I cacciatori cercano appigli per sparare a dispetto
della zona rossa “per controllare la popolazione dei
cinghiali”, un problema che loro stessi hanno creato e
che non si risolve con l’attività venatoria. Il WWF:
“Richieste inaccettabili. La Regione difenda tutti i
cittadini”
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regione 2020
Covid Abruzzo
Il WWF chiede alla Regione
di mantenere il divieto della caccia in zona rossa
PESCARA,
23.11.2020 -
Dal WWF Abruzzo riceviamo e pubblichiamo il seguente
comunicato:
Apprendiamo dagli organi di stampa che un gruppo di
cacciatori pretenderebbe dalla Regione di poter
continuare l’attività venatoria anche nel momento
drammatico che stiamo vivendo. Sarebbe addirittura in
programma una manifestazione davanti alla sede del
Consiglio regionale durante la quale i caposquadra
cinghialai chiederebbero la chiusura delle scuole e la
riapertura della caccia. Varie attività sono chiuse, non
ci è permesso fare visita agli affetti più cari né di
muoverci liberamente sul territorio, ma per i cacciatori
quello che conta è andare a sparare. La giustificazione
sarebbe quella di intervenire sulla popolazione di
cinghiali che a loro avviso sarebbe causa di ingenti
danni all’agricoltura e di incidenti stradali. Vale la
pena di ricordare che la responsabilità della eccessiva
presenza dei cinghiali in tante parti d'Italia, Abruzzo
compreso, è proprio dei cacciatori che chiesero e
ottennero negli anni passati pesanti immissioni a scopo
venatorio di animali provenienti dall'est europeo
stravolgendo totalmente gli equilibri.
«Più
volte siamo intervenuti sulla questione – dichiara
Filomena Ricci, delegato regionale del WWF Abruzzo -
portando dati e citazioni basati su qualificati studi
scientifici che sottolineano come l’attività venatoria,
andando a colpire soprattutto gli adulti al contrario
della mortalità naturale che incide in particolare sulle
classi giovanili, innesca nei cinghiali risposte
compensative che addirittura ne accrescono la presenza.
Le popolazioni vengono destrutturate e questo comporta
riproduzione precoce delle femmine, maggior numero di
nati e aumento del tasso di dispersione tra i giovani,
come ben noto a chi affronta il problema basandosi su
evidenze scientifiche e non su percezioni e impressioni
non di rado interessate».
Basterebbe un’analisi oggettiva e scientificamente
rigorosa dei dati per far emergere come la caccia non
sia la soluzione per il contenimento delle popolazioni
di cinghiali, che infatti crescono anche dove l’attività
venatoria, con le varie forme di caccia ordinaria e di
selezione, è praticamente permessa tutto l’anno. Come
sarebbe utile confrontare i dati di riduzione dei danni
da fauna selvatica alle colture in presenza di adeguati
sistemi di protezione come le recinzioni
elettrificate. La Regione Abruzzo con una comunicazione
del 19 novembre, ha già previsto l’intervento per
attività di controllo delle popolazioni di cinghiali
della Polizia provinciale, delle Guardie Venatorie
Volontarie e dei proprietari e conduttori dei fondi
autorizzati per il controllo, che potranno intervenire
in terreni in conduzione o di proprietà anche al di
fuori del territorio comunale e anche dopo le 22:00,
considerando l’attività quale “intervento di pubblica
utilità”, definizione peraltro assolutamente priva di
riscontro visti i risultati.
«Si
continuano a proporre soluzioni semplicistiche per la
gestione delle popolazioni di cinghiali che hanno un
effetto puramente propagandistico e non certo risolutivo
del problema
– dichiara Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia.
- La
strategia che attribuisce ai cacciatori il compito di
contrastare un problema che loro stessi hanno
determinato è inutile e spesso dannosa, ad esempio
quando si autorizza la braccata con i cani, che arreca
disturbo a tutta la fauna, anche quella protetta e
preziosa (basterà citare l’Orso marsicano), e
contribuisce ad aumentare il tasso di dispersione dei
cinghiali e di conseguenza produce un aumento proprio di
quei danni, alle coltivazioni e alla sicurezza stradale,
che si vorrebbero contenere».
Il WWF chiede, dunque, alla Regione Abruzzo di mantenere
il divieto all’attività venatoria che vige in zona rossa
non cercando scorciatoie per concedere a un piccolo
gruppo di persone la possibilità di muoversi nel
territorio, aumentando il rischio di contagio, quando a
tutta la popolazione viene chiesto di attenersi
scrupolosamente alle limitazioni.
WWF Abruzzo
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