PESCARA,
6.9.2016 –
«Il WWF Italia ha presentato un ricorso
davanti al Tribunale Amministrativo Regionale di
L’Aquila contro il calendario venatorio della
Regione Abruzzo 2016/17 - annuncia Luciano
Di Tizio, delegato regionale dell’Associazione
-. Nonostante gli annunci, la gestione Pepe
non si discosta molto da quella Febbo: mancanza
del piano faunistico-venatorio (obbligatorio per
legge), preapertura priva di qualsiasi
giustificazione e prolungamento dei periodi di
caccia. In pratica, anche quest’anno la Regione
Abruzzo ha approvato un calendario venatorio che
ripete errori già commessi che negli anni
passati sono stati censurati ben 14 volte dal
TAR, dal Governo nazionale e perfino dalla Corte
Costituzionale».
I principali motivi del ricorso, predisposto
dall’Avv. Michele Pezone per il WWF Italia.
Mancanza di pianificazione per assenza del piano
faunistico-venatorio
In Italia la caccia è consentita solo in forma
programmata al fine di consentire un prelievo
“sostenibile” senza che questo determini
scompensi alle specie cacciate. Per programmare
è necessario avere censimenti e dati aggiornati
sul numero degli individui presenti: tutto
questo è assente in Abruzzo. Addirittura dal
2007 la Regione è persino priva del piano
faunistico-venatorio, obbligatorio per legge e
fondamentale per la gestione faunistica. Mancano
quindi gli strumenti che forniscono indicazioni
su specie da cacciare e sulla durata dei periodi
di caccia. In una situazione del genere ci si
sarebbe dovuto attestare su posizioni di massima
cautela, come del resto aveva prescritto l’ISPRA
– Istituto nazionale che fornisce pareri
obbligatori alle Regioni sulla gestione
faunistico-venatoria – che aveva indicato come
opportuna un’unica apertura alla caccia il 1°
ottobre. La Regione Abruzzo ha continuato invece
a procedere sulla base delle richieste del mondo
venatorio e ha previsto l’apertura ad alcune
specie fin dal 18 settembre e in alcuni casi la
preapertura fin dal 1° settembre.
Preapertura
Per legge la caccia in Italia non deve partire
prima della terza domenica di settembre. Sono
consentite eccezionalmente delle preaperture per
casi specifici documentabili e a valle di
adeguati piani regionali, che in Abruzzo ad oggi
non ci sono. La Regione Abruzzo, invece, ogni
anno concede questo “regalo ai cacciatori”,
consentendo la preapertura al 1° settembre: ciò
determina, in un periodo estremamente delicato,
una forte pressione sia sulle specie cacciabili
che su quelle non cacciabili che vengono
comunque disturbate dall’attività venatoria.
Inoltre, la continua azione di riduzione dei
controlli, quest’anno amplificata dall’avvio
dello smantellamento del Corpo Forestale dello
Stato e delle Polizie Ambientali provinciali,
rende di fatto difficilmente controllabile
l’azione dei cacciatori che dovrebbe limitarsi
solo ad alcune specie, ma che nei fatti finisce
per interessarne molte di più. Il WWF, pur
consapevole che il ritardo nell’approvazione del
calendario da parte della Regione ha reso nei
fatti virtualmente impossibile fermare la
preapertura, chiede al TAR di valutarne la
legittimità per sancire principi che saranno
condizionanti nei prossimi anni.
Prolungamento dei periodi di caccia
Per alcune specie acquatiche (Beccaccino,
Pavoncella, Moriglione, Marzaiola, Frullino,
Codone, Mestolone, Canapiglia, Combattente) che
vengono classificate “vulnerabili” o “in
declino”, e che quindi andrebbero maggiormente
protette, il calendario 2016/17 prevede
addirittura il prolungamento della stagione di
caccia fino al 19 gennaio 2017, invece che la
chiusura al 31 dicembre 2016 come invece
dovrebbe essere.
Per alcune specie terresti (Torbo bottaccio,
Tordo sassello, Cesena) la caccia viene
prolungata fino al 19 gennaio 2017 anziché al 10
gennaio come indicato dall’ISPRA, mentre per il
Colombaccio la chiusura è spostata al 5 febbraio
2017, prolungabile fino al 9 febbraio.
Allo stesso modo la Regione ha deciso di
prolungare la stagione di caccia per la
Beccaccia al 19 gennaio 2017, nonostante il
parere negativo dell’ISPRA.
Ulteriori elementi sollevati nel ricorso
Modalità di prelievo sulla Lepre comune in
contrasto con quanto stabilito dagli strumenti
di pianificazione e con possibilità di incidere
negativamente sulla popolazione di Lepre italica
che è invece una specie protetta e quindi non
cacciabile.
Prolungamento del periodo di addestramento cani
che, invece dei 30 giorni stabiliti per legge,
durerà oltre 4 mesi!
Ritardo nell’approvazione del calendario
faunistico-venatorio: mossa questa assolutamente
strumentale, attuata dalla Regione Abruzzo al
fine di rendere più complessi eventuali ricorsi
al TAR.
«Quello
della Regione Abruzzo è uno dei calendari
venatori 2016/17 che il WWF Italia ha deciso di
impugnare quest’anno - dichiara Dante
Caserta, vicepresidente del WWF Italia e
firmatario del ricorso al TAR Abruzzo -.
Siamo stati costretti a farlo di fronte ad una
politica filovenatoria della Regione Abruzzo che
continua a gestire la fauna senza tenere conto
che essa è un patrimonio di tutta la
collettività e non l’oggetto di svago della
piccola minoranza di cittadini, rappresentata
dai cacciatori. Fino a quando la gestione della
fauna avverrà sulla base delle richieste dei
cacciatori e non su basi tecnico-scientifiche,
oltre a consentire l’uccisione di tanti animali
e la messa in pericolo di intere specie, si
determineranno grandi problemi sociali come è
avvenuto con i cinghiali, reintrodotti a scopo
venatorio e gestiti solo attraverso i
cacciatori, con gli effetti negativi sotto gli
occhi di tutti». |