Giuseppe De Falco: «Perchè
non sono d'accordo sull'atto del sindaco»
GIULIANOVA,
30.3.2020 -
Dal cittadino
Giuseppe De Falco, uomo di scuola e di sport molto
conosciuto a Giulianova, riceviamo e pubblichiamo la
seguente lettera inviata ad altri mezzi di informazione
in merito all'atto di affidamento della fascia del
sindaco alla Madonna dello Splendore:
"Egregio direttore,
sono Giuseppe De Falco. Le invio delle riflessioni e
argomentazioni,per esprimere il mio dissenso
sull'affidamento della fascia tricolore alla Madonna da
parte del Sindaco e la sua Amministrazione.
Il mio intento è quello di informare la cittadinanza che
non tutti sono concordi sull'atto. Il testo con le mie
argomentazioni:
Come cittadino, nonchè appassionato di storia e
filosofia, sento il
dovere e soprattutto il desiderio di protestare per
l'atto di affidamento alla Madonna dello Splendore della
fascia tricolore, da parte del Sindaco e la sua
Amministrazione. Preciso che il mio dissenso nasce dal
fatto che il gesto è stato compiuto nell'esercizio delle
pubbliche funzioni, non come atto di fede privato.
Vorrei presentare delle argomentazioni a sostegno della
mia iniziativa:
1-L'Italia è uno Stato libero e sovrano, e il senso
della laicità si
evince in tutto il suo sistema di leggi. Evidentemente,
tutto il corpo
politico italiano è laico, altrimenti il capo dello
Stato sarebbe il Papa
e in Parlamento siederebbero vescovi, parroci e suore
(forse le suore no!). L'affidamento di simboli quali la
fascia tricolore, rappresenta quindi un atto di
sottomissione ad uno Stato alternativo, quale è il
Vaticano. Usando una iperbole, è come se il Sindaco
avesse affidato il suo potere e la sua funzione alla
Spagna, alla Francia... Altra cosa è partecipare a
cerimonie e feste patronali, dove la presenza dei
rappresentanti dello Stato si configura come
con-presenza e non affidamento.
2-Il riferimento politico di un Sindaco e di una
Amministrazione pubblica è lo Stato italiano, prima che
la Chiesa o il popolo. Il primo cittadino ha il dovere
di educare e condurre il suo popolo verso le istituzioni
nazionali.
Spetta al clero guidare il gregge, così come ci ricorda
l'adagio "Date a
Cesare quel che è di Cesare,date a Dio quel che è di
Dio". Confondere il proprio compito e dovere politico
con le emozioni, la fede personale e le tradizioni fa
degli amministratori non dei pastori, ma dei seguaci del
gregge (per continuare con metafore religiose, a me poco
gradite).
Chiudo permettendomi due spunti di riflessione non sul
significato
politico del gesto, ma nel merito (senza pretesa di
verità):
1-Uno dei significati del termine "religione" (che è già
altro dalla
fede) è quello di "relegare", ovvero contenere il divino
in luoghi preposti (chiese, moschee, sinagoghe) per
evitarne la propagazione.
L'onnipotenza, che evidentemente è la caratteristica del
divino, apre alla possibilità che Dio sia
l'infinitamente buono ma, anche l'infinitamente male. E'
questo il senso dei sacrifici che gli antichi
praticavano, non per invocare il divino, ma per tenerlo
lontano; inoltre, la stessa Bibbia offre vari esempi di
punizioni e
castighi divini. Il Dio solo buono ("Padre, dacci oggi
il nostro pane
quotidiano"), ci insegna Freud, è la proiezione del
bisogno psicologico di un buon papà. Affidandosi al
divino, il Sindaco e l'amministrazione
avrebbero dovuto tenere presente, almeno per logica,
l'eventualità che Dio possa essere anche la causa e non
solo la soluzione di ciò che stiamo vivendo.
2-Affidarsi alla Chiesa, tenendosi strette le conquiste
del pensiero
laico, mi pare cosa poco seria. E' comodo avere nella
mano destra libertà di parola, di espressione, divorzio,
libertà di indirizzo
sessuale, aborto, parità uomo/donna e nella mano
sinistra il rosario.
Nella speranza di aver dato spunti di riflessione a chi
non la pensa come me, e desiderio di condivisione a chi
la pensa come me, informo che non ho Facebook, quindi
non potrò leggere commenti e critiche varie.
Rimando il dialogo alla fine della pandemia, in piazza,
nell'agorà, socraticamente.
Nel frattempo rinnovo l'ormai noto invito a stare a
casa. Però tutti, sia elettori, sia eletti. Misura e
esempio".
Giuseppe De Falco
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