PESCARA,
30.1.2017 -
Si chiude un altro anno nero a causa della
caccia: è questo il commento del WWF in
occasione della chiusura della stagione
venatoria. Secondo l’Associazione del Panda
quest’anno si è di nuovo scatenano un mix
micidiale contro la fauna che appesantisce il
già gravoso bilancio delle doppiette: specie
protette e preziose prese di mira, Regioni che
reiterano leggi e calendari venatori contrari
alle norme europee tra cui Veneto, Toscana,
Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e
Abruzzo, mentre molte altre non hanno brillato
per correttezza (in particolare Sicilia,
Calabria, Campania).
Ad
aggravare la situazione, un controllo del
territorio sempre più indebolito, soprattutto a
seguito della riforma in materia di Polizia
Provinciale che ha visto lo smembramento delle
strutture esistenti, con perdita di decine di
agenti e ufficiali. Una situazione che ha creato
inevitabilmente un varco in cui i reati connessi
al bracconaggio si innesteranno più facilmente e
che rischia di aggravarsi con lo smantellamento
dal 1° gennaio del Corpo Forestale dello Stato
confluito nell’Arma dei Carabinieri: passaggio
quest’ultimo da gestire con molta attenzione se
non si vuole rendere meno efficace il sistema di
controllo del territorio.
L’Abruzzo rientra tra le Regioni con la “maglia
nera” di questa stagione venatoria. Il
calendario venatorio presentato dall’Assessore
Dino Pepe è stato sonoramente bocciato dal TAR
di L’Aquila e dal Consiglio di Stato grazie al
ricorso del WWF e la Regione è rimasta sorda
alle tante richieste di sospendere la caccia nel
periodo delle fortissime nevicate delle scorse
settimane.
“Ci
chiediamo come sia possibile che una esigua
minoranza come i cacciatori, ormai meno dell’1%
della popolazione in Italia, possa ancora avere
così tanto seguito tra politici e pubblici
amministratori” – ha dichiarato Dante Caserta,
Vicepresidente di WWF Italia – “I danni prodotti
dalla caccia, spesso mal gestita e senza
controlli, alla fauna selvatica italiana ed
europea sono enormi. A questi vanno aggiunti i
danni incalcolabili prodotti dalla caccia
illegale. Una situazione che comporta poi la
possibilità di gravi sanzioni comunitarie pagate
da tutti noi italiani. Per combattere le sempre
più gravi forme di bracconaggio chiediamo che
siano inasprite le pene. Come WWF abbiamo
chiesto già da due anni al Parlamento di
approvare una specifica proposta di legge,
elaborata dai nostri esperti, che riforma il
sistema sanzionatorio penale per i casi di
uccisione, cattura illegale, commercio illecito
di animali appartenenti a specie protette. Oggi
chi commette questo tipo di atti rischia una
blanda sanzione che arriva al massimo
all’ammenda di poche migliaia di euro nel caso
più grave. E sempre che non intervenga prima la
prescrizione o la non punibilità per ‘tenuità
del fatto’ recentemente introdotta. Si tratta di
pene del tutto inadeguate che, peraltro,
raramente vengono effettivamente scontate e che
solo in pochissimi casi comportano la revoca
della licenza di caccia”.
La
cartina di tornasole dell’ambigua vicinanza tra
caccia e bracconaggio, del resto, è data
dall’impennata di ricoveri di animali protetti
nei Centri di recupero della fauna di tutta
Italia che, come accade ogni anno, è coincisa
con la stagione di caccia: aironi, poiane,
sparvieri, gheppi, cigni feriti da arma da
fuoco, e in Sicilia anche fenicotteri rosa,
cicogne nere e persino una rarissima aquila di
Bonelli, oggetto di un progetto LIFE dell’UE per
proteggerla. E non è certo un caso che
l’accanimento contro una delle specie più rare
della fauna europea, l’ibis eremita, sia
avvenuto proprio nei mesi di attività venatoria:
5 esemplari uccisi da settembre a gennaio: la
specie è tra l’altro oggetto di un progetto di
reintroduzione finanziato dall’Unione Europea
dato che era estinta nel XVII secolo in Europa a
causa della caccia.
Contro
tutto questo cercano di battersi le oltre 300
guardie del WWF Italia, con almeno 55.000 ore
complessive di servizio all’anno a difesa della
biodiversità e del patrimonio comune. Questi
volontari cercano di supplire all’ormai sempre
più pesante carenza di controlli e vigilanza da
parte delle “pubbliche autorità”. Le loro
denunce sono contro ogni genere di reato
venatorio come uso di archetti, reti, tagliole,
roccoli, persino fumi di zolfo per stanare gli
animali o richiami elettroacustici vietati
“mimetizzati” da telefoni cellulari per uccidere
specie protette, o per cacciare fuori dai
periodi previsti e persino nelle aree protette,
sulla neve o acque ghiacciate o di notte.
Il WWF
ribadisce la necessità di prendere in seria
considerazione la sospensione della stagione
venatoria, almeno nelle Regioni dove si
verificano gli atti di bracconaggio più gravi,
vista la frequenza preoccupante di questi atti
criminali.
Infine
il WWF auspica che l’assorbimento del Corpo
Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri
non rappresenti un indebolimento nell’azione di
prevenzione e repressione, ma anzi dia nuovo
impulso alle attività di vigilanza contro questi
gravissimi “furti di natura”: fondamentale in
questo senso è il rafforzamento del NOA-Nucleo
Operativo Antibracconaggio nella
riorganizzazione dei Carabinieri-Forestali.
WWF Abruzzo onlus |