TERAMO,
3.2.2018 -
Rinuncia all’esperimento SOX:
decisione positiva, ma non risolutiva. A distanza di 9 mesi
dall’incidente ancora incertezza su come si
intende affrontare la messa in sicurezza
dell’acquifero
Questa mattina si è svolta a
Teramo una conferenza stampa dell’Osservatorio
Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso
costituito dalle associazioni WWF, Legambiente,
Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura,
Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia,
FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI.
La decisione dell’Istituto
Nazionale di Fisica Nucleare di rinunciare
all’esperimento SOX costituisce un elemento
positivo, ma non certo risolutivo per la
sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso.
Tale rinuncia è stata motivata
con l’impossibilità tecnica di realizzare
l’esperimento poiché, come si legge nel
comunicato dell’Istituto stesso, il produttore
russo della sorgente non sarebbe in grado di
realizzare il generatore di antineutrini basato
sul Cerio 144 che sarebbe stato il cuore del
progetto SOX.
Scoprire a due mesi dall’avvio
del progetto che i responsabili dello stesso non
sono in grado di garantire quello che loro
stessi definiscono “il cuore del progetto”
solleva ulteriori dubbi su tutta la vicenda,
considerato che la messa a punto
dell’esperimento, a quanto si è appreso,
nonostante la mancanza di informazioni alla
cittadinanza che lo ha caratterizzato, va avanti
da anni ed è già costata milioni di euro.
In ogni caso la rinuncia ad un
esperimento con una fonte radioattiva
all’interno di una falda acquifera,
contemporaneamente ad altri esperimenti che
prevedono l’utilizzo di sostanze pericolose e
nelle vicinanze di un’area ad alta sismicità,
rappresenta sicuramente una scelta positiva,
anche se non risolutiva rispetto alla messa in
sicurezza dell’acquifero.
A distanza di 9 mesi
dall’incidente dell’8/9 maggio, infatti, non si
registra nessun nuovo passo avanti verso la
sicurezza.
Il problema della permeabilità di
laboratori e gallerie autostradali con
l’acquifero che rifornisce di acqua circa
700.000 abruzzesi non è stato affrontato e
all’interno dei Laboratori sono ancora stoccate
tonnellate di sostanze pericolose.
Le comunicazioni su quanto sta
facendo la Commissione regionale sull’emergenza
del Gran Sasso sono frammentarie e del tutto
insufficienti. Da dichiarazioni alla stampa del
Vicepresidente Lolli si apprende che la prossima
settimana dalla Commissione dovrebbe uscire la
proposta per la messa in sicurezza definitiva da
portare al Ministero. Il tutto senza nessun
confronto con la cittadinanza, nessuna
informazione verso l’esterno e neanche verso
l’interno della stessa Commissione a giudicare
dalle dichiarazioni di alcuni dei rappresentanti
degli Enti chiamati a partecipare.
È grave che la Regione Abruzzo
non abbia neppure fornito una risposta alla
richiesta di accesso agli atti avanzata
dall’Osservatorio per conoscere che tipo di
progetti si stanno studiando per la messa in
sicurezza dell’acquifero.
Nonostante i continui annunci non
si conosce quando entrerà in funzione lo
spettometro annunciato dalla Ruzzo Reti SpA a
giugno dello scorso anno per il controllo delle
acque destinate al consumo umano.
Il sito web della Regione Abruzzo
sulla sicurezza del bacino idrico del Gran Sasso
è aggiornato all’11 ottobre del 2017 (data
dell’ultimo verbale della Commissione
riportato), mentre il nuovo sito web dove
mettere a disposizione dati e analisi sulla
qualità dell’acqua, richiesto da tutti dopo
l’incidente del maggio scorso, non è stato
neppure creato.
Non esiste un piano per la
gestione dell’emergenza in caso di un eventuale
incidente che comporti nuovamente il divieto di
distribuire acqua: il caos determinatosi l’8 e
il 9 maggio 2017 fu dovuto anche
all’improvvisazione con cui fu gestita
l’emergenza e alla mancanza di informazioni
certe e tempestive fornite alla cittadinanza.
La Regione Abruzzo continua a
rifiutarsi di accogliere come uditori
rappresentanti della società civile nella
Commissione regionale sull’emergenza del Gran
Sasso.
E proprio sulla questione della
partecipazione che si registra la più assoluta
chiusura, nonostante tutte le normative
prevedano ormai che, nella fase di
pianificazione e programmazione degli
interventi, sia garantita la partecipazione dei
cittadini e dei portatori di interesse. Ad
esempio, lo stesso decreto legge n. 189/2016
“Interventi urgenti in favore delle popolazioni
colpite dal sisma del 24 agosto 2016”, di cui
sarebbe opportuno tenere conto anche per la
messa in sicurezza dell’acquifero del Gran
Sasso, prevede la costituzione di una Conferenza
permanente in cui assicurare “adeguate forme di
partecipazione delle popolazioni interessate,
mediante pubbliche consultazioni, nelle
modalità del pubblico dibattito o dell’inchiesta
pubblica”.
E del resto il tema della
sismicità dell’area deve essere ormai posto con
forza, atteso che la carta geologica del Gran
Sasso, in fase di ultimazione, ha evidenziato
come, a non più di un chilometro di distanza
dalla zona dell’acquifero interessato dai
laboratori e dalle gallerie autostradali, sia
presente una faglia attiva che potrebbe
sprigionare eventi sismici di elevata intensità. |