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Tito Forcellese: "L’Italia e i Giochi olimpici" dopo il sì a Tokio 2020

 

ROMA, 10.9.2013 - Tokyo 2020: ora è ufficiale. Il Cio, il Comitato olimpico internazionale, da Buenos Aires ha annunciato che la capitale nipponica ospiterà tra 7 anni i Giochi olimpici estivi... si, proprio quelli che fino all’anno scorso molti davano già per assegnati al nostro Paese. Infatti l’Italia sembrava essere la candidata più forte; ma nel febbraio 2012 il governo Monti ritirò la candidatura di Roma: ciò per dare un segnale forte di contenimento della spesa pubblica e così rassicurare i mercati internazionali. In questi giorni però l’Italia ha fatto il tifo per Tokyo: infatti l’assegnazione a un paese asiatico dell’edizione 2020, dopo che l’America latina ha avuto i prossimi Giochi 2016, riapre le speranze che il nostro Paese possa candidarsi ad ospitare l’edizione 2024. E il premier Letta ha già anticipato il parere favorevole del Governo italiano.

Ma intanto passeranno altri quattro anni prima che il Cio decida in merito... e la memoria intanto ricorda un curioso precedente storico. Già quasi 80 anni fa l’Italia cedette il passo al Giappone nella corsa ad ospitare i Giochi olimpici.  Mussolini preferì cedere proprio a Tokyo l’ospitalità dei Giochi 1940, poi cancellati causa lo scoppio della seconda guerra mondiale.

Di questo ed altro parla Tito Forcellese, docente presso la Facoltà di Scienze Politiche nell’Università di Teramo, nel suo ultimo libro edito dalla Franco Angeli, L’Italia e i Giochi olimpici; lo studio ricostruisce –come chiarisce il sottotitolo– oltre Un secolo di candidature del nostro Paese ad ospitare il mega evento sportivo, e spiega per quali ragioni la candidatura ritirata di Roma 2020 sia solo l’ultima di una serie di mancati appuntamenti. Il volume, fresco di stampa –è uscito da poche settimane nella Collana “Sport, Corpo, Società”, aperta dallo SportComLab dell’Alma Mater presso l’editore milanese–, racconta infatti la storia delle candidature italiane alle Olimpiadi, utilizzando molteplici fonti, tra cui documenti inediti del Cio custoditi a Losanna. Queste candidature abbracciano un arco temporale di oltre un secolo (1908-2012), toccando momenti della storia nazionale tra loro diversi.

Ad esempio nel libro si apprende che il progetto del barone Pierre de Coubertin, quello di tenere a Roma i Giochi del 1908, non si realizzò, causa le incertezze e i contrasti esistenti tra gli italiani presenti nel Movimento olimpico. Due decenni dopo il fascismo diede grande impulso allo sport e rese molto forte la candidatura italiana per ospitare i Giochi olimpici nel 1940, ma poi Mussolini, per calcoli politici, vi rinunciò a favore del Giappone, sicuro poi che Roma sarebbe stata scelta per l’edizione 1944 –in realtà nessuno dei due paesi ospitò le Olimpiadi, essendo scoppiata nel frattempo la seconda guerra mondiale. Solo con l’avvento della Repubblica e della democrazia l’Italia riuscì nell’intento: dapprima arrivarono i Giochi invernali a Cortina d’Ampezzo (1956) e poi si svolsero quelli estivi a Roma (1960).

            Quasi 80 anni dopo, la staffetta tra Italia e Giappone sembra ripetersi. L’augurio è che, dopo Tokio, nel 2024 toccherà a Roma o anche a un’altra città italiana –ad esempio a Milano, se tra due anni l’Esposizione universale, che il capoluogo lombardo ospiterà, sarà giudicata un successo dall’opinione pubblica mondiale. Ma per prepararsi adeguatamente e sostenere la candidatura italiana occorre potenziare non solo lo sport tra i giovani, ma anche le Scienze dello sport, che sono molto sviluppate nelle Università di tutti i paesi industrializzati, ma ancora poco nel nostro.

