PESCARA,
5.5.2016 –
Il Tribunale
Superiore delle Acque Pubbliche “boccia” Megalò
3 respingendo, sul piano del diritto e nel
merito, il ricorso della ditta AKKA srl, attuale
titolare del progetto, che aveva chiesto
l’annullamento di due provvedimenti contrari del
Genio Civile e della valutazione ambientale
negativa espressa in ultimo dal comitato
regionale VIA. Una decisione che segna un
importantissimo punto a favore dell’ambiente e
della legalità, pur se sulla questione è tuttora
pendente un ricorso al TAR.
La ditta AKKA
aveva chiamato in causa la Regione Abruzzo (il
Genio Civile è oggi un ufficio regionale) cui si
è affiancato il WWF con un proprio ricorso ad
opponendum, affidato all’avv. Francesco
Paolo Febbo. Il Comune di Chieti e l’Autorità
dei Bacini non si sono invece costituiti in
giudizio.
Gli avvocati di
AKKA avevano, in estrema sintesi, chiesto di
annullare il provvedimento col quale il Genio
Civile aveva rivisto una precedente posizione
favorevole espressa in conferenza di servizi e
quello con cui aveva disposto l’obbligo per la
ditta di ripristinare lo stato dei luoghi,
modificato negli anni con l’aggiunta di terra da
riporto; avevano chiesto inoltre di annullare il
più recente giudizio del Comitato VIA regionale,
sfavorevole al progetto.
Ciò premesso
l’impugnativa di AKKA, secondo il Tribunale deve
“ritenersi tardiva” rispetto ai tempi della sua
presentazione. Basterebbe per bocciarla, ma i
Giudici sono andati oltre ritenendo i motivi di
ricorso “infondati anche nel merito”. Il,
diciamo così, cambiamento di posizione del Genio
Civile e la successiva ordinanza sul ripristino
fanno infatti riferimento esplicito alla
morfologia e all’altimetria dei luoghi, variate
con una significativa riduzione della originaria
capacità di invaso e di laminazione: “da un
confronto delle varie cartografie emerge
inequivocabilmente una evidente attività abusiva
di rinterro e riporto, effettuato dopo l’anno
2000, atteso che nel 2001 le aree in esame erano
aree boscate” . Il Tribunale afferma inoltre che
il contrasto del PRUSST alla base del progetto
con il Piano paesistico regionale “è sufficiente
al fine di dichiarare la legittimità” del
giudizio negativo in sede di VIA.
“La decisione
del Tribunale delle Acque – sottolinea la
presidente del WWF Chieti Pescara Nicoletta Di
Francesco – accoglie in pieno le nostre
osservazioni. Già in sede di audizione VIA
avevamo presentato una serie di mappe ricavate
da Google Earth che mostravano in maniera
evidente come fossero cambiate negli anni le
condizioni dei luoghi dell’area interessata. Il
contrasto ai progetti di cementificazione a
ridosso del fiume è stato ed è per noi un
durissimo e impegnativo lavoro, svolto da
volontari e col solo fine di scongiurare un
intervento urbanistico dannoso per l’ambiente e
pericoloso per i cittadini e per chiedere a
chiunque il rispetto pieno delle leggi.Ringrazio
l’avv. Francesco Paolo Febbo che con competenza
e costante impegno ha seguito e segue i nostri
interventi legali. Quello che mi auguro a questo
punto è che anche il Comune si ravveda: non si
può costruire a ridosso di un fiume e anzi
sarebbe ora di puntare sul consumo di suolo zero
e sul recupero dell’edificato esistente e
inutilizzato, di cui la città è piena in ogni
sua parte”.
L’avv. Francesco
Paolo Febbo aggiunge: “Il Tribunale nella sua
autorevole pronuncia ha sostanzialmente accolto
i nostri rilievi e questo non può che farci
piacere. Dai documenti era del resto evidente
una variazione dei luoghi tale da modificare in
peggio la capacità di laminazione con tutto
quello che ne consegue anche in termini di
rischi per la popolazione”. |