TERAMO, 29.1.2013 -
Da un anno e mezzo il presidente Catarra, la
Provincia e Teramo Lavoro sono oggetto di
esposti, denunce, articoli, dotte dissertazioni
giuridiche che neanche per il Monte Paschi di
Siena!
Ad una prima lettura dei fatti e, naturalmente,
rispettando il lavoro degli inquirenti, mi pare
che l’accusa verta su un unico punto: il
compenso di Cretarola e alcuni suoi
comportamenti di tipo gestionali.
Mi pare chiaro che il presidente Catarra non ha
mai preso parte ad alcuna di queste decisioni
squisitamente amministrative e gestionali e non
lo ha fatto, oltretutto, perché non era nei suoi
poteri che sono stati quelli di indirizzo.
E certo pare inverosimile, ammesso che la tesi
dell’accusa sia fondata - e naturalmente sarà il
caso di aspettare anche la versione di Cretarola
– che tutto questo sia stato ordito per
assicurare un compenso all’amministratore unico
della Teramo Lavoro.
Proprio la consistenza del compenso aggiunge
elementi di perplessità; stiamo parlando di una
cifra piuttosto esigua soprattutto se paragonata
a quelle percepite nelle precedenti gestioni da
evidentemente ben più illustri consulenti che
hanno avuto la fortuna di vivere molto
agiatamente con i soldi del Fondo sociale
europeo.
Se le accuse rimangono queste, e in attesa che
la giustizia faccia il suo corso, mi preoccupa
molto di più il fatto che 120 famiglie sono
rimaste senza lavoro e forse sarà il caso di far
sapere all’Unione Europea quali sono gli ambiti
dell’indagine in maniera da svincolare tutte le
altre somme sospese, parliamo di circa 3 milioni
di euro, in maniera che intanto possano essere
pagate le imprese e i lavoratori. |