PESCARA,
19.1.2016 –
«La decisione della Corte Costituzionale che
ha dato via libera al quesito referendario già
"promosso" dalla Cassazione – questo il
commento del delegato Abruzzo del WWF Italia
Luciano Di Tizio - mette ancora più in
risalto l'inopportunità della decisione del
Presidente D'Alfonso di sfilarsi dal fronte
delle Regioni che avevano chiesto il referendum
e di schierarsi a fianco del Governo nazionale.
Come il WWF ha ribadito più volte, il problema
della petrolizzazione non inizia e non finisce
con la piattaforma Ombrina Mare, ma è molto più
ampio e merita un approccio differente e meno
provinciale».
«In buona sostanza il sì della Corte
Costituzionale segna una ulteriore bocciatura
per la politica energetica che la Giunta
D’Alfonso tenta di imporre all’Abruzzo anche a
dispetto della volontà chiaramente espressa dal
Consiglio regionale e dalla stragrande
maggioranza dei cittadini».
Il
comunicato congiunto diffuso a
livello nazionale da Greenpeace, Legambiente,
Marevivo, Touring Club Italiano e WWF
LA
CONSULTA DA AI CITTADINI LA PAROLA DECISIVA
SULLE TRIVELLE FALLITO IL PIANO DI RENZI PER
SCONGIURARE IL REFERENDUM
“La
Sentenza della Corte Costituzionale, che ha
confermato il referendum sulle trivelle sul
quesito già “promosso” dalle Corte di
Cassazione, ci dà lo spunto per rilanciare
richieste chiare al Governo: rigetto immediato e
definitivo di tutti i procedimenti ancora
pendenti nell’area di interdizione delle 12
miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e
una moratoria di tutte le attività di
trivellazione a mare e a terra, sino a quando
non sarà definito un Piano energetico nazionale
volto alla protezione del clima e rispettoso dei
territori e dei mari italiani”. Con questo
commento le associazioni ambientaliste
Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club
italiano e WWF accolgono il giudizio della
Consulta, che conferma l’inefficacia del
tentativo del governo di scongiurare il
referendum sulle trivelle. La decisione della
Corte Costituzionale chiarisce come quanto
disposto con gli emendamenti alla legge di
Stabilità lo scorso dicembre, benché segni un
dietro front radicale (e positivo) del governo,
non risolva - sulla questione della fascia
marina off limits - il conflitto sollevato dalle
Regioni contro la strategia fossile del governo
Renzi. Le associazioni ambientaliste fanno
notare come la volontà del Governo di tutelare
gli interessi dell’economia fossile (con le
norme pro trivelle come con gli interventi per
bloccare lo sviluppo delle rinnovabili) abbia
creato un conflitto istituzionale senza
precedenti nel Paese. Pur di assecondare le
lobby dei petrolieri, l’esecutivo Renzi aveva
promosso forzature inaccettabili, come la
classificazione delle trivellazioni come “opere
strategiche” (dunque imposte a forza ai
territori) e la creazione di servitù
potenzialmente senza limiti di tempo, con
concessioni prorogabili ad oltranza. Con le
modifiche introdotte nella Legge di Stabilità
2016, grazie all’iniziativa referendaria,
l’esecutivo di Renzi è stato in larga misura
costretto a smentire se stesso. La Corte
Costituzionale oggi respinge di fatto i
tentativi furbeschi messi in campo dal governo
per eludere il merito della questione delle
trivelle entro le 12 miglia; e rimette al
giudizio dei cittadini quei meccanismi
legislativi truffaldini con cui si è aggirato
sino ad oggi un divieto altrimenti chiaro,
lasciando campo libero ai petrolieri fin sotto
costa. La Corte Costituzionale ha quindi
ritenuto che le affrettate modifiche governative
non siano sufficienti e ha rimandato alla
volontà popolare la decisione su quelle
disposizioni del Decreto Sviluppo del 2012
(decreto legge 83/2012) che fanno salvi non solo
i titoli abilitativi già rilasciati all’entrata
in vigore della norma (cioè i diritti già
acquisiti), ma anche i procedimenti
autorizzativi in corso, conseguenti e connessi
in essere a fine giugno 2010 nella fascia off
limits delle 12 miglia. La modifica voluta dal
Governo, pur eliminando la “sanatoria” sui
procedimenti in corso, introduce una formula
ambigua rispetto alla durata delle concessioni
(per la durata di vita utile del giacimento). Le
Associazioni ambientaliste chiedono che nessuna
nuova infrastruttura estrattiva possa essere
realizzata in deroga a un Piano delle aree, da
sottoporre a valutazione ambientale strategica,
come stabilito dalla normativa comunitaria. E
dichiarano tutto il loro impegno per la campagna
referendaria, che da oggi ufficialmente,
impegnerà tutte le energie positive del Paese
nel tentativo di respingere l’assalto dei
petrolieri ai nostri mari e i piani fossili del
governo di Roma.
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