Benny Manocchia:
Il mondiale del cuore e dei meno ricchi
Usa, Domenica 20 Giugno 2010 - Da Benito “Benny” Manocchia, giuliese in
America, riceviamo e pubblichiamo queste
considerazioni personali sulla seconda partita
degli Azzurri ai Mondiali in Sud Africa,
secondo 1-1 consecutivo, con la Nuova
Zelanda:
Caro Direttore,
bando alle polemiche. Lippi non ha scelto i
migliori giocatori del calcio italiano per
questo mondiale. E se a questo aggiungi il
"catenaccio" della squadra zelandese
(complimenti a questi ragazzi abituati da sempre
a giocare a rugby) ecco che arriva il secondo
pareggio. Due punti in due partite:finale
assicurata! La fine delle tre partite che
portera' gli azzurri a casa dove potranno
gustare un mesetto di mare.
Insomma anche l'Italia va a unirsi alle
figuracce dell'Inghilterra, Spagna, Francia in
un campionato mondiale che sempre piu' mette in
mostra squadre accorte,solide,ben preparate che
giocano con il cuore anche se non "tecniche"
(per usare un termine spesso usato da Lippi)
come la nostra. Certo,ci sono stati alcuni tiri
in porta,il rigore magari non c'era e l'arbitro
guatemalco ci e' stato un po' favorevole, ma
mancavano i Maldini, i Totti, i Rossi, i Bergomi
di una volta, campioni con la C maiuscola. Oggi
questi signori del pallone non fanno altro che
guardare lo schermo gigante ai bordi del campo
per vedere se sono "ripresi" e se lo sono
cominciano a fare smorfie,a dire parole che lo
spettatore naturalmente non puo' capire.
Due punti in due partite, Direttore. Roba da
farci arrivare alla finale! Ci hai fatto caso,
Direttore, nel campo c'erano grossi spazi come
zucche pelate senza azzurri; ma erano 6 i nostri
e 12 i giocatori zelandesi? Ottimi ragazzi
questi ultimi, abituati da sempre a giocare a
rugby (ripetiamolo) e oggi tengono testa ai
campioni del mondo. Cosi, anche l'Italia va ad
unirsi alle figuracce dell'Inghilterra, della
Francia, della Spagna. Salgono le squadre non
miliardarie, fatte da ragazzi con cuori grossi
cosi', decisi a figurare bene in questa mostra
mondiale del calcio.
Come andra' a finire? Anche se l'Italia dovesse
vincere la terza partita e arrivare a 5 punti,
allora potrebbe essere il Paraguay la prima in
classifica e a noi toccherebbe incontrare le più
"brave" del prossimo turno?
Ricordo, Direttore, che molti anni fa Muhammad
Ali' incontro' lo sfidante Joe Frazier con l'atteggiamento
classico di chi sa di essere superiore e puo'
scherzare con l'avversario. Ebbene ho avuto
questa sensazione quando gli italiani
non correvano a prendere il pallone, quando
continuavano a passarsi la palla da 5 a10 metri,
a fare lanci ad alta quota ( che aveva proibito
Lippi). Alì perdette l'incontro ed il titolo. "Cosi'
impara" scrissero i giornali statunitensi.
Dobbiamo dire la stessa cosa per Cannavaro (che
fa bene ad andarsene in medio oriente poiche' ha
ben poco da dare ormai)? La nostra non e'
squadra che possa vincere la coppa mondiale. In
fondo lo aveva anche ammesso, sottovoce, lo
stesso Lippi. Ma anche lui, poveraccio,che cosa
puo' fare se non ha gli "assi" di Bearzot e
perfino, dietro dietro, di Pozzo?
Buon lavoro.
Benny Manocchia
Dico la mia
Il cuore c'è e non si
vede
Caro Benny,
la partita monotematica
contro la Nuova Zelanda è stata la registrazione
in videocassetta di quella con il Paraguay, non
a caso è finita alla stessa maniera e con lo
stesso punteggio di 1-1. Quindi, dovrei ripetere
gli stessi concetti e sarei nosioso, tanto
quanto il gioco della nostra Nazionale. Ma
proprio contro l'atteggiamento tattico ed
agonistico, che tu hai chiamato giustamente
"catenaccio" (ahi, ahi: chi di "catenaccio
ferisce, di catenaccio perisce", ricordiamoci
che lo abbiamo esportato noi...), su un punto
voglio rimettere l'accento: la mancanza di
inventiva e fantasia. Lippi ha tentato di
trovarla in Camoranesi e in Di Natale, nella
ripresa, ma anche loro sono apparsi spenti.
L'unico da cui dobbiamo aspettarcela è Pirlo,
ancora infortunato, e comunque non più
trequartista da ultimo passaggio per le punte.
Ecco, le punte: oggi abbiamo avuto la
dimostrazione che non vale il loro numero in
avanti. Senza rifornimenti e chi sa metterli in
condizione di segnare, poco o nulla possono
fare. Io insisto sulla mancanza di qualità del
nostro campionato, Inter tuttastraniera a parte
e "rovina", in questo, del nostro calcio. Parli
di cuore. Vero, le motivazioni, la "fame", per
usare un'espressione di Lippi, fanno la
differenza non solo nel calcio ma nello sport
moderno del cosiddetto benessere. Il guaio è
che, per quanto possa essere imborghesita
dentro, nell'animo, la Nazionale di volontà ne
ha gettata in campo! Non però le idee nè il
gioco senza palla in velocità, fondamentale
contro le squadre chiuse come la Nuova Zelanda.
E poi scomodi il narcisismo di Alì contro Frazer,
torni addirittura a Pozzo quando, invece,
basterebbe ripensare all'Italia Campione del
Mondo dello stesso Lippi nel 2006. Diamoci una
doppia speranza: la prima, anche altre "grandi"
balbettano e rischiano di tornare a casa, segno
di una grande tensione nervosa appesantita dalle
eccessive attese sul loro conto; la seconda,
proprio l'Italia di Lippi e quella di Bearzot,
che addirittura si qualificò con tre pareggi nel
suo girone, compreso quello con il batticuore
contro il Camerun, vennero fuori alla distanza.
In fondo, la speranza non è l'ultima a morire?
Alla Slovacchia spetta di dirci se è ancora
così.
Benito “Benny”
Manocchia
è nato a Giulianova e,
come suo fratello
maggiore Lino, si
trasferì negli USA nel
1955 da dove cominciò a
collaborare con alcuni
giornali italiani. Firmò
un contratto con la
Rusconi Editore, casa
editrice alla quale è
rimasto legato per quasi
30 anni, girando mezzo
mondo per servizio. Ha
scritto “un paio di
libri che nessuno ha
letto”, si schernisce.
Sogna spesso il pesce
fritto di Giulianova, le
lunghe nuotate da un
molo all'altro, le
traversate di migliaia
di...metri con il
sandolino e gli amici
che ha lasciato a
Giglie.
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