TERAMO, 5.1.2013 -
Dal Consigliere Provinciale Indipendente
Riccardo Mercante riceviamo e pubblichiamo:
Prima di tutto voglio esprimere la mia
solidarietà ai 110 dipendenti della società in
house Teramo Lavoro rimasti a casa dall’inizio
dell’anno. So benissimo che in questi frangenti
la vicinanza serva a poco, ma in cuor mio sento
di non avere la coscienza sporca per aver
esperito nel mio incarico istituzionale, insieme
agli altri colleghi di opposizione, tutte le
iniziative possibili e di mia conoscenza volte a
salvaguardare il posto di lavoro delle persone
coinvolte.
La realtà è abbastanza cruda e amara da
digerire. I continui tagli ai trasferimenti da
parte dello stato e della regione stanno
svuotando sempre più le casse dell’ente
Provincia lasciando contemporaneamente in capo
allo stesso lo svolgimento di numerose funzioni,
quali i centri per l’impiego, la manutenzione
della rete stradale, l’edilizia scolastica.. In
pratica una soppressione decisa per asfissia non
conseguente ad una vera riforma strutturale con
equa ripartizione delle funzioni e dei
dipendenti ai comuni e alla regioni che avrebbe
richiesto più tempo e forse più responsabilità
politiche, evitando nel contempo vuote
contrapposizioni campanilistiche e ridicole
missioni propagandistiche di primi cittadini
verso la capitale.
In verità per la giunta provinciale a firma
Catarra le responsabilità sulla cattiva gestione
e sulla mancanza di risorse in bilancio per
pagare gli stipendi sono pesanti e
riconducibili a spese ed elargizioni decise
troppo spesso con faciloneria e forse con
“familismo amorale”. Mi riferisco in modo
particolare a quelle relative al suo staff
personale, ai premi dei dirigenti, agli aumenti
d’indennità a pioggia, alla figura non
necessaria del direttore generale, alle spille
d’oro, cravatte griffate ecc.. Per non parlare
di quelle relative agli innumerevoli viaggi
all’estero dei componenti della giunta con
persone al seguito oggetto peraltro di una mia
richiesta di atti depositata ben tre mesi fa e
rimasta ancora oggi inevasa contro regolamento
per opera, o meglio non opera del fido
dirigente Di Liberatore.
Viene
da chiedersi a questo punto quale sia la ratio
della conservazione fino a scadenza naturale di
un ente che di fatto è già estinto, perché se lo
scopo è quello sempre più malcelato di garantire
poltroncina e riflettori ad una decina di
amministratori ed una ventina di consiglieri,
non sarebbe da escludere un gesto serio da parte
di tutti noi che comporti lo scioglimento del
consiglio provinciale ed il ritorno di ognuno
verso le propria dimora. |