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I Ricordi di Lino Manocchia

giulianovailbelvedere.it tra le stelle di Hollywood

 

Shelley Winters,  vulcano di film, mariti e politica

 

NEW YORK, 4.2.2014 – E’ la storia di  Shelley Winters, al secolo Shirley Schrift nata nell’Illinois da emigranti di origine ebraica, trasferitasi in Brooklyn, con i genitori, all’età di 3 anni.  In breve tempo, studiando recitazione  e dividendo la propria stanza con un’altra debuttante destinata a diventare una grande celebrità, Marilyn Monroe, percorse  una  lunghissima carriera che il  successo coronò con due Premi  Oscar e il nome inciso nella Hollywod Walk of Fame.

Il cronista conobbe la bionda “vamp” durante una “serata” al Sardi di New York, il ritrovo arricchito da oltre 600 disegni e schizzi di personaggi famosi, e con lei animò una cordiale conversazione contornata da elucubrazioni hollywoodiane.

Shelley, dinamica, esplosiva, spiritosa, tempestosa, ebbe la fortuna di studiare recitazione, guidata da  due grossi calibri di Hollywood, Charles LaughtonGeorge Cugor, nonchè il  maestro Lee Strasberg i quali trasformarono la “scugnizza di Brooklyn“, come la chiamavano i compagni di lavoro, in una “harem sex pot” mentre i produttori lottavano per allinearla  con attori del calibro di Marlon Brando, William  Holden,  Clark Gable, George Steven, col quale ultimo conquistò un meritato Oscar.

«Io non ho frequentato l’Università, infatti all’età di 15 anni abbandonai la scuola diventando modella - disse Shelley - e nel 1947 debuttai in “Che donna”».

 

- Shelley, dalla tua lunga lista di oltre cento film, quale consideri il migliore?

«Penso che siano stati “Il Diario di  Anna Frank”, col quale nel 1959 ottenni  l’Oscar per la migliore interpretazione e la cui statuetta  donai all’Anna Frank Museum -  e “Incontro al Central Park”, tratto da un romanzo di Elizabeth Kata’, con il quale nel 1965 riconquistai l’Oscar».

 

La bionda diva è stata la prima attrice a vincere due volte consecutive l’Oscar come migliore interprete non protagonista. Dopo di lei c’è riuscita solo Diane West.

La personalità della Winters, per certi versi esplosiva come donna e come attrice, l’ha portata spesso sulle prime pagine dei giornali, anche di quelli riservati  strettamente al “gossip” sul mondo della celluloide.

 

- Shelley,  chiesi, quanti uomini hai seguito all’altare per il fatidico... “yes”?

«La mia vita sentimentale è stata descritta in modi spesso contraddittori, specie per i miei tre matrimoni Qualcuno è risultato favorevole, qualche altro meglio dimenticare».

 

Dei tre matrimoni, vanno ricordati in particolare quelli con gli attori Vittorio Gassman (da cui ebbe una figlia, Vittoria, oggi noto medico; ndr) – e Anthony Fanciosa. Tra le sue storie sentimentali, invece, quelle con William Holden, Burt Lanchaster e Marlon  Brando.

 

La tua vita è ricca di avventure, che hai superato egregiamente!...

Ridendo, Shelley  risponde: «E’ vero, e posso citarne uno,  quando una volta, mentre giravo un film, in Inghilterra, faceva così freddo che... stavo quasi per sposarmi ... ma non posso citare il  nome con chi».

 

Anche burlona la vivace e autoironica star di Hollywood!

La Winters interpretò, tra l’altro, la madre di “Lolita” nell’omonimo film diretto da Stanley Kubrick. La sua ultima interpretazione risale al 1999 nel film “La bomba” di Giulio Base, al fianco di Vittorio Gassman. Nello stesso anno fu premiata al “Third Annual Hollywood Film Festival”.

Parlando dell’Italia, del suo cinema, registi ed attori, la procace bionda affermava: «Ho lavorato con Alberto Sordi (straordinaria al suo fianco in “Un Borghese piccolo piccolo”; ndr) ed  i registi Mario Monicelli e Robert Aldrich e posso dirti che è un piacere lavorare con professionisti simili. Purtroppo l’assillante lavoro casalingo (americano; n.d.r) non mi consente di lavorare oltre nella nazione ricca di bellezze, attori, registi di valore e della bella lingua. Ma non è detta l’ultima parola. Ti avvertirò quando si presenta l’occasione. Promessa!».

 

In onore della sua attività e per l’impegno sociale portati avanti insieme alla sua alta personalità del mondo artistico e politico ebbe modo di essere amica della famiglia Kennedy e quando  accennai al dettaglio Shelley aprì il rubinetto politico.

«Sono democratica, sono sempre stata tale. Ho lottato per salvare il salvabile politico, ho aiutato la classe media ed i suoi diritti. L’ho fatto presente in ogni occasione al Presidente, che adoravo».

«E tu? -  mi chiese - Sei democratico?»

 

La politica ci tenne occupati per un bel po’ della serata  conclusasi con un cordiale abbraccio.

All’età di 85 primavere il 14 gennaio 2006 Shelley Winters decedeva in seguito ad attacco cardiaco. Il terzo marito, Anthony Franciosa, veniva colpito lo stesso giorno dall’identico malessere, e decedeva cinque giorni dopo l’ex consorte.

Lino Manocchia

 

Nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921. Nel corso della sua lunghissima carriera negli Usa, dove si è trasferito nel '50, ha incontrato ed intervistato i personaggi più famosi e potenti del mondo.

 

 
 

 

 
 

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