Caro
Vendola, mi scusi l'ardire e l'improntitudine di
scriverLe questa lettera aperta. Ci tenevo a
esprimerLe l'apprezzamento per il Suo intervento
nella recente puntata di Che tempo che fa
di Fabio Fazio. Lei ha confermato di essere il
più degno rappresentante di quella sinistra che
è capace di essere moderna nelle idee e nella
progettualità conservando la sua identità. La
sinistra laica, strategica e non tattica, che sa
cogliere il sano compromesso tra idealità e
realtà, tra la sua storia e l'evoluzione dei
tempi. Definirei autorevole il Suo rifiuto di
riconoscersi con la fascia di italiani,
evidentemente leghista, che si distacca dal
concetto di unità nazionale reclamata dal
presidente della Repubblica Napolitano nella
ricorrenza del 25 aprile. Proprio ad uno di
sinistra come Lei, mi viene naturale porgere un
interrogativo: se non ci fosse stato il
“ribaltone” del dicembre 1994, patrocinato dal
Pci e dai suoi alleati avvalendosi di Bossi per
mera operazione di potere in assenza di un
progetto politico e in nome di una condivisione
di federalismo tanto confuso quanto pretestuoso
in funzione antiberlusconiana, la Lega avrebbe
acquisito la crescente forza contrattuale che ne
fa, oggi, l’ago della bilancia determinante
nella contrapposizione bipolare? Personalmente
ritengo quella operazione un errore
storico-politico nodale, miope e misero. E Lei?
La ringrazio e La saluto distintamente.
Giulianova, Giovedì 29
aprile 2010 |