PESCARA, 9.1.2017 -
Nove
tartarughe trovate sulle spiagge adriatiche
nella sola giornata del 7 gennaio scorso, nel
tratto tra Roseto degli Abruzzi e lido Riccio, a
Nord di Ortona, otto delle quali morte. Non è un
record ma si tratta comunque di una cifra
significativa. La spiegazione è sempre la
stessa: le tartarughe, tutte della specie
Caretta caretta, sono state vittime
dell’intenso sforzo di pesca che ha
caratterizzato le giornate che hanno preceduto
le feste di fine anno. Il mare grosso di questi
giorni ha fatto sì che le onde abbiano
trasportato a riva gli individui in cattive
condizioni fisiche e quelli deceduti, che non
sono ovviamente in grado di resistere alla
violenza delle mareggiate. Un fenomeno purtroppo
non inconsueto: il Centro Studi Cetacei di
Pescara, diretto dal dr. Vincenzo Olivieri, che
si occupa appunto di cetacei e di tartarughe
marine soprattutto in Adriatico, registra da
anni una intensificazione dei ritrovamenti nelle
fasi di maggiore pressione della pesca. Gran
parte delle tartarughe muoiono perché restano
impigliate nelle reti e non riescono a tornare
in superficie per respirare. In altri casi
inghiottono ami o si cibano di materiali
plastici scambiati per cibo mentre non sono
infrequenti gli urti accidentali con i natanti.
Nel caso
della moria dell’Epifania, com’è stato
definito l’evento del 7 scorso, la causa più
probabile resta la pesca. Le otto tartarughe
senza vita spinte a terra dal mare grosso
saranno, quanto meno negli esemplari meglio
conservati, sottoposte ad esame autoptico per
accertare al 100% le cause del decesso, ma
secondo gli esperti ci sono comunque pochi
dubbi. L’unico individuo in vita, un giovane
recuperato a Roseto degli Abruzzi, è stato
ricoverato nelle vasche del Centro Studi Cetacei
dove sarà curato e, si spera, rimesso in libertà
nei prossimi mesi.
«'Caretta
caretta' – osserva il delegato regionale del
WWF Luciano Di Tizio – è una specie
prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e
protetta da diverse convenzioni internazionali.
È giunto il momento di varare una normativa
nazionale che valorizzi e premi gli sforzi dei
tanti volontari e che preveda linee guida
obbligatorie per la tutela di questo magnifico
gigante dei mari, anche normando la pesca, come
molti professionisti del settore ormai chiedono
a gran voce per tutelare il mare e la loro
stessa attività, nell’interesse di tutti».
WWF Abruzzo |