 

Segue breve intervista a Tito Forcellese:

 

Come giudica la decisione del CIO di assegnare a Tokyo le Olimpiadi estive del 2020?

“Sinceramente era abbastanza prevedibile: l’instabilità politica della Turchia e le cattive finanze della Spagna sono stati i fattori che hanno fatto si che il CIO decidesse per un Paese più affidabile, che potesse dare delle garanzie e Tokyo, che ha già ospitato i Giochi Olimpici nel 1964, era la soluzione migliore. Direi anche quella più proiettata al futuro, visto anche lo slogan che hanno usato i giapponesi per promuovere l’evento <discover tomorrow>. Penso inoltre che altri aspetti abbiano determinato la scelta del Giappone: uno di questi secondo me è l’aspetto dell’internazionalizzazione che il CIO vuole dare sempre di più”.

 

Come giudica, alla luce di questo risultato, la decisione dell’allora governo Monti di non candidare Roma per le Olimpiadi del 2020?

Non giudico le motivazioni tecniche che hanno spinto Monti alla decisione di dire no alla candidatura di Roma per il 2020. Sicuramente avrà avuto le sue buone ragioni, immagino soprattutto economiche. Io però rifletto sull’aspetto culturale che c’è dietro alla scelta di ospitare o non una manifestazione di questa portata. Vede, se una persona vuole realmente una cosa allora cerca in tutti i modi di realizzarla. Lo stesso discorso vale per l’Italia: se non c’è una volontà, non solo della classe politica, ma di tutta una Nazione per ospitare i Giochi olimpici, allora non si arriverà mai al risultato finale. Se si desidera una cosa la si deve volere tutti insieme. Le Olimpiadi sono un evento che catalizza l’attenzione mediatica dell’intero Pianeta ed è uno strumento molto potente per sponsorizzare al meglio ogni Nazione. L’Italia, e non c’è bisogno che lo dica io, ha molto da poter valorizzare, basta volerlo. Ancora: non bisogna aspettare che lo Stato arrivi in soccorso, come una sorta assistenza economica, come già successo per alcune imprese italiane. Anche i privati, gli imprenditori, i singoli cittadini possono contribuire per arrivare ad ottenere qualcosa se questo qualcosa viene percepito come un bene. Vedi ad esempio l’imprenditore Diego Della Valle che ha finanziato privatamente la ristrutturazione del Colosseo a Roma e come beneficio il suo marchio, in forma di cartellone pubblicitario, è su uno dei monumenti più importanti al mondo”.

 

Con la nuova elezione di Giovanni Malagò alla guida del CONI esistono delle possibilità per rivedere nuovamente le Olimpiadi estive in Italia, magari con una nuova candidatura di Roma per il 2024? 

“Ho avuto modo di conoscerlo, è una persona di sport che capisce bene l’ambiente. Personalmente sono fiducioso, ma, come dicevo prima, è importante la volontà dell’intero Paese. Non penso sia vincolante la candidatura di Roma, forse anche una città del meridione sarebbe auspicabile. Sfruttando un evento sportivo così importante si darebbe un segnale alla nazione per rilanciare il Sud d’Italia. Vede: se io percepisco che le Olimpiadi saranno un bene per me, allora sarò disposto a mettere anche solo dieci euro per finanziare il progetto; provi a pensare questa somma moltiplicata per 60milioni di italiani, questo è un esempio di quello che volevo dire quando parlavo di volontà di una Nazione nell’ospitare i Giochi olimpici nonostante quelle che posso essere le difficoltà economiche o di vario genere”.

 

Stefano Martelli

Ordinario di Sociologia dei Processi culturali e comunicativi presso i CdS in Scienze Motorie

Per informazioni o approfondimenti è possibile contattare il Dott. Alberto Basalù
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cui l’Italia in crisi l’anno scorso ha rinunciato.

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Tito Forcellese è di Giulianova. Nella foto in occasione della presentazione del suo libro avvenuta il 10 giugno scorso nella sede del Coni a Roma

 

 

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