LA MARATONA DI NEW YORK
AMA I PODISTI ITALIANI
di Lino Manocchia
New York, Venerdì 5
Novembre 2010
- «Se
vogliamo avere una nazione sana, dobbiamo
correre». Con questa frase John
Fitzgerald Kennedy diede ufficialmente
il via ad un fenomeno che oggi ha raggiunto
proporzioni incredibili. In America, correre è
diventata una passione, una mania, quasi un
dovere. Si corre dappertutto: nei parchi, sulle
strade, fra gli alberi o in mezzo alle
automobili. Dopo il “footing” è nato il
“jogging” che è lo sport più in voga del
momento.
La differenza tra il “footing” ed il “jogging” è
una questione di velocità: chi pratica il
footing si limita più o meno a marciare, a
passeggiare a ritmo sostenuto, il jogger,
invece, corre, pur senza voler stabilire alcun
record.
L’America delle automobili ha riscoperto dunque
il piacere di andare a piedi, ci è arrivata per
gradi, dopo aver sbandierato ai quattro venti
che salute vuol dire bicicletta e che una sana
pedalata regala anche la felicità.
LA MARATONA DI NEW YORK
Una volta all’anno, il fascino del gruppo
riprende il sopravvento: nascono così le grandi
maratone. E quella di New York, dal 1970, quando
emise i primi vagiti, è diventata la più grande
di tutte, o almeno la più affascinante e famosa.
Di solito a New York oltre 36 mila podisti di
mezzo mondo partecipano alla Maratona della
Grande Mela, tutti seguaci del jogging, che
compiono i 42 chilometri del percorso lungo le
strade della metropoli, partendo dal ponte più
lungo dei 12 esistenti intorno all’isola di
Manathan, quello intitolato a Giovanni da
Verrazzano, per arrivare al traguardo nel
Central Park. Uno spettacolo imponente che vede
due milioni di newyorkesi applaudire i
concorrenti per i quali l’organizzazione prepara
40 mila bicchierini di carta, litri di acqua
pura, e oltre 300 dottori ed infermieri sparsi
lungo il percorso.
Al “boom” della corsa si è affiancato subito
quello delle industrie. Oggi si parla di un giro
di affari intorno al miliardo di dollari.
Scarpette, tute, calzoncini vanno a ruba, così
come le pubblicazioni specializzate nonché
manuali, rapporti sui vantaggi che il jogging
offre e sul sistema di praticarlo nel modo più
corretto. Va detto che oltre 500 mila dollari
sono stati devoluti ad organizzazioni sportive
ed enti bisognosi.
LA PAROLA AL DOTTORE
A differenza dei giovani, le persone di una
certa età praticano il jogging in maniera molto
meno competitiva e ciò facilita il lavoro del
medico il quale può intervenire perentoriamente
al nascere di complicazioni coronariche.
«Il jogging è fisiologicamente utile solo se
praticato regolarmente ed in maniera adeguata,
servendosi di giuste attrezzature», spiega il
dottor Franz Ritucci Chinni,
residente a Long Island, «Sono sconsigliabili
gli sbalzi improvvisi di temperature, perciò
l’individuo deve tener conto, eseguendo
l’attività motoria, del clima, dell’altitudine,
e delle brusche differenze termiche. Spesse
volte la scarsa acclimatazione può compromettere
l’esito dell’intero esercizio». «Generalmente»,
aggiunge Ritucci, «gli inconvenienti più gravi
occorsi durante la pratica di questo sport sono
l’infarto e le aritmie legate ad incidente
coronarico. Le cause sono l’eccessivo sforzo ed
il brusco cambiamento del tenore di vita».
Il dottor Ritucci è particolarmente esperto di
medicina dello sport, è originario di Vasto
(Chieti) ed ha seguito al mio fianco le cronache
di diverse maratone newyorkesi per televisione e
giornali italiani.
GLI ITALIANI A N.Y.
Non sono pochi gli
atleti italiani che hanno preso parte, in 4
edizioni anche vincendola, e continuano a
partecipare alla ormai mitica maratona di N.Y.,
che alle 7 del mattino del 7 novembre scattera'
infilandosi come un serpente umano
nell'interminabile ponte di Verrazzano per
espandersi lungo tre sobborghi, Brooklyn,
Manattan, Bronx, ed infine esaltarsi nel sempre
verde Central Park.
Anche noi, modesti
reporters, abbiamo preso parte a ben otto
Maratone in veste di osservatori, il piu' delle
volte in auto dalla quale scendevamo in punti
strategici onde fare il nostro "consuntivo".
Chi non ricorda le
due
consecutive vittorie di Orlando
Pizzolato (campione 1984 e 1985) il quale
addirittura sbalordi' tecnici ed avversari con
la sua marcia poderosa e trionfale.
"Mi sembra di sognare.
Spesso mi pizzico una guancia e sorrido",
mi disse Orlando, al microfono della Rai, seduti
su una panchina del Central Park. Pizzolato e'
indubbiamente la nostra icona che tanti ci
invidiano, non solo per la sua potenza fisica,
ma per la tecnica che distribuisce ai piu'
giovani. "L'unica manifestazione che mi
stimola e' la Maratona, una competizione che
rappresenta l'apice della preparazione, l'ultimo
passo della mia evoluzione tecnica", ci ha
detto allora il campione del quale,
successivamente, sono stati emuli altri grandi
maratoneti del tricolore: Gianni Poli e Giacomo
Leone nel settore maschile, e Franca Fiacconi,
la più “medagliata” della nostra pattuglia, nel
settore femminile.
Allungando
la striscia di Orlando, Gianni Poli, da
Lumezzane, arrivò all’indimenticabile
affermazione nella maratona di New York del
1986, davanti al superfavorito De Castella, che
era considerato uno dei migliori maratoneti del
mondo. "Quel giorno non pensavo di
arrivare primo in Central Park, invece ho
trovato la giornata in cui tutto ha funzionato
perfettamente nella maratona più famosa del
mondo. Si, ho battuto De Castella, ma dietro
c'erano altri atleti importanti quali Hussein,
Pizzolato che a New York era considerato quasi
un re, visto che le due edizioni precedenti le
aveva vinte lui, e tanti altri. Vincere a New
York ti fa conoscere anche dai non addetti ai
lavori. Gli sponsor, quando la gente ti è
vicina, ti sono ancor più vicino!", ha
ricordato il 53enne maratoneta
(www.epodismo.com).
Giacomo
Leone, 39enne di Francavilla Fontana tenne
fede al suo cognome e il suo ruggito riportò in
Italia il titolo della Maratona di N.Y. nel
1996, con il tempo di 2:09:54, che rimane
tuttora il record dei nostri alfieri. Leone, per
altro, è stato l'ultimo europeo, tra gli uomini,
a vincere la corsa della Grande Mela, prima
dell'inizio del dominio africano spezzato nel
2006 da un atleta brasiliano.
Franca
Fiacconi, romana oggi di 45 anni sempre in
spolvero nella disciplina, trionfò nel 1998,
apice di un palmares che nella Maratona di New York
comprende anche due "argenti" (1996 e 2000), ed il "bronzo"
nel 1997.
“Sono
grande! Finalmente ho ottenuto quello che
volevo”, fu il primo pensiero tagliando
il traguardo da vincitrice, unica italiana
donna della storia, a New York. Una
sensazione che solo a chi taglia quel mitico
traguardo al Central Park rimane appiccicata
addosso per sempre come se l'eternità si
racchiudesse in un attimo. |