PIAZZA 29 FEBBRAIO:
“Pianto del mio cuore”
di Lino Manocchia
New York, Giovedì 16
Settembre
2010 -
Giulianova....Quando sei nata...(tu non lo sai,
piazzetta mia, ne’ come e ne’ perche’)...quando
sei nata noi piangevamo per te, sopra il tuo
corpo, ma tu non puoi comprendere perche’
piangevamo e perche’ ti chiamarono Piazza 29
febbraio.
La prima meraviglia tu la
traesti dai tuoi occhi affogati di mattoni e la
posasti su di una umanita’ dolorante. E
rimanesti male (quanto eri pietosa, vedessi) e
cominciasti a non capirci niente fin da allora.
Invece oggi io
saro’ buono con te, piazzetta mia, pianto del
mio paese.
Io ti raccontero’
la tua avventura affinche’ tu possa narrarla ai
nostri figli, ai figli di costoro, affinche’ tu
possa convincerli ed ammonirli con l’esempio.
Come si fa con gli uomini per farli essere piu’
buoni.
Prima non c’eri.
Oh, che tempacci prima, ma tu non c’eri! C’era
la via Manzoni, la Via Braga, ci stava il
caseggiato e tu non c’eri.
Nel tuo corpo
uncinavano fondamenta incarnate, nel tuo
cervello pulsava una febbre di vita...
Lo sa il diavolo chi t’ha
ridotto in quel modo.
Tu non sai niente come viveva la gente quando tu
non c’eri: si ammazzava.
E infine un giorno (un
giorno che non e’ segnato su nessuna
costellazione, un giorno fuori del tempo)
morirono gli uomini e le cose
di via Braga e Manzoni. Quel giorno nascesti tu.
La tua venuta non l’aveva
voluta nessuno: perfino il tempo si era
rifiutato di accordarti un suo giorno per
padrino; nemmeno una giornata come un’altra
volle accordarti, nemmeno una giornatuccia
insignificante.
La tua nascita era
stata preparata pazientemente per quattr’anni,
erano state quelle quattro sei ore che avanzano
al bottino del tempo per ogni evoluzione a
donarti il tuo giorno.
Quando tu nascesti
ognuno penso’ che era una sciagura, ognuno in
cuor suo ti maledisse.
Oltre che fuori del tempo,
poi tu sei nata per una distrazione, distrazione
o paura di un pilota inglese; piu’ di questa,
forse che quella… La contraerea gli tirava la
morte, egli non si sentiva di accettare la
morte, e allora nascesti tu. Tutto d’un tratto.
E poi, in fondo io non potrei mica giurare che
facendo una piazza avesse intenzione
di far nascere te. E quello forse non ci pensava
neppure che le bombe sarebbero cadute in via
Manzoni. Ammesso pure che conoscesse,
l’esistenza di una via Manzoni a Giulianova. Una
cosa pero’ la conosceva di certo, che avrebbe
fatto dei morti...Ma in fondo, tu che ci potevi
fare? Era “la guerra “ e da questo profondo
convincimento, nascesti tu, ”Piazza 29 febbaio”.
I feriti gridavano,
imprecavano, i morti ti facevano paura. A te
faceva male sentire il lamento degli uni e
l’odio degli altri.
Ma dopo, lentamente
alcuni si chetarono, stanchi, e ti lasciarono
odiandoti per sempre, quegli altri si decisero a
vivere e ti assolsero.
Allora, anche tu
cominciasti a campare. Ti tolsero le fasce di
mattoni...Tu ti fossi veduta! Davi ancora
l’impressione d’una rivolta di
case straripate fuori dal guscio.
Eri come un grande
lago di dolore. Poi cara vecchia Piazza 29
febbraio sei cresciuta, stai meglio in verita’,
ti hanno medicato le ferite, ma sembri una
piazza in calzoncini corti.
Da fuori son venuti tanti
“forestieri” perche tutt’ora Giulianova e’ “lu
chiu’ belle site”, hanno cercato di rianimarti,
rivestirti per dedicarti
la piazza del dolore, del valore fisico ed
umano, come un mondo democratico, non egoistico,
avido. Perche’, forse, riconosce in te eroici
dettagli della storia della vecchia Castrum. Ma
quei “lavori” che vanno al “rallenty”, perche’
l’esosa ingordigia di potere pone un freno da
sempre, proprio ti fa arrossire di vergogna. Ma
la vergogna
e’ di “loro”, di quelli che credono di
assurgersi a “liberatori” di una citta’ mentre
gettano alle spalle tutto il necessario ben da
fare. Anche l’idea di dedicare alla “Piazza 29
febbraio” una targa ricordo di morte e
resurrezione dello.... “chiu’ belle site” che
pazientemente attende il “miracolo”.
Soltanto cosi’ sara’ il
tuo “domani”, piazza mia…Il domani di te che non
hai “ieri”. Perche’ sopra il tuo corpo ieri
c’erano le vie, il mercato, c’era
la vita. E lo sa il diavolo, il diavolo che,
poi, la ridusse in quel modo. |