PESCARA,
22.1.2016 –
Dalla Legge Regionale n. 54/1983, che assegnava
alla Giunta Regionale il compito di predisporre
il 'PRAE' (Piano regionale delle Attività
Estrattive) entro un anno dalla entrata in
vigore della Legge stessa, finalmente questo
Esecutivo ha avuto la capacità di provvedere,
entro il dicembre 2015, alla predisposizione del
Piano Regionale suddetto. Adoperatosi per
azzerare le situazioni pregresse che avevano
generato solo contenziosi senza riuscire ad
adottare alcun provvedimento risolutivo, questo
Governo Regionale (atto n.826 del 8 ottobre
2015) ha disposto che gli uffici regionali
procedessero alla realizzazione del PRAE.
Questi, solertemente, hanno disposto gli atti
necessari a sanare le situazioni pregresse e
arrivare alla transazione con la società
'Abruzzo Sviluppo spa' per la redazione del
Piano, senza ulteriori oneri aggiuntivi e con
l’impegno di concludere la proposta di piano
entro la fine del 2015, definendo nel contempo
le linee di indirizzo e l’avvio della procedura
partecipata di VAS.
«è un
provvedimento importante e strategico per la
Regione, atteso da circa 30 anni - ha detto
il Sottosegretario Mario Mazzocca, che ha la
delega alle cave e torbiere -. Il piano
prevede il conseguimento, nel breve/medio
periodo, di un miglioramento del livello di
sostenibilità ambientale ed economica
dell'attività estrattiva, perseguendo il
contenimento del consumo del territorio, la
razionalizzazione delle metodologie di
coltivazione, la qualificazione dei recuperi
ambientali e la valorizzazione dei prodotti
estratti. Altro aspetto importante è costituito
dalla verifica in tempo reale dei risultati del
piano mediante l'utilizzo di un software che
consentirà di monitorare l'attività delle cave
operative sul territorio regionale».
Ora, il piano sarà sottoposto a Vas e, dopo la
conclusione del procedimento, inizierà il
cammino legislativo in Consiglio regionale per
l'approvazione definitiva.
Nello specifico, il PRAE è stato redatto, grazie
all’impiego di un valido staff di esperti nelle
diverse discipline, secondo una formulazione
innovativa ed attuale: temi come il clima e
l’inquinamento (soprattutto quello emissivo di
CO2) non potevano non essere adeguatamente
considerati. La Regione, dunque, si è dotata di
uno strumento operativo che, proprio in quanto
adattantesi ai territori e assoggettante a
verifica la reale sostenibilità delle opere di
escavazione realizzabili, applica i nuovi
principi dell’Unione Europea e del redigendo
'Piano regionale dei Cambiamenti
Climatici'. è la prima regione italiana ad
adottare un PRAE con misuratori della
‘resilienza’ (cambiamenti climatici e la
riduzione di CO2).
L’esecutivo Regionale, inoltre, ha scelto, tra i
primi in Italia, di adottare un Piano flessibile
ed in grado di adattarsi alle variazioni del
territorio e di valutare in continuo le
trasformazioni ambientali in una ottica di
conservazione del territorio e di riduzione
delle emissioni di CO2. Un Piano non urbanistico
(ossia individuando le aree che possono essere
oggetto di cava) ma regolamentare (ossia che
permetta di realizzare impianti solo lì dove le
condizioni ambientali, territoriali e
paesaggistiche lo possano consentire) attraverso
la puntuale verifica delle procedure di
autorizzazione e di controllo. Un Piano che
prevede prioritariamente l’utilizzo dei volumi
già autorizzati (sono ancora disponibili
46.699.506 mc di materiali, pari al 34,6% dei
volumi già autorizzati), il divieto di apertura
di nuovi impianti generanti l’effetto cumulo
nelle aree limitrofe alle cave esistenti, la
preventiva verifica - in caso di apertura -
della disponibilità di risorse di materiale di
recupero (materiali da demolizione o altri
scarti di lavorazioni idonei), l’obbligo di
inserimento nei progetti di piani
economico-finanziari e occupazionali credibili e
sostenibili. In definitiva, un forte e cogente
rispetto della vocazione del territorio e una
procedura autorizzativa precisa e chiara che ne
valuti prima della realizzazione tutti gli
aspetti ambientali.
«Per usare le parole dell’Arch. Borrone, uno
degli esperti del pool incaricato - chiosa
Mazzocca -, il PRAE vuole essere un piano
scenario, che affronta i temi, diretti ed
indiretti. Una agenda aperta su cui scrivere.
Accade a metà tra due epoche. Quella passata del
'secolo breve' e quella della odierna della
consapevolezza del 'limite'. Non rinuncia a
parlare una lingua ritenuta sconosciuta al
comparto estrattivo. Con coraggio pronuncia
economia circolare, tutela delle falde
acquifere, certificazione e compensazione
ambientale, paesaggio, natura. Pone al centro il
valore del capitale naturale. Non esportabile.
Irriproducibile. Identitario. Da valorizzare.
Con audacia espone la capacità delle cave
esistenti nel sostenere per anni ancora il
fabbisogno. Tenta di tracciare una linea su cui
fare scorrere una storia, quella delle cave, che
racconta del sostegno all’economia della
ricostruzione, dello sviluppo, dell’occupazione.
Ma anche delle ferite. In terre lontane.
Dolorose. Nelle nostre terre. Visibili nella
percorrenza. Dello stupore dell’abbandono.
Dell’incertezza della trasformazione. Cuce due
epoche. Consente di ammodernare, ma lo vuole
fare con gli attrezzi della contemporaneità.
Avverte che il futuro arriverà. Oltre il bordo
delle cavee. Invita ad affacciarsi, tenendosi
con le mani ben salde alla cimosa di cresta dei
versanti sagomati e guardare oltre. Diventa
occasione per rimettere a punto le nostre
coordinate e intervenire sui gangli della legge.
Facendo scelte. Operando scelte. Prendendo in
mano le decisioni. Operando sul valore delle
attività estrattive e convincendo dell’apparenza
al mondo del resiliente. Abbandonare la
matematica della norma. Incerta. Perché non può
che essere incerta. Tratta della natura. E
inoltrarsi nell’incanto dell’esplorazione
terracquea e dell’equilibrio con il genere
umano. Il PRAE è una opportunità da non
disperdere». |