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L'angolo acuto di Lino Manocchia

La scoperta dell'America

Il WBC dedica una statua all'immortale Rocky Marciano

 

Esclusiva. New York, Lunedì 2 Novembre 2009

Il World Boxing Council ha votato, approvandolo all’unanimità, il progetto  per la costruzione di una statua in onore dell’imbattuto campione del mondo dei pesi massimi Rocky Marciano

 

Il francobollo stampato per Rocky Marciano

 

La decisione è stata presa alla vigilia dell’annuale Convenzione che apre i lavori questo martedì (3 nov.) a Jeniu (Corea del Sud), affermando che il progetto vedrà la luce nella città natale del campione abruzzese-americano, Brockton, nello stato del Massachusetts il prossimo maggio 2010. Rocky, discendente di abruzzesi emigrati, è considerato un campione immortale, ricco di 49 vittorie, 46 delle quali via K.O. Il WBC afferma che Marciano è stato ed è un idolo consegnato alla posterità, non solo negli Stati Uniti, ma in ogni angolo del Globo. Un portavoce del prestigioso organismo mondiale di pugilato ha affermato, inoltre, che la statua "rappresenta un atto di giustizia e un meritato riconoscimento". Come è noto, Marciano era conosciuto come il "Brockton Brochbuster", capace di stendere al tappeto uno dei più potenti pesi  massimi del tempo, "Jersey" Joe Walcott, che Rocky schiantò al tappeto dopo 13 rabbiose riprese il 23 settembre 1952. Memorabile il K.O. in otto riprese dell’ex campione Joe Louis, dopo aver sconfitto due altri poderosi avversari dal nome di Ezzard Charles ed Archie Moore. La rivista Ring Magazine lo dichiarò "pugile dell’anno" nel 1952, nel 1954 e nel 1955. Rocco Marchegiano, il suo nome d’origine, ci lasciava nel 1969, passeggero su un aereo privato, precipitato durante una tempesta atmosferica mentre era diretto a Des Moine (nello stato dello Iowa). Aveva 46 anni.

 

Da New York. Esclusivo

ROCKY MARCIANO IL PIU' GRANDE DEI GRANDI

di Lino Manocchia

New York, Lunedì 2 Novembre -  Il primo settembre del 1923, Pierino e Pasqualina Marchegiano, residenti a Brockton nello stato del Massachusett, salutarono l´arrivo di Rocco Francis, un robusto bambino che un giorno doveva diventare campione del mondo dei massimi.Una storia esaltante, indimenticabile, del figlio dell'emigrante calzolaio di Ripa

Teatina in provincia di Chieti, venuto col padre Rocco Marchegiano, negli anni del grande flusso migratorio. Rocky era desideroso di diventare un asso della pallabase, ma fu scartato "perché aveva gli avanbracci corti per picchiare" la palla con la caratteristica mazza. Stanco di fare il guidatore di furgoni del carbone e del ghiaccio, accettò l´invito dello zio a recarsi in palestra. Salì per la prima volta sul palco cordato per battere un negro dilettante della cittadina, guadagnando 30 dollari. Fu quello il primo gradino della sua prestigiosa scala che lo avrebbe condotto sul trono mondiale dopo 37 vittorie consecutive una più esaltante dell'altra. Rochy aveva un carattere mite,davvero buono, così lontano dalle smargiassate dei pugili di allora. Tutto il contrario, per esempio, di Muhammad Alì. Rocky non faceva predizioni, abbassava il capo quando gli rivolgevano quella domanda e lui diceva soltanto: «Vincerò, questo è tutto, il resto si vedrà».
IL TITOLO MONDIALE
Il 23 settembre 1952, in quel di Filadelfia, finalmente arrivò il titolo mondiale che la "roccia di Brockton" aveva sognato da tempo. Non fu un match particolarmente interessante
(nella foto sopra Marciano colpisce Walcott) , il campione, conosceva la potenza del pugile italo americano e progettò un incontro tutto studiato. Rocky "ammorbidiva" l´avversario per otto o nove round col suo stile strano, colpendolo alle braccia, ( era basso per un massimo e combatteva quasi inchinato) quindi col suo gancio sinistro micidiale finiva per stendere il pugile che gli stava di fronte.
Jersey Joe Walcott, gli diede filo da torcere e Rocky se la vide brutta con il naso spaccato (non gli permetteva di respirare normalmente) fino a che,nel 13mo rounds partì con un destro che è rimasto nella storia del pugilato mondiale.Walcott andò giù e si svegliò dieci minuti più tardi.

TRAGICA FINE
Le insistenze della moglie Barbara affinchè appendesse i guantoni, i "trucchi" dei libri (spese e guadagni) del suo manager e il perentorio avviso del medico curante, convinsero Rocky ad appendere i guantoni. Avrebbe potuto combattere ancora per qualche anno e fare guadagni enormi, battendosi con tutte le "scartine" esistenti sul ring,ma ormai il suo setto nasale gridava...la "resa" e nel 1956 dopo 49 incontri, tutti vittoriosi per K.O. appese i guantoni.
Oggi Rocky, che abbiamo incontrato sempre sulle montagne del Katskill nello stato di New York, dove si allenava, registrando interessanti servizi radio, avrebbe compiuto 86 anni. Incredibile.
Questo cronista si trovava in breve vacanza con la sua famiglia in una spiaggia del Connecticut allorchè giunse la notizia del decesso del campione dei pesi massimi. Di solito ci tocca accogliere queste notizie da un punto di vista strettamente giornalistico. Ma Rocky era un amico personale, abruzzese, come me. Così ci sedemmo di fronte alla vecchia macchinetta per scrivere con nel cuore l'amarezza di aver perduto un caro amico, una brava persona, un grande campione.
Quanti anni sono passati da allora... ma per alcuni di noi (lo ammettiamo senza vergogna) il ricordo del "paesano" di Ripa Teatina, e´ sempre vivo nella mente,mentre le lacrime coprono gli occhi come un velo di mestizia.

Rochy aveva un' idea "fissa": "Debbo andare in Italia e scovare il futuro campione del mondo dei massimi. Costi quel che costi", mi diceva spesso durante le ore libere. Al Madison Square Garden, dove si recava

sovente a doppiare la sua voce alla Tv di incontri sostenuti, mi ripeteva: "Hai trovato il nome del mio "sosia"? Dove vive? In Abruzzo?.Perche' lo sai io parlo soltanto un po' di abruzzese. Ma prima di finire davanti al caminetto con la coperta sulle ginocchia, parlero' la lingua dei miei genitori,te lo prometto."

Ricordi, desideri,visione, passione per lo sport e la famiglia. Ecco, Rocco Marchegiano, per i piu' Rocky Marciano.

LINO MANOCCHIA

Lino Manocchia

Lino Manocchia è nato a Giulianova il 20 febbraio del 1921, primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, e di Filomena Spadacci. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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