L'AQUILA, 6.2.2017 -
Sono ben 11 gravi
negligenze contabili che vedono la Regione
Abruzzo operare contro i principi di legalità.
Una situazione non più tollerabile su cui viene
chiamato in causa direttamente il Presidente del
Consiglio, Paolo Gentiloni per chiedere, tramite
missiva formale, il commissariamento del Governo
D’Alfonso e salvare l’Abruzzo dall’inefficienza
che sta devastando la Regione. A firmare la
richiesta è il gruppo del
M5S
in Regione Abruzzo che si appella all’articolo
120, comma secondo della Costituzione Italiana
chiedendo che il Presidente Gentiloni si
sostituisca agli organi di Regione Abruzzo,
stante il mancato rispetto di norme e in tutela
dell’unità economica.
«Sembra
di rivivere gli anni precedenti al
commissariamento della sanità causata dalle
negligenze della Giunta Del Turco. Non hanno
imparato nulla! - esordiscono i cinque
consiglieri regionali del
M5S
Marcozzi, Mercante, Pettinari, Ranieri e
Smargiassi
-. Per questa ragione, abbiamo deciso di
investire del gravoso problema direttamente la
Presidenza del Consiglio dei Ministri».
«Nonostante
i ripetuti richiami di Corte dei Conti e Corte
Costituzionale, questa Regione continua ad
attuare comportamenti dilatori e omissivi che
imprigionano i conti dell’Abruzzo in reiterate
violazioni di legge» precisa
Sara
Marcozzi.
Numerose sono state le novità normative in tema
di contabilità pubblica dal 2011 a oggi, novità
che attengono all’esame dei “bilanci
preventivi”, l’esame dei “rendiconti consuntivi”
e la parifica del “rendiconto generale della
regione” e a maggiori poteri di controllo da
parte della Corte dei Conti. Queste novità
normative, approvate anche al fine di rafforzare
il coordinamento della finanza pubblica tra i
livelli di governo statale e regionale, appaiono
svilite e svuotate nella loro efficacia
dall’azione della Giunta regionale a guida del
Presidente Luciano D’Alfonso.
Numerose delibere della Corte dei Conti e le
sentenze della Corte Costituzionale hanno
tentato, invano, di riportare la legalità
nell’operato di Regione in Abruzzo in materia di
contabilità. A oggi, infatti, Regione Abruzzo
persevera nei seguenti comportamenti contabili,
definiti dalla stessa magistratura:
1. Parziale
mancata adozione delle misure consequenziali
alla parifica del rendiconto dell’esercizio
2012;
2. Dichiarazione
di illegittimità costituzionale parziale del
rendiconto 2013 giusta sentenza n. 89/2017 della
Corte Costituzionale;
3. Mancata
approvazione da parte del Consiglio Regionale
del rendiconto 2014;
4.
Mancata
definizione dell’esatto ammontare dei residui al
31.12.2015 e del riaccertamento straordinario
degli stessi all’1.1.2016;
5.
Mancata adozione
da parte della Giunta regionale del rendiconto
2015;
6.
Mancata adozione
da parte della Giunta regionale del rendiconto
2016;
7.
Mancato utilizzo
dell’istituto di assestamento dei bilanci di
previsione per gli esercizi 2014, 2015, 2016 e
2017;
8.
Mancata esatta
definizione del saldo netto da finanziare e del
disavanzo effettivo di gestione e, di
conseguenza, mancata adozione del Piano di
Rientro nei termini previsti dalla normativa
(decreto legislativo n.118/2011);
9.
Mancata
conseguente iscrizione, nel bilancio di
previsione del 2017, del disavanzo effettivo di
gestione, risultante da procedure certe e
definitive;
10.
Violazione
reiterata per la mancata parifica da parte della
Sezione di Controllo della Corte dei Conti, come
da dispositivo di cui all’articolo 1, comma 5,
del decreto legge 10 Ottobre 2012, n.174,
convertito, con modificazioni, dalla legge 7
Dicembre 2012, n.213;
11.
