PESCARA,
16.5.2017 -
E’ ufficiale: la popolazione
italiana di lupo è una sottospecie unica al
mondo, Canis lupus italicus, come
aveva già proposto il grande naturalista
italiano Altobello nel 1921. Nel nuovo studio
appena pubblicato sulla prestigiosa rivista
PLOS ONE gli scienziati, un team di
ricercatori afferenti a nove paesi europei,
hanno cercato di risalire alle origini
dell’unicità del lupo italiano, scoprendo
qualcosa di inatteso.
“Abbiamo studiato la variabilità
genetica di centinaia di lupi provenienti da 5
diverse popolazioni europee e quello che è
emerso è chiaro: il lupo italiano è nettamente
distinto da tutti gli altri lupi d’Europa e del
mondo, sia a livello di cromosomi autosomici
[la maggior parte del DNA di un
individuo, ndr] che a livello mitocondriale
[DNA ereditato per via materna, ndr]”, spiega
Romolo Caniglia, genetista e coordinatore
dello studio.
Ma quello che stupisce è quanto sia antica tale
peculiarità: “Utilizzando metodi che
consentono di datare quando è avvenuta la
separazione del lupo italiano dalle altre
popolazioni europee, ci ha sorpreso scoprire che
questa unicità non risale ai secoli scorsi,
quando il lupo è stato sterminato per mano
dell’uomo da tutta l’Europa centrale. I
risultati ci indicano invece che Canis lupus
italicus ha iniziato a distinguersi già dal
termine dell’ultima glaciazione, quando le
popolazioni di lupo allora esistenti in Europa
erano state spinte verso sud dai ghiacci, mentre
nuovi lupi provenienti dall’Asia iniziavano a
giungere da est”. Una diversità con radici
antiche, quindi, che sottolinea ancora una volta
come il lupo nostrano sia un vero e proprio
‘prodotto made in Italy’, e come tale andrebbe
tutelato.
“A quell’epoca - prosegue Caniglia
- non si era ancora sviluppata l’agricoltura
e gli Homo sapiens presenti in Europa erano
ancora cacciatori-raccoglitori, ma
sorprendentemente avevano già addomesticato il
lupo dando origine ai primi cani”.
“Inoltre la sottospecie italiana di lupo
presenta una variabilità genetica inferiore del
30% rispetto alle altre popolazioni, segno di
una diminuzione demografica protratta nel tempo,
a cui si è sommato lo sterminio operato negli
ultimi secoli per mano dell’uomo”,
dichiara Marco Galaverni,
responsabile specie ed habitat del WWF Italia e
tra gli autori dello studio che continua:
“Ma mentre la popolazione si sembrava essere
finalmente in ripresa dal minimo storico di
appena un centinaio di lupi sopravvissuti negli
anni ’70, raggiungendo circa 1600 esemplari che
faticosamente hanno recuperato parte dell’areale
originario nella penisola e sulle Alpi, una
nuova ondata di bracconaggio sta mietendo
centinaia di vittime l’anno, con armi da fuoco e
bocconi avvelenati. C’è bisogno di monitoraggi
adeguati che consentano di avere informazioni
costanti sulla specie”.
Proprio per favorire la conservazione del lupo
in Italia
e la pacifica convivenza con le attività
produttive, in particolare l’allevamento, il
WWF Italia ha da poco lanciato la campagna SOS
lupo, a cui è possibile aderire fino al 22
maggio donando al SMS solidale 45524*.
*
Il
valore della donazione sarà di 2 euro per
ciascun SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM,
Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali.
Sarà di 5 euro per ciascuna CHIAMATA fatta allo
stesso numero da rete fissa Vodafone, TWT,
Convergenze e PosteMobile e di 2/5 euro per
ciascuna chiamata fatta sempre al 45524 da rete
fissa TIM, Infostrada, Fastweb e Tiscali. people?
CARTELLA MULTIMEDIALE CON SPOT
VIDEO, FOTO, BANNER
http://bit.ly/2qJIjtV
Qui l’articolo scientifico della rivista PLOS
ONE
Qui la campagna del WWF sul lupo |