rinnovabili». |