Mancata
rivisitazione delle norme regionali e mancato
adeguamento dell’ordinamento contabile regionale
a quanto previsto dal decreto legge 10 Ottobre
2012, n.174, convertito, con modificazioni,
dalla legge 7 Dicembre 2012, n.213.
«Siamo
il peggior esempio d’Italia
-
continuano i 5 stelle - nessun Governo
regionale ha operato peggio di quello di Luciano
D’Alfonso che, seguendo il cattivo esempio
ereditato dal precedente esecutivo di
centro-destra guidato da Gianni Chiodi, ha fatto
sprofondare l’Abruzzo in questa grave situazione
di incertezza e instabilità. Lo dicono i fatti,
i documenti e lo dice la Corte dei Conti. E’ ora
che ne prenda atto anche lo stesso Presidente.
Ma visto che una simile presa di coscienza è
improbabile da parte di chi del narcisismo e
dell’autoreferenzialità ha fatto l’unica ragione
di esistenza in vita, ci troviamo costretti a
chiedere l’intervento di un organo superiore,
che riporti in Abruzzo la legalità e ridia
dignità ad una regione mortificata
dall’arroganza e dal pressapochismo di chi la
sta guidando».
La mancata approvazione dei rendiconti
(l’ultimo rendiconto
parificato risale al 2012 ed è ancora in attesa
dell’assorbimento, da parte di Regione Abruzzo,
della totalità delle misure consequenziali
inviate in sede di parifica dalla Sezione. La
Corte Costituzionale, peraltro, ha dichiarato
con
sentenza n. 89/2017 depositata il 27 Aprile 2017
l’illegittimità costituzionale di numerosi
articoli della “legge finanziaria 2013”) e il
mancato riaccertamento straordinario dei residui
attivi e passivi
con la consequenziale
incapacità di determinare
l’esatto ammontare del disavanzo d’esercizio [ad oggi
quantificabile sulla base del rendiconto 2012
in oltre 574 milioni di euro ai quali vanno
certamente aggiunti i 174 milioni di euro di
anticipazione di liquidità surrettiziamente non
contabilizzati a disavanzo, per un totale di 748
milioni di euro per ora] non hanno ancora
permesso la costituzione di un piano di
copertura pluriennale (trentennale) relativo
all’eventuale e probabile maggiore disavanzo
d’esercizio derivante dal riaccertamento
straordinario dei residui.
«Omissioni
reiterate nel tempo che oggi hanno prodotto un
blocco dell’amministrazione con
l’incapacità di ulteriore indebitamento
di Regione Abruzzo, causata proprio dalla
mancata approvazione dei rendiconti, che pare
vedere la Giunta D’Alfonso, anziché impegnata a
sanare con celerità le situazioni su descritte,
protesa a superare i limiti all’indebitamento
per investimenti attraverso il ricorso alle
procedure di finanza di progetto, notoriamente
nocive per le casse pubbliche. Pensiamo alle
condizioni dei nostri ospedali, ci sentiamo
ripetere che non ci sono i soldi per
migliorarli, ma i soldi non ci sono per
l’incapacità di mettere il bilancio in ordine di
questo governo che poi vorrebbe regalarne la
costruzione e la gestione al privato, arrecando
alle casse regioni persino un aggravio di costi
- concludono i 5 consiglieri - E dal I
Maggio, ai limiti sull’indebitamento si aggiunge
il
il divieto di assunzioni
di personale a qualsiasi titolo,
fino a quando non abbiano adempiuto
all’approvazione nel rispetto dei termini dei
bilanci di previsione, dei rendiconti e del
bilancio consolidato. Questa misura potrebbe
pregiudicare la funzionalità di alcuni
dipartimenti e uffici e dunque peggiorare i
servizi per i cittadini abruzzesi».
Video Conferenza Integrale
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Gruppo Consiliare M5S Regione
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