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Giovedì 5 novembre, alle 10.30 in piazza Martiri della Libertà a Teramo, nel rispetto del distanziamento e delle regole di sicurezza, il presidio di lavoratrici e lavoratori del settore metalmeccanico della provincia
 

Atr di Colonnella

 
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Coronavirus e lavoro
Metalmeccanici in piazza a Teramo per il futuro della provincia
 

TERAMO, 4.11.2020 -  Si terrà domani, giovedì 5 novembre 2020, alle 10.30 in piazza Martiri della Libertà a Teramo, nel rispetto del distanziamento e delle regole di sicurezza, il presidio di lavoratrici e lavoratori del settore metalmeccanico della provincia.

In occasione dello sciopero nazionale per il rinnovo del contratto, nel teramano si è deciso di estendere ad 8 le ore di sciopero e caratterizzarle con un presidio che lancerà un grido d’allarme sulla situazione dell’intero settore.

Le sole quattro vertenze più importanti aperte (Atr, Betafence, Selta e Veco) sommano più di 400 posti che potrebbero venir meno nei prossimi mesi. A questi si aggiungono i posti di lavoro a rischio nelle aziende che presentano altre criticità, portando complessivamente la stima a mille unità in provincia.

Vi sono le aziende che stano facendo un forte ricorso alla cassa integrazione Covid, le aziende dell’automotive che potrebbero essere investite dal vortice di crisi europeo del comparto auto, le tante aziende piccole e piccolissime che difficilmente riusciranno a superare le difficoltà di liquidità che potrebbero sorgere a breve (in particolare in un territorio che ha perso il settore bancario), così come ci sono i posti di lavoro degli appalti in scadenza e quelli dei precari che non sanno cosa ne sarà del proprio futuro da qui a qualche settimana.

Alle difficoltà del mantenimento dell’occupazione, si sommano quelle sanitarie che il Covid sta generando anche nelle fabbriche. Per questo da piazza Martiri arriverà anche la richiesta di maggiore attenzione alla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché la salute di chi fatica per portare a casa uno stipendio è un bene troppo prezioso per poter essere messo a rischio.

Prima, quindi, che il grido di allarme diventi un grido di disperazione, la testimonianza di chi, domani, in piazza racconterà la propria storia dovrà arrivare a tutta la politica locale, a partire da regione e provincia, affinché, si trovino subito le soluzioni a quei problemi che fino ad oggi chi avrebbe dovuto non ha affrontato.

 